Tutte le notizie qui
Backaout
Backaout

Cancro, l’immunoterapia è sempre più utilizzata

82

- Advertisement -


La storia dell’immunoterapia, come per molti approcci innovativi anti-cancro, è partita dai quei casi dove le cure dell’epoca nulla potevano più fare. Nel tempo però, complice lo straordinario successo ottenuto per diversi tumori in fase metastatica, gli oncologi hanno incominciato a sperimentare l’immunoterapia non solo nelle fasi più avanzate della malattia ma anche come terapia adiuvante, ovvero quelle cure che si somministrano per evitare che la malattia si ripresenti. Sperimentazioni dal crescente successo come testimoniato dai dati presentati ai principali congressi mondiali del settore, ultimo in ordine di tempo l’ASCO -il meeting dell’American Society of Clinical Oncology-, il principale appuntamento mondiale dedicato alla lotta al cancro.

 

Cronicizzare il tumore grazie all’immunoterapia

Che l’immunoterapia abbia rivoluzionato la cura di molte neoplasie in fase metastatica è un dato di fatto. Tumori come il melanoma e il carcinoma polmonare, prima dell’avvento degli immunoterapici, non lasciavano scampo. “La svolta  -spiega il professor Michele Maio, direttore del Centro di Immuno-Oncologia presso l’ospedale Policlinico Le Scotte di Siena e presidente di Fondazione NIBIT- la si è avuta quando abbiamo incominciato a guardare la lotta al cancro spostando la nostra attenzione sul sistema immunitario. Ovviamente l’obiettivo principale è riuscire a intercettare la malattia in fase precoce potendola rimuovere chirurgicamente prima che essa metastatizzi. Quando ciò non avviene abbiamo comunque molte armi a disposizione e quella dell’immunoterapia è sicuramente la più sofisticata e sempre più efficace”. 

 

L’idea di fondo è sfruttare la capacità delle cellule che ci difendono di riconoscere ed eliminare le cellule cancerose. In particolare con l’immunoterapia si va a tenere sempre accesa questa capacità che, nel tempo, senza alcun intervento tende a scemare poiché spenta dal tumore stesso. “Se con il melanoma, combinando più farmaci, siamo a una sopravvivenza può arrivare al 50% a 5 anni dalla diagnosi, per il tumore al polmone la strada è vicina: nei casi di malattia in fase avanzata con la chemioterapia solo il 5% dei pazienti era vivo a 5 anni dalla diagnosi. Con l’immunoterapia, in una particolare popolazione di persone che esprime il recettore PD-L1, siamo al 30%. Una via verso la cronicizzazione del cancro” spiega Maio.

 

Evitare che il tumore si ripresenti

Ma proprio per la grande capacità dell’immunoterapia di tenere sotto controllo la malattia (ormai sono sempre di più le neoplasie trattate in prima linea con questi farmaci), da diverso tempo la ricerca sta procedendo nel tentativo di esplorare nuovi utilizzi dell’immunoterapia. “Se prima usavamo gli immunoterapici negli stadi più avanzati di malattia, oggi -continua l’esperto- i dati ci dicono che questa strategia può essere utile anche in adiuvante, ovvero per evitare le recidive della malattia”. E come fu per i primi casi, ancora il melanoma si è confermato il tumore apripista dell’approccio adiuvante dell’immunoterapia.

 

Ad esempio, nei melanomi in stadio III e IV resecati, cioè in una fase in cui la malattia è stata completamente asportata, il tasso di recidiva a 5 anni è elevato, pari al 71% e all’85%. Poter contare su una terapia adiuvante che abbassi queste percentuali è di fondamentale importanza. Dopo alcuni anni di sperimentazione l’immunoterapia si è dimostrata efficace anche in questi pazienti. Ad oggi in Italia, sia nivolumab sia pembrolizumab (farmaci utilizzati anche nel trattamento del melanoma metastatico) sono approvati all’utilizzo in adiuvante perché hanno dimostrati di poter ridurre sensibilmente queste percentuali.

 

Il caso del tumore del rene. Ma non solo

Risultati importanti che ora stanno cominciando ad essere replicati in altri tumori. Un esempio è il carcinoma renale a cellule chiare, una particolare forma di tumore del rene che nel caso di recidiva non presenta cure adeguate. Al congresso ASCO sono stati presentati i dati dello studio KEYNOTE-564 in cui l’utilizzo di pembrolizumab ha dimostrato abbassare significativamente il rischio di recidiva e di aumentare notevolmente la sopravvivenza libera da malattia. Un risultato che a detta del Chief Medical Officer di ASCO, Julie R. Gralow, rappresenterà il nuovo standard di cura. Sperimentazioni, quelle in adiuvante, che non si fermano al solo tumore del rene ma -come testimoniato dai numerosi studi presentati ad ASCO- si stanno concentrando anche nel tumore del polmone, nei tumori testa-collo e in quelli dello stomaco.

Combinazioni e sequenze

Stando dunque a quanto emerge l’immunoterapia, che sia per la fase metastatica o nella strategia adiuvante, sta diventando sempre di più una strategia utile nella lotta alla cronicizzazione del cancro. “Le sfide però non sono affatto finite. Per prima cosa occorre continuare a studiare per comprendere al meglio quali sono i pazienti che meglio rispondono a queste cure e quali no. Farlo è importante perché conoscendo i meccanismi alla base del mancato funzionamento dell’immunoterapia potremo agire su di essi per fare in modo che la persona tragga beneficio. Ma l’altra grande sfida è rappresentata dal miglioramento dell’efficienza dell’immunoterapia. Sperimentare sequenze di immunoterapici differenti e molecole in grado di fare da “apripista” all’immunoterapia è ciò a cui sta lavorando la comunità scientifica per rendere i tumori sempre più curabili” conclude Maio.



www.repubblica.it 2021-06-07 12:49:46

This website uses cookies to improve your experience. We'll assume you're ok with this, but you can opt-out if you wish. Accept Read More