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Fu il primo a curare il tumore del polmone negli anziani. A Cesare Gridelli il Premio…

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OLTRE venti anni di ricerche pionieristiche dedicate a migliorare la cura delle persone anziane colpite dal tumore del polmone. Ricerche che hanno cambiato la pratica clinica e che, soprattutto, hanno migliorato la qualità di vita di tanti pazienti fragili. È per questo lavoro, e per aver aperto una nuova strada dell’oncologia geriatrica, che Cesare Gridelli sarà premiato tra due giorni al meeting annuale dell’American Society of Clinical Oncology (Asco). Il riconoscimento è il B.J. Kennedy Award and Lecture for Scientific Excellence in Geriatric Oncology, istituito nel 2007: proprio quell’anno venne dato a un altro italiano, Lodovico Balducci, e nel 2015 a Silvio Monfardini.

Lo studio sulla chemio “dolce”

“Fino a 20 anni fa i pazienti anziani con un tumore del polmone in stadio avanzato non venivano trattati”, racconta Gridelli, napoletano di nascita e oggi a capo dell’Oncologia Medica dell’Azienda Ospedaliera Moscati di Avellino: “La chemioterapia era molto tossica e tutto quello che veniva offerto ai malati sopra i 70 anni era una terapia palliativa, per alleviare la tosse”. Fu suo il primo studio, nel 1997, che testò la tollerabilità e l’efficacia di una chemioterapia più leggera, con un solo farmaco (la vinorelbina) e senza platino, nei pazienti anziani. I risultati mostrarono che questa chemioterapia era tollerata e che portava a un miglioramento della qualità di vita, grazie alla riduzione del dolore e dell’affanno. “Era questo l’obiettivo primario dello studio – ricorda Gridelli – prima ancora dell’aumento della sopravvivenza. I risultati furono presentati proprio al congresso dell’Asco e diedero il via a una serie di studi importanti in collaborazione con l’Ospedale Pascale di Napoli e, in seguito, con l’Ospedale di Avellino”.

I farmaci sono sempre meno tossici. Ora miglioriamo l’assistenza territoriale

Negli anni sono state testate altre combinazioni di farmaci sempre meno tossiche. E il panorama è cambiato ancora con l’arrivo delle terapie biologiche orali, ben tollerate dagli over 70, e delle immunoterapie, che hanno consentito importanti progressi per il trattamento dei pazienti più fragili. “La sopravvivenza è migliorata molto – continua l’oncologo – oggi riusciamo a somministrare le chemioterapie anche ai pazienti più fragili e a fare combinazioni di chemio e immunoterapia. I nuovi farmaci a bersaglio molecolare e le immunoterapie dovranno guadagnare sempre più campo rispetto alle chemioterapie in questa popolazione. Ma il cambiamento deve chiaramente riguardare anche il tipo di assistenza: sono pazienti che vanno presi in carico a livello territoriale, con un’integrazione dei servizi di ospedale e territorio”. Questo oggi non si verifica ovunque in Italia: l’organizzazione è molto legata allo sviluppo delle reti oncologiche e ai gruppi multidisciplinari.

Anziano non vuol dire fragile

Gridelli usa volutamente il termine “fragile” al posto di “anziano” perché anche la concezione di persona anziana è cambiata nel tempo. “Molto più che l’età cronologica conta l’età biologica”, spiega: “Persone della stessa età cronologica possono avere condizioni di salute molto diverse. Ma valutare l’età biologica è complesso: cominciamo ad avere a disposizione una serie di strumenti, che però ancora non sono standardizzati. Riuscire a stabilire dei criteri sulla base dell’età biologica è una delle sfide del prossimo futuro”.

 

Oltre che per l’attività di ricerca, il riconoscimento dell’Asco va anche all’instancabile attività educazionale svolta dall’oncologo campano: insieme ai maggiori esperti di geriatria e oncologia a livello mondiale, ha contribuito a definire le raccomandazioni internazionali sul trattamento del tumore del polmone nelle persone fragili. Se la strada appare ben tracciata, resta però ancora molto da fare a livello culturale, a partire dai criteri di accesso agli studi clinici. “Fino a non molto tempo fa – conclude Gridelli – il limite per partecipare a uno studio clinico era di 70 anni. Ora non è più così, ma i pazienti anziani e fragile continuano ad essere sottorappresentati”.



www.repubblica.it 2021-06-01 21:12:59

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