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Come avere denti bianchi? Bastano due sedute dal dentista o un trattamento a casa vos…

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Non per niente viene definito hollywoodiano. Il sorriso luminoso, se non proprio smagliante come appunto quello dei divi, è una delle aspirazioni estetiche principali per gli americani. Che infatti risultano al primo posto tra le popolazioni appassionate del teeth whitening, o teeth bleaching: lo sbiancamento dei denti.

Lo ha confermato recentemente una ricerca di ExpressDentist.com, che attraverso un’analisi seo aggiornata a fine aprile 2021 ha stilato la classifica dei paesi in cui vengono effettuate più ricerche online con le parole chiave per chi vuole uno smalto impeccabile (i numeri sarebbero dunque ancora più alti considerando chi chiede informazioni direttamente negli studi dentistici).

Gli Usa guidano la volata, con circa 960mila risultati di ricerca all’anno – più di 2600 al giorno – seguiti dalla Gran Bretagna con 576mila, e poi a scendere Turchia e Francia. L’Italia, dove “sbiancamento denti” (sono escluse dal conteggio le ricerche con i termini inglesi) viene digitato circa 15mila volte al mese, ossia 180mila in un anno, si piazza al settimo posto della graduatoria.

“Le richieste peraltro sono in continua crescita, sia per i trattamenti professionali che per quelli da eseguire autonomamente a casa. Anche perché – spiega Gianluca Romanò, medico chirurgo odontoiatra a Milano – si tratta di una pratica che tecnicamente riguarda solo i denti ma di fatto ha un forte impatto positivo a livello psicologico: la bocca è, nel bene e nel male, tra le primissime cose che vengono percepite quando si entra in relazione con gli altri“.

Sulla bocca di tutti. “Come per molte altre cose l’offerta ormai è amplissima. La differenza sostanziale è tra scegliere uno sbiancamento domestico – con prodotti acquistabili autonomamente (in farmacia, online o perfino al supermercato) ma anche con mascherine preparate dal dentista – oppure effettuare il cosiddetto office bleaching, lo sbiancamento professionale. È implicito che tra un tipo e l’altro di pratica la differenza sia abissale. Parlando delle sostanze attive, i prodotti per uso domestico sono di solito a base di carbamide, mentre in quelli professionali viene usato il perossido di idrogeno che – traslando in termini non proprio rigorosi ma comprensibili – corrisponde a una concentrazione molto alta di acqua ossigenata. La procedura è abbastanza articolata, e soprattutto richiede uno studio clinico preventivo per stabilire se ci sono o meno le condizioni favorevoli. Il bleaching non va insomma effettuato su chiunque, soltanto perché ne viene fatta richiesta”.

Cosa valutare prima di procedere. Se per esempio si soffre di sensibilità dentinale (al caldo, al freddo, al contatto con particolari cibi), se sono scoperti in modo importante i colletti o se vi sono sanguinamenti delle gengive e denti con incrostazioni di tartaro, il trattamento va evitato. “Non in assoluto – precisa il dottor Romanò – ma finché sussistono quelle condizioni. Si procede prima sistemando il quadro generale, e quando il paziente da parodontopatico (cioè con patologie che coinvolgono i tessuti attorno al dente, partendo dalla gengiva per arrivare all’osso, ndr) diventa un paziente sano, si può procedere con il bleaching. Sempre però informando con chiarezza che più le condizioni di partenza sono compromesse – denti viziati per il fumo eccessivo, per la scarsa igiene orale oppure per problemi derivanti da patologie vere e proprie, come nel caso del diabete – meno lo sbiancamento avrà i risultati che forse il paziente si aspetta.

Un’altra cosa importante di cui il paziente deve essere consapevole è che i denti non possono diventare tutti bianco gesso. Si parte da un discorso istologico che riguarda il dente stesso, il cui colore è dato dalla parte più profonda e dipende sia dalle caratteristiche individuali che da eventuali fattori esterni: possono essere presenti macchie da fluorosi, causate dalle somministrazioni eccessive di fluoro molto frequenti in passato, oppure da antibiotici come le tetracicline. In questi casi lo sbiancamento può sicuramente aiutare ma non risolvere. E ancora, i denti devitalizzati risultano più grigi per il contatto con il ferro dell’emoglobina che si deposita all’interno dei tubuli dentinali. In questo caso con lo sbiancamento standard si ottiene una tonalità più chiara, ma comunque diversa da quella dei denti accanto, e per avere l’uniformità è necessario coprire il dente con una faccetta o una corona in ceramica, o in alternativa aprirlo per effettuare lo sbiancamento dall’interno”.

In studio. Mediamente il procedimento professionale prevede due sedute. Una preparatoria, durante la quale si effettua un’accurata pulizia della placca e si danno al paziente indicazioni precise da seguire per l’igiene orale. Questo appuntamento deve precedere l’altro di alcuni giorni, sia perché le gengive non risultino infiammate dalla pulizia, sia per essere certi che sulla superficie dentale non rimangano minuscole tracce dei prodotti usati durante l’igiene, che interferirebbero con il gel sbiancante. La seduta di bleaching vero e proprio dura poi intorno a 1 ora e 30 minuti, e inizia isolando completamente il cavo orale, le gengive e, esternamente, le labbra. Ogni parte di mucosa deve essere accuratamente protetta, perché il contatto con il liquido sbiancante causerebbe abrasioni importanti.

Ancora lo specialista: “Sulle gengive si applica, per capirci, una sorta di gomma fluida che viene indurita dopo essere stata stesa, così da avere la certezza di una copertura ottimale. Utilizzando delle siringhe con dei microaghi o dei piccoli pennelli, poi, si applica il prodotto sbiancante, e per attivarlo facilitandone la penetrazione nello smalto si usano laser o lampade led. Si procede per step, applicando, lasciando in posa e poi rimuovendo il prodotto diverse volte”.

A casa. Il trattamento domiciliare è molto più semplice. Si tratta di indossare per alcune notti consecutive (da 3 a 7 a seconda dei prodotti) delle mascherine all’interno delle quali si posiziona un gel che, come si diceva, è a base per lo più di carbamide. Il prodotto non viene attivato dalla luce e agisce gradualmente nel corso delle notti. Va detto che il whitening domestico può avere due finalità diverse, a seconda delle quali risulta più o meno efficace. Se viene effettuato come unica pratica di sbiancamento, i risultati per quanto validi non possono naturalmente essere paragonati a quelli professionali. Viceversa, però, il trattamento domiciliare si rivela molto utile se ripetuto periodicamente come mantenimento, dopo il bleaching ambulatoriale.

“Anche perché – conclude il dottor Romanò – la mia esperienza è che lo sbiancamento agisce come forte spinta motivazionale anche su persone che, in precedenza, curavano l’igiene della bocca in modo superficiale. Vedersi con i denti bianchi come non erano mai stati può influire realmente sulla percezione di sé”.

Nei giorni successivi. La prima settimana dopo il teeth whitening rappresenta una fase relativamente delicata, durante la quale è importante avere alcune attenzioni supplementari. Vanno evitati in generale i cibi e le bevande acidi, perché essendo stati “separati” i prismi che compongono lo smalto, il dente risulta più vulnerabile (anche la normale sensibilità aumenta infatti per alcuni giorni). Sono da limitare il più possibile anche tè, caffè, vino rosso e fumo di sigaretta. Tra gli alimenti da non portare in tavola per una volta figurano anche delle verdure: nello specifico quelle contenenti ferro come spinaci, carciofi e le anti-anemiche barbabietole.



www.repubblica.it 2021-06-02 10:24:00

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