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Alzheimer, preservare la memoria con la stimolazione magnetica

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LA STIMOLAZIONE magnetica per ‘proteggere’ la memoria e rallentare l’Alzheimer. E’ questo  l’obiettivo di uno studio appena avviato dall’IRCCS Centro San Giovanni di Dio Fatebenefratelli di Brescia e coordinato dalla dottoressa Michela Pievani. La ricerca si rivolge a persone di almeno 60 anni senza deficit cognitivi e punta a testare se la tecnica di neuromodulazione rTMS (stimolazione magnetica transcranica ripetuta) per modulare, mediante l’applicazione di ripetuti impulsi magnetici, la comunicazione tra le aree della rete neuronale chiamata DMN (default mode network). Si tratta di una zona del cervello associata alla memoria episodica ed autobiografica. 

Numerosi studi hanno messo in evidenza come nelle persone con diagnosi di Alzheimer questa rete abbia una ridotta connettività a causa delle difficoltà di memoria caratteristiche della malattia. Questa interconnessione ridotta è risultata essere presente anche in persone senza deficit cognitivi, ma con un aumentato rischio di sviluppare deficit cognitivi a causa di fattori di predisposizione. Nel tempo diversi studi hanno puntato sulla stimolazione magnetica per contrastare il declino cognitivo e l’Alzheimer.

La stimolazione magnetica transcranica genera infatti campi magnetici che attraversano la scatola cranica e si trasformano in impulsi elettrici, stimolando così la riattivazione delle connessioni tra sinapsi e neuroni che sono alla base dello scambio di messaggi tra le diverse aree del nostro cervello e quindi alla base di tutte le sue funzioni.

Da qualche anno questa tecnica, passata dai laboratori all’uso clinico, si sta rivelando utile nel trattamento di diversi deficit neurologici. Approvata dalla Food and Drug Administration statunitense per il trattamento delle forme di depressione resistenti ai farmaci, la TMS è stata utilizzata dai ricercatori dell’IRCCS Santa Lucia di Roma su una particolare rete neurale, denominata default mode network.

Si tratta di uno studio simile a quello appena avviato a Brescia. La ricerca ha rivelato un miglioramento del 20 percento della memoria in coloro che erano stati trattati con la stimolazione magnetica transcranica. E sempre a Roma ha usato questa stessa tecnica con risultati positivi anche il professor Vincenzo Di Lazzaro dell’università Campus Bio-Medico.

La selezione dei pazienti che parteciperanno al test a Brescia seguirà delle indicazioni precise. Le persone in linea con i criteri previsti dallo studio verranno assegnate, in modo casuale, ad uno dei due gruppi sperimentali. Il primo verrà sottoposto a stimolazione attiva (rTMS reale) e il secondo a placebo (rTMS sham). Il protocollo  di studio include quattro sessioni di stimolazione magnetica transcranica ripetuta, due valutazioni neuropsicologiche, due esami di risonanza magnetica e due esami neurofisiologici che saranno effettuati prima delle sessioni al loro termine. La valutazione neuropsicologica sarà ripetuta anche dopo due mesi dall’intervento.

 



www.repubblica.it 2021-06-17 10:14:53

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