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Leucemia linfatica cronica: nuovo farmaco migliora la vita dei pazienti

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Dal Congresso mondiale di oncologia (Asco), che si è chiuso ieri, arriva un’ultima buona notizia che riguarda i pazienti ad alto rischio ricaduti e refrattari ed un beneficio sostenuto a lungo termine anche in prima linea. Sono stati presentati, infatti, i risultati finali di due studi di fase 3, Elevate-RR ed Elevate-Tn acalabrutinib che fanno davvero ben sperare. Acalabrutinib ha ricevuto lo scorso anno l’approvazione dell’agenzia europea del farmaco (EMA) per il trattamento della leucemia linfatica cronica su più linee di trattamento.

Sopravvivenza libera da progressione e fibrillazione atriale

Con un follow-up mediano di 40,9 mesi, lo studio ELEVATE-RR ha raggiunto l’endpoint primario di non inferiorità della sopravvivenza libera da progressione (PFS) rispetto a ibrutinib con una PFS mediana di 38,4 mesi in entrambi i bracci. I pazienti trattati con acalabrutinib hanno mostrato un’incidenza significativamente inferiore in termini di fibrillazione atriale, un endpoint secondario chiave, rispetto ai pazienti trattati con ibrutinib (9,4% contro 16,0%). La fibrillazione atriale è una frequenza cardiaca irregolare che può aumentare il rischio di ictus, insufficienza cardiaca e altre complicazioni legate al cuore: complicazioni particolarmente rischiose per la popolazione con leucemia linfatica cronica. “Uno dei maggiori ostacoli al trattamento dei pazienti con leucemia linfatica cronica, pazienti che in genere ricevono la diagnosi dopo i 70 anni e spesso presentano una o più comorbidità, è trovare opzioni terapeutiche efficaci e tollerate per la gestione della malattia nel lungo termine, senza dover interrompere il percorso terapeutico”, dichiara Paolo Ghia, ordinario di Oncologia Medica presso l’Università Vita-Salute San Raffaele, Coordinatore del Programma Strategico di Ricerca sulla LLC dell’Ospedale San Raffaele e Principal Investigator per l’Italia di questi studi.

 

“I risultati dello studio ELEVATE-RR – prosegue Ghia – confermano il potenziale di acalabrutinib in termini di controllo della malattia per i pazienti con leucemia linfatica cronica che hanno già affrontato una prima linea di trattamento, con un migliore profilo di safety cardiovascolare – un elemento importante da tenere in considerazione. Disporre di un’opzione terapeutica efficace e meglio tollerata rappresenta un’ottima notizia per i clinici e per gli oltre 3.000 pazienti in Italia che ogni anno ricevono questo tipo di diagnosi”.

Lo studio di confronto nella LLC recidivante o refrattaria

Elevate-RR è il primo studio di Fase III a confrontare due inibitori della tirosin-chinasi di Bruton (BTK) in pazienti con LLC precedentemente trattata in presenza della delezione 17p o della delezione 11q. Lo studio ha raggiunto l’endpoint definito dallo studio di non inferiorità per la PFS per acalabrutinib (n=268) rispetto a ibrutinib (n=265) in pazienti con LLC precedentemente trattata con alcuni fattori prognostici ad alto rischio. I pazienti trattati con acalabrutinib hanno mostrato un’incidenza statisticamente significativa inferiore di fibrillazione atriale di tutti i gradi, un endpoint secondario chiave, rispetto ai pazienti trattati con ibrutinib (9,4% [n=25/266] rispetto al 16,0% [n=42/263]; p= 0.02).

Gli eventi avversi

È stata osservata una minore frequenza di eventi avversi (EA) con acalabrutinib rispetto a ibrutinib, inclusi eventi avversi comuni inferiori, eventi avversi di grado 3 o superiore, eventi avversi gravi, interruzioni del trattamento dovute a eventi avversi ed eventi cardiaci complessivi. Il profilo di sicurezza e la tollerabilità di acalabrutinib nello studio ELEVATE-RR si sono mostrati coerenti con quelli degli studi precedenti. Gli eventi avversi hanno portato all’interruzione del trattamento nel 14,7% dei pazienti trattati con acalabrutinib e nel 21,3% dei pazienti trattati con ibrutinib. Gli eventi avversi di interesse clinico per acalabrutinib rispetto a ibrutinib includevano eventi cardiaci, eventi emorragici, ipertensione, infezioni, malattia polmonare interstiziale/polmonite e secondi tumori maligni primari escluso il cancro della pelle non melanoma. Eventi avversi gravi (di qualsiasi grado) si sono verificati nel 53,8% dei pazienti trattati con acalabrutinib rispetto al 58,6% dei pazienti trattati con ibrutinib. La sopravvivenza globale (OS) mediana non è stata raggiunta in nessuno dei due bracci, con 63 (23,5%) pazienti nel braccio acalabrutinib e 73 (27,5%) pazienti nel braccio ibrutinib che hanno manifestato un evento (HR di 0,82, 95% CI 0,59-1,15).

I dati sul follow-up a quattro anni

ELEVATE-TN è uno studio randomizzato, multicentrico, in aperto di Fase III che valuta la sicurezza e l’efficacia di acalabrutinib in combinazione con obinutuzumab o da solo rispetto a clorambucile in combinazione con obinutuzumab in pazienti affetti da LLC non precedentemente trattati. Lo studio ha raggiunto il suo endpoint primario (PFS valutata dall’IRC con acalabrutinib più obinutuzumab rispetto a clorambucile più obinutuzumab) al cut-off dei dati per l’analisi ad interim dopo un follow-up mediano di 28,3 mesi. Con un follow-up mediano di 46,9 mesi, lo studio di Fase III ELEVATE-TN ha mostrato che acalabrutinib in aggiunta ad obinutuzumab ha ridotto il rischio di progressione della malattia o morte del 90% e come monoterapia dell’81% (rispetto a clorambucile più obinutuzumab. I tassi di PFS stimati a 48 mesi per acalabrutinib più obinutuzumab o in monoterapia sono stati rispettivamente dell’87% e del 78%, rispetto al 25% per clorambucile più obinutuzumab. I risultati di PFS si sono mostrati coerenti tra i sottogruppi ad alto rischio.



www.repubblica.it 2021-06-09 17:26:28

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