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Tumori in gravidanza: in Italia 400 casi l’anno. Chemio sicura dopo il primo trimestr…

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ASPETTARE un figlio e curare un cancro è una delle situazioni che nessuna donna vorrebbe dover vivere. Eppure capita. Capita una volta su mille gravidanze, più o meno. E quando capita, sempre e inevitabilmente, le donne fanno i conti con l’ansia e con la paura di dover scegliere tra la possibilità di guarire e quella di mettere a rischio di malformazioni il bambino che aspettano.

 

Una paura il cui fondamento sta nel fatto che la chemioterapia attacca le cellule in rapida proliferazione, come sono quelle del cancro appunto. Ma anche del feto nella fase di formazione degli organi, e cioè nelle prime 12 settimane di vita intrauterina. Per questa ragione c’è un ampio consenso in ambito oncologico sul fatto che la chemioterapia non vada somministrata fino al completamento del primo trimestre di gravidanza, cioè quello dell’organogenesi del futuro bambino.

Ma visto che il momento esatto del concepimento può essere incerto e che alcuni sistemi o organi continuano a svilupparsi anche dopo 10 settimane di gravidanza, nella pratica clinica, rimane la domanda: a quale esatta età gestazionale si può cominciare in sicurezza una chemioterapia, evitando di provocare malformazioni congenite nel futuro mabino? La risposta è stata ora confermata su grandi numeri dallo studio “Association of Chemotherapy Timing in Pregnancy With Congenital Malformation” pubblicato su JAMA Network Open, l’indagine più ampia e dettagliata sul rapporto tra chemio, gravidanza e malformazioni fetali.

 

Il rischio di malformazioni

Gli autori hanno condotto uno studio di coorte multicentrico su 755 donne registrate nel database dell’INCIP, l’International Network on Cancer, Infertility and Pregnancy, con un’età media di 33 anni sottoposte a chemioterapia in differenti fasi gestazionali tra il 1977 e il 2019. I tumori erano per il 50% circa a carico della mammella, a seguire della cervice uterina, linfomi, carcinomi gastrointestinali e poi altri. Dall’analisi dei dati è risultato che nelle pazienti oncologiche che cominciano la chemio nel corso del primo trimestre di gravidanza, il rischio di malformazioni del feto è in effetti sensibilmente maggiore, come ci si aspettava: è risultato del 21,7% conto il 3,6% rilevato nella popolazione generale. Ma nelle donne trattate nel corso del secondo e terzo trimestre, la probabilità di malformazioni è stata del 3%

 

Sicure dopo 13 settimane

“Sulla base dei nostri risultati – hanno dichiarato gli autori – suggeriamo che la chemioterapia possa essere iniziata a partire dalle 12 settimane […]. Si potrebbe prendere in considerazione l’introduzione di un periodo di sicurezza di una settimana, per ridurre ulteriormente il rischio – aggiungono – Tuttavia, non c’è alcun razionale per ritardare la chemioterapia oltre le 14 settimane di gestazione, così come già raccomandato in precedenza”. Insomma è una buona notizia, confermata oggi su un alto numero di donne. “Sì, lo studio conferma quello che già sapevamo e che già facciamo, ma ha certamente il merito di essere stato condotto su un’ampia casistica di pazienti”, dice Lucia Del Mastro, oncologa e responsabile della Breast Unit dell’Ospedale Policlinico San Martino di Genova, uno dei centri di riferimento nazionali per il trattamento dei tumori in gestazione.

 

400 donne in Italia, soprattutto con tumore della mammella

Ma quante sono le donne devono affrontare un tumore e contemporaneamente una gravidanza nel nostro paese?  “Circa una gravidanza su mille viene complicata con un tumore – riprende l’esperta – In Italia contiamo circa 400 casi l’anno. Si tratta soprattutto di pazienti con cancro del seno, come risulta anche dallo studio su Jama. Ma tutte devono sapere che, con i giusti protocolli, gravidanza e trattamento anticancro possono coesistere senza rischi per il bambino. La maggior parte delle nostre pazienti, una volta consapevoli di questa possibilità, sono anche più motivate delle altre: un figlio è una grande ragione in più affrontare il cancro con fiducia”.

Cosa può essere fatto subito, invece? “Se si tratta di un tumore in fase iniziale e operabile – risponde l’oncologa – per esempio al seno, lo si può rimuovere chirurgicamente anche nel primo trimestre, il discorso cambia nel caso il cancro sia localizzato in sedi direttamente coinvolte nella gestazione, come l’utero o le ovaie. Quando invece è necessaria una terapia medica, cioè la chemio, aspettiamo la tredicesima settimana, come conferma lo studio appena pubblicato, perché nella fase dell’organogenesi anche i farmaci più sicuri alzano il rischio di malformazioni fetali, che si attesta tra il 10 e il 25%, Così come il quello di abortire, che è tra il 20 e il 30%”.

Alle donne incinte, e parliamo sempre del secondo e terzo trimestre di gestazione, si possono somministrare molti chemioterapici, mentre non è indicata la terapia ormonale e i farmaci a bersaglio molecolare (la cosidetta terapia mirata). “Applicando i giusti protocolli si va avanti senza rischi per la mamma e per il bambino – prosegue Del Mastro – In ogni caso, quando rischi ci sono, si tratta soprattutto di basso peso alla nascita e parto prematuro”. Deve essere comunque chiaro che parliamo di pazienti complesse, che dovrebbero essere seguite in centri esperti, cioè strutture con una buona casistica, con numeri alti di donne trattate per tumore e contemporaneamente in attesa di un figlio. Queste donne al contrario sia delle altre donne incinte che delle altre pazienti oncologiche, hanno necessità particolari: per esempio di frequenti esami ecografici, di continui aggiornamento e modulazione delle dosi di chemioterapico, vista la modificazione rapida del peso. Anche le terapie di supporto, come gli antiemetici o i cortisonici, per loro sono differenti. E hanno bisogno di un approccio multidisciplinare: l’oncologo il ginecologo e il neonatologo devono interagire e condividere ogni informazione, sempre. “Nei nostri centri – conclude Del Mastro – abbiamo visto passare tante donne con tumore della mammella e in attesa di un figlio, e tutte le gravidanze sono andate bene”.



www.repubblica.it 2021-06-22 10:42:51

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