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Melanoma, gli uomini si proteggono meno e si ammalano di più. In 6 anni casi aumentat…

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Era considerato un tumore raro, mentre oggi è tra i primi sei tumori più frequenti nei paesi occidentali. Parliamo del melanoma, il tumore della pelle più pericoloso, la cui incidenza è raddoppiata in soli 10 anni. Con una differenza di genere, perché gli uomini si ammalano di più. Tra il 2015 e il 2020, infatti, l’incremento è stato del 37% tra gli uomini e del 24% tra le donne. Un’altra importante differenza è quella geografica: al Centro-Nord ci si ammala il doppio che al Sud. Sono dati che è importante ricordare soprattutto in questo periodo dell’anno, in cui cominciano le prime esposizioni al sole, che sono il fattore di rischio ambientale più importante per il melanoma.

 

Di prevenzione si è parlato oggi nel corso di un nuovo incontro sulla malattia della campagna Mela Talk Connected, un progetto nazionale d’informazione giunto alla seconda edizione, in cui i cittadini – pazienti, caregiver e non – si confrontano con oncologi, dermatologi e psiconcologi. Il webinar, che ha il patrocinio delle principali associazioni di pazienti (A.I.Ma.Me. – Associazione Italiana Malati di Melanoma, APaIM – Associazione Pazienti Italia Melanoma, Associazione Melanoma Italia Onlus e Emme Rouge Onlus) è realizzato con il contributo incondizionato di Bristol Myers Squibb.

 

“In Italia, le differenze riscontrate sono in parte riconducibili ad una maggiore tendenza da parte delle donne a proteggersi dai raggi solari, a controllare la propria pelle e, in caso di lesione sospetta, a rivolgersi a un dermatologo per un controllo”, sottolinea Paola Queirolo, Direttore Divisione Melanoma, Sarcoma e Tumori rari all’Istituto Europeo di Oncologia di Milano: “E’ importante che gli uomini non sottovalutino i rischi dell’eccessiva esposizione al sole. L’aumento di incidenza che stiamo osservando è in parte legata all’assenza di campagne di prevenzione prima del 2015”. Evitare di esporsi quando l’intensità solare è maggiore, usare creme solari e indumenti che schermano i raggi UV (non il semplice cotone) sono le abitudini che possono ridurre le probabilità di ammalarsi. Il principale fattore di rischio di questa neoplasia, infatti, sono le scottature, soprattutto quelle che avvengono durante l’infanzia e l’adolescenza. “Bisogna aumentare il livello di consapevolezza e sensibilizzare i più giovani, che ancora troppo spesso ricorrono alle lampade abbronzanti o non usano la crema solare al mare o in montagna”, aggiunge Monica Forchetta, paziente e presidente APaIM. Più in generale, c’è bisogno di fare informazione su questa malattia. Molto spesso, per esempio, si pensa che un melanoma si sviluppa a partire da un neo già esistente, mentre nell’80% dei casi si tratta di nuove formazioni. “Che sia un neo preesistente o uno di nuova formazione, ci sono alcuni segnali a cui prestare attenzione”, spiega Queirolo: “Un neo che continua a crescere deve sempre essere controllato rapidamente da uno specialista, così come la presenza di aree rossastre-violacee”.

 

Il melanoma e le nuove possibilità di cura

Nel nostro Paese lo scorso anno sono stati registrati 14.900 nuovi casi (8.100 tra gli uomini e 6.700 tra le femmine). In totale sono oltre 169.900 le persone che vivono in Italia dopo una diagnosi di melanoma (80.100 i maschi 89.800 le femmine). Colpisce una fascia di età relativamente giovane: l’età media alla diagnosi è di 57 anni e un caso su cinque è diagnosticato tra persone con meno di 40 anni. Molto positive sono però le informazioni che riguardano le cure: “Il 75% dei pazienti maschi e l’83% delle femmine riesce a guarire dalla malattia dopo 8-10 anni dal momento della diagnosi”, prosegue Queirolo: “Le cure tradizionali contro il cancro come la chemio o la radioterapia non sono molto efficaci in questo caso, e vengono quindi utilizzate soltanto in pochi casi specifici. La rivoluzione nella lotta al melanoma è avvenuta dopo l’introduzione delle terapie a bersaglio molecolare e dell’immuno-oncologia. Grazie a questi trattamenti, più del 50% dei pazienti con tumore metastatico può avere un beneficio a lungo termine”.

 

10 anni di immunoterapia

L’immunoterapia, in particolare, che compie 10 anni quest’anno, ha cambiato radicalmente la storia clinica del melanoma e altre novità sono in arrivo. Studi presentati al congresso americano di oncologia medica (ASCO) mostrano, per esempio, che la combinazione di due molecole immunoterapiche, nivolumab e ipilimumab, porta un netto vantaggio in sopravvivenza in pazienti con melanoma avanzato mai trattati prima. Il 49% dei pazienti trattati con la combinazione è vivo a 6 anni e mezzo e la sopravvivenza globale mediana è stata di 72,1 mesi: la più lunga finora riportata nel melanoma avanzato. “Un risultato davvero importante se si considera che, prima dell’immunoterapia, la speranza di vita dei pazienti con melanoma metastatico era di circa 6 mesi, e meno del 10% era vivo a un quinquennio”, commenta Queirolo: “Questo deve far capire quanto sia importante oggi il follow up, perché arrivare presto a diagnosticare anche una malattia metastatica può fare la differenza. Nei pazienti con alto rischio di recidiva, i controlli dovrebbero essere ogni 4 mesi”.

 

Alla base della cura c’è la comunicazione

Nel percorso di cura, infine, il ruolo dello psico-oncologo riveste sempre più importanza. “Esistono dati – continua l’oncologa – che mostrano come un aiuto e un atteggiamento positivo del paziente migliori anche la prognosi”. E qui entra in gioco  anche il rapporto medico-paziente, tra i temi centrali del webinar: “La comunicazione è fondamentale per i pazienti che hanno continuamente necessità di essere aggiornati sulla malattia”, conclude Forchetta: “Ci arrivano molte domande sui nuovi trattamenti disponibili ma anche su aspetti della vita di tutti i giorni come la dieta, la riabilitazione o l’attività fisica. Ben vengano quindi le iniziative come Mela Talk che danno l’opportunità a malati e caregiver di dialogare direttamente con i medici specialisti”.



www.repubblica.it 2021-06-25 13:54:01

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