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Tumori, -18% di interventi chirurgici a causa del Covid. Aiom: “Far ripartire screeni…

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E’ all’insegna del segno negativo la ‘fotografia’ dei danni che Covid-19 ha lasciato nel campo dell’oncologia: -11% di nuove diagnosi, – 13% di trattamenti farmacologici, -18% di interventi chirurgici. Una sequela di numeri che fanno temere la possibilità che molti pazienti arrivino alla diagnosi di un nuovo tumore in fase già avanzata. Per questo, gli oncologi italiani lanciano un appello chiedendo di tornare a investire e a promuovere la lotta contro il cancro visto che la maggior parte dei pazienti oncologici è stata vaccinata contro il Covid e messa così in sicurezza. Un appello lanciato in occasione dell’avvio del Congresso della Società Americana di Oncologia Clinica (ASCO), che si svolge in forma virtuale dal 4 all’8 giugno, e che quest’anno ha come slogan “Equity: Every Patient, Every Day, Everywhere”, cioè “Equità: per ogni paziente, ogni giorno e ovunque”.

Il rischio di diagnosi tardive

Ad oltre un anno dall’inizio della pandemia la situazione nel nostro Paese risulta molto difficile per gli oltre 3 milioni di persone che vivono con un tumore. “Ci sono stati numerosi ritardi o posticipazioni per gli esami diagnostici e di follow up – afferma Giordano Beretta, presidente nazionale Aiom. “Il rischio reale e concreto è quello di registrare un forte aumento dei tumori diagnosticati ad uno stadio più avanzato. La priorità deve essere la ripresa su tutto il territorio nazionale degli esami e dei trattamenti. Stiamo ancora riscontrando casi di pazienti che non si presentano nelle nostre strutture per ricevere prestazioni sanitarie. Dobbiamo quindi ribadire con forza che adesso gli ospedali italiani sono assolutamente luoghi sicuri e che il personale sanitario è stato vaccinato. Il rischio di contrarre il Coronavirus è molto ridotto, praticamente vicino allo zero. Al contrario le patologie oncologiche sono sempre molto pericolose e prima dell’inizio della pandemia causavano ogni anno oltre 180mila decessi. Un dato che potrebbe aumentare anche per colpa del Covid-19 e delle sue conseguenze nefaste sull’intero sistema sanitario nazionale”.

Il rilancio della prevenzione secondaria  

Anche la prevenzione secondaria deve essere rilanciata dopo il brusco stop che ha registrato nei primi mesi della pandemia. “Lo scorso anno abbiamo avuto oltre due milioni e mezzo di esami di screening in meno rispetto al 2019 e bisogna perciò avviare un piano di recupero per questi esami che sono di fondamentale importanza”, prosegue Saverio Cinieri, presidente eletto Aiom. “E’ necessario un impegno straordinario, ad esempio, attivando anche nei fine settimana gli operatori sanitari per svolgere le mammografie per la diagnosi precoce del carcinoma mammario. Per quanto riguarda invece la ricerca del sangue occulto nelle feci per l’individuazione del tumore del colon-retto si può prevedere il coinvolgimento dei farmacisti. Infine, non va trascurata anche la promozione di stili di vita sani che da sempre vede l’impegno della nostra Società Scientifica con campagne rivolte all’intera popolazione. Alcuni comportamenti scorretti come il fumo o l’abuso di alcol sono aumentati negli ultimi mesi anche a causa del Coronavirus”.

Equità e dis-equità del nostro Sistema sanitario nazionale

Il tema del congresso Asco di quest’anno è quello dell’equità di cure per tutti i pazienti, ovunque si trovino. In Italia è garantita o le ataviche differenze regionali la rendono poco concreta?  “Noi siamo in una condizione privilegiata perchè abbiamo un sistema universalistico che non chiede al paziente di pagarsi da solo le prestazioni come accade, invece, negli Stati Uniti”, risponde Beretta. “Questo è un vantaggio anche se a volte ci mette in ritardo rispetto all’accesso ai nuovi farmaci che essendo a carico del Sistema sanitario nazionale devo passare attraverso una serie di approvazioni che allungano un po’ i tempi. Certo ci sono alcune questioni che vanno ottimizzate come, per esempio, i test genomici che sono già disponibili gratuitamente per i pazienti a rischio ma solo in alcune regioni, ma su questa disparità si sta già lavorando. Ora chiediamo un intervento delle istituzioni nazionali e locali per continuare a poter erogare i livelli d’assistenza precedenti all’avvento del Covid-19”.

 



www.repubblica.it 2021-06-03 10:24:37

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