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Farmaci generici: ricavi a picco e costi alle stelle

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Una pillola su quattro venduta in farmacia è un medicinale generico. Il fatturato è di 8 miliardi di euro ma è messo alle strette dall’aumento dei costi di produzione che, tra il 2010 e il 2016, sono cresciuti del 69%, superando di 2 punti percentuali il trend positivo dei ricavi (+67%). Sintomatico l’andamento dell’Ebitda: -45% nel quinquennio in esame e -25% nell’ultimo anno. È quanto emerge dal rapporto dell’Osservatorio sul “Sistema dei farmaci generici in Italia” realizzato da Nomisma per Assogenerici e presentato stamattina a Roma.

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Per Enrique Hausermann, presidente di Assogenerici, «la continua pressione verso il basso dei prezzi dei farmaci generici a partire dal 2010 ha costantemente eroso la marginalità lorda delle imprese del comparto». «Il pericolo – aggiunge – è che si sia toccato un livello critico dei prezzi, al di sotto del quale la sostenibilità economica di molte imprese potrebbe risultare a rischio».

La pressione sui prezzi delle gare al massimo ribasso
Segnali di pesante disagio, sottolinea il dossier, emergono anche dalle dinamiche dei meccanismi di gara, che presiedono a tutte le forniture ospedaliere: tra il 2016 e il 2018 l’incidenza in volume dei generici sulla farmaceutica ospedaliera è cresciuta di quattro punti percentuali (dal 23,4% al 27,3%), ma la quota in valore è aumentata solo dello 0,3%. Secondo Lucio Poma, responsabile scientifico Area industria e innovazione di Nomisma «nello stesso arco di tempo risulta decisamente in aumento la percentuale dei lotti non aggiudicati (dal 21,5% del 2010 al 24,4% del 2018)». «Mentre incrociando il numero medio di offerte per lotto aggiudicato con la data di scadenza brevettuale dei medicinali in gara – aggiunge – si scopre che a dieci anni dalla scadenza del brevetto il tasso di partecipazione risulta quasi azzerato». Una conferma del fatto che le gare al massimo ribasso «rischiano nel tempo di fare fuoriuscire dal mercato numerose imprese, soprattutto piccole e medie imprese, rafforzando così anche il ricorrente fenomeno delle carenze di molti farmaci essenziali».

Più innovazione e credito d’imposta nella ricetta Nomisma
Nella multiterapia prescritta da Nomisma come strategia di recupero per il comparto figura il maggior utilizzo degli attuali strumenti di policy, incrementando ad esempio il ricorso al patent box o al credito d’imposta per R&S, ovvero agendo sulla leva fiscale. Ma anche la necessità di accrescere il livello della digitalizzazione della P.A. e di sfruttare l’enorme potenzialità offerta dall’introduzione della deroga al Supplementary Protection Certificates (SPC), nonché di utilizzare al meglio il potenziale offerto da Industria 4.0. «Le tecnologie abilitanti – conclude lo studio Nomisma – possono offrire margini di miglioramento senza precedenti. Tuttavia, dal momento che costituiscono un’innovazione dirompente, prima devono essere culturalmente assimilate dalle imprese e dalla filiera produttiva nel suo complesso». Di qui il ruolo assegnato principalmente all’associazione rappresentativa del comparto, «chiamata a fare scouting, a lanciare azioni pilota su imprese singole o in gruppo, nonché a creare network».



www.ilsole24ore.com 2019-07-02 10:01:00

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