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Tumore del polmone, è il momento di terapie personalizzate e agnostiche

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Oggi esistono trattamenti orientati sui bersagli molecolari per tutte le principali patologie oncologiche: i tumori della mammella, del polmone, del colon retto, dello stomaco e dell’ovaio, il melanoma e i tumori stromali gastrointestinali (GIST). Bersagli che si possono scoprire grazie all’esecuzione di analisi di profilazione molecolare con la tecnologia Next Generation Sequencing, permettendo così ai pazienti di accedere a terapie mirate sulla mutazione genetica che è stata riscontrata e ottenendo quindi un beneficio clinico significativo.

Per la neoplasia polmonare, la maggior parte delle modificazioni genetiche sono state individuate nella forma non a piccole cellule (NSCLS) e riguardano in maniera particolare gli oncogeni (quei geni che potenzialmente possono indurre una trasformazione neoplastica nelle cellule) come ad esempio ALK, ROS1 e RET. 

Una nuova opportunità

Un approccio che sta portando i primi risultati. La Commissione Europea ha recentemente approvato entrectinib, una terapia indicata per il trattamento del carcinoma polmonare non a piccole cellule (NSCLC) con riarrangiamento del gene ROS1 e per i pazienti con un’altra mutazione, quella del gene NTRK. Quest’ultima indicazione costituisce uno dei primi modelli di terapia agnostica che verrà approvata in Italia.

“Credo che entrectinib sarà un’altra rivoluzione nel trattamento dei tumori polmonari non a piccole cellule, andando anche ad ampliare le opzioni di trattamento per altre neoplasie caratterizzate dall’impronta di NTRK e questo è un vantaggio per i pazienti oncologici, che vedono così aumentare le possibilità di cura e la loro aspettativa di vita. Entrectinib si è dimostrato essere efficace nel 70% dei casi ed è un farmaco caratterizzato dalla versatilità, essendo infatti  attivo su più bersagli e con un’efficacia locale e sistemica, compreso il sistema nervoso centrale, uno dei limiti spesso insormontabili di molti altri farmaci targeted” – ha affermato Silvia Novello, ordinaria di Oncologia Medica presso l’Università degli Studi di Torino e Presidente di WALCE Onlus (Women Against Lung Cancer in Europe – Donne contro il tumore del polmone in Europa)” – “L’aver dimostrato l’efficacia di terapie come entrectinib sottolinea ancora una volta l’assoluta necessità dell’esecuzione dei test genomici per identificare quei pazienti con alterazioni geniche, in modo che possano ricevere in maniera tempestiva un trattamento specifico diretto contro il gene “driver”, perché solo così possiamo veramente impattare sulla prognosi”.

Farmaci allo studio

I riarrangiamenti (le mutazioni) del gene ALK sono stati riscontrati nel 3-6% di tutti i casi di NSCLC, con una frequenza maggiore negli adenocarcinomi, in pazienti di etnia asiatica, di sesso maschile, giovani e con uno status di non-fumatori o fumatori “occasionali” (al di sotto dei 10 pacchetti l’anno).

Queste mutazioni sono considerate un nuovo target terapeutico nel tumore al polmone non a piccole cellule e i pazienti con questa alterazione sono sottoposti a cure con inibitori specifici, come il crizotinib, che ad oggi in Italia è utilizzato in seconda linea per il trattamento di pazienti con NSCLC ALK-positivi in stadio avanzato. 

Lo studio clinico ALEX, un trial randomizzato, aperto e multicentrico di fase III studia l’efficacia e la sicurezza di alectinib, farmaco capace di bloccare il segnale ALK in pazienti affetti da carcinoma polmonare non a piccole cellule (NSCLC) ALK-positivi, non ancora sottoposti a terapie, mettendola a confronto con crizotinib.

Gli ultimi risultati dello studio mostrano che alectinib, come trattamento iniziale, riduce significativamente il rischio di progressione della malattia o morte del 57% rispetto a crizotinib. Il lasso di tempo mediano che intercorre tra la cura del tumore e la sua ricomparsa è di 34,8 mesi nei pazienti trattati con alectinib, più che triplicata rispetto ai pazienti trattati con crizotinib, in cui questo periodo non supera l’anno solare (10,9 mesi). Inoltre, il trattamento con alectinib ha portato a una riduzione dell’84% del rischio di progressione neoplastica del sistema nervoso centrale e protegge dallo sviluppo di metastasi cerebrali.



www.repubblica.it 2021-06-23 18:19:57

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