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Svolta nella cura dei tumori solidi

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«Amgen è una azienda che ha la sua ragion d’essere nell’innovazione», esordisce Soren Giese, il nuovo presidente e amministratore delegato della filiale italiana della multinazionale americana leader nelle biotecnologie quando lo abbiamo incontrato per parlare di ricerca e nuove soluzione terapeutiche. All’inizio di quest’anno, infatti, Amgen ha fatto notizia dopo aver rivelato che uno dei suoi farmaci in sperimentazione (Amg 510) ha mostrato una promessa senza precedenti contro l’interrutore principale del cancro.

La molecola prende di mira il Kras, il gene implicato in una miriade di tumori, ma da sempre impermeabile ai farmaci. Ciò significa che i progressi di Amg 510 sono visti come un barometro per altri medicinali Kras, in particolare uno in sviluppo da una piccola azienda chiamata Mirati Therapeutics, il cui prezzo delle azioni è aumentato di oltre il 25% dopo che Amgen ha divulgato i suoi dati. L’inibitore Kras di Amgen ha fatto notizia alla riunione Asco di quest’anno, e con buone ragioni: è il primo farmaco della sua classe ad aver avuto la pubblicazione dei dati clinici. In fase 1, il farmaco ha ridotto i tumori polmonari, risultati confermati domenica a Barcellona alla World Conference on Lung Cancer (Wclc) dove il farmaco per via orale diretto contro la mutazione G12C di Kras, ha ridotto le dimensioni del tumore in più della metà dei pazienti con carcinoma polmonare non a piccole cellule in stadio avanzato, trattati con la dose più alta di farmaco.

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«Da sempre siamo impegnati nella ricerca di soluzioni first in class o best in class per patologie di grande impatto sulla salute pubblica, sia per gravità, sia per diffusione – continua Giese -. Oggi più che mai questa R&S procede a pieno regime e la nostra pipeline, con 50 molecole in fase di sviluppo, è solida e diversificata. Lo è, in particolare, in ambito ematologico e oncologico, aree in cui stiamo scrivendo pagine importanti nella storia della medicina: alcune soluzioni terapeutiche allo studio hanno infatti le potenzialità di rivoluzionare gli standard di trattamento di alcuni tumori. E per le altre aree terapeutiche si sta estendendo nel cardiovascolare, con un focus sullo scompenso cardiaco e nel respiratorio, dove l’attenzione è concentrata sull’asma.

Amgen, acronimo di genetica molecolare applicata, è stata una delle prime biotech ad avere come strategia quella di risalire alle mutazioni genetiche. E poi è proprietaria della piattaforma Bite® e farmaci per l’immunoterapia oncolitica. Eppure ad arrivare sul mercato per prime con le terapie Car-T sono state Novartis e Gilead…

«Da anni siamo impegnati nell’immunoterapia oncolitica, nelle Car-T, e ancora di più nella tecnologia Bite®, che sta dimostrando alte potenzialità non solo in ematologia, ma anche in oncologia – risponde Giese -. Quest’ultima è la prima piattaforma, ad alta specificità e bassa tossicità, in grado di potenziare anticorpi “a doppio bersaglio” con un meccanismo d’azione innovativo: i Bite® si legano alle cellule T dei pazienti, i più potenti killer antitumorali nel nostro sistema immunitario, permettendo ad essi di vedere nemici prima invisibili, le cellule tumorali appunto, e di farle morire». Questi anticorpi bispecifici sono stati scoperti da uno spin-off universitario della Lmu di Monaco. Amgen ha creduto nel potenziale di questa scoperta e nel 2012, con l’acquisizione di questa startup, ha sviluppato e reso disponibile già nel 2015 il primo Bite® per la leucemia linfoblastica acuta che ha dimostrato negli studi registrativi di raddoppiare, rispetto alla chemioterapia, la sopravvivenza globale dei pazienti con questa neoplasia ematologica.



www.ilsole24ore.com 2019-09-10 10:36:00

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