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Covid: crescono i casi di depressione, gli esperti: “La politica non dimentichi i paz…

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LA SALUTE mentale è uno stile di vita, è un modo di comportarsi, di essere e di relazionarsi con l’altro. Mentre è convinzione comune che ci si debba occupare e preoccupare di disturbi mentali solo in presenza di una patologia. Questo tipo di ‘sofferenza’ è esplosa durante il periodo del Covid-19, e le sue manifestazioni continuano ad essere presenti nel post pandemia. In molti devono confrontarsi con un ‘tempo sospeso’ e con la paura di ricominciare, manifestazione celata di uno stress latente e esistente. E’ in atto un cambiamento del nostro modo di vivere e di relazionarci con gli altri, di pensare il futuro. Per questo la Società Italiana di Psicofarmacologia (SINPF) lancia un appello: la politica deve prendere finalmente decisioni operative reali, mettendo i dipartimenti di salute mentale e le strutture ad essi correlate nelle condizioni di poter operare in questa fase.

Secondo gli esperti, non serve molto: risorse, sotto forma di personale formato (medico, infermieristico e assistenziale) e un adeguamento tecnologico per la telemedicina. Interventi strutturali se richiesti e necessari, strumenti per poter proteggere i pazienti. A programmare questo dovrebbe soprattutto servire la seconda conferenza nazionale sulla salute mentale che inizia i suoi lavori ‘virtuali’ oggi a Roma.

“C’è incertezza perché ancora non sappiamo come andrà a finire – spiega Claudio Mencacci, co-presidente della SINPF e professore emerito di psichiatria all’Università di Milano – . Il Covid ha lasciato ferite e aumentato enormemente la domanda di salute mentale, depressione in primo piano. Il suo aumento necessità sempre più di una azione coordinata tra le istituzioni di riconoscimento precoce e di interventi appropriati. La pandemia ‘emozionale’, di cui si vedono solo alcune manifestazioni, scorre come un fiume carsico sotto di noi, e ne vedremo gli effetti solo con il tempo – continua Mencacci  – . Certo ha fatto emergere un bisogno di innovazione, esteso a più ambiti. Innovazione farmacologica, soprattutto, che deve essere messa a disposizione del Servizio Sanitario Nazionale, nella ricerca scientifica, nella tecnologia, nell’utilizzo della comunicazione a distanza grazie alla rete web” Secondo Mencacci per favorire il passaggio all’innovazione occorre “da un lato promuovere la digitalizzazione e dall’altro contribuire all’aumento dell’aspetto tecnologico e, dunque, alla riduzione delle diseguaglianze legate all’accesso della tecnologia” ed “è necessario avviare processi di alfabetizzazione digitale che consentano di entrare in ‘connessione’, capire e contrastare i problemi di tracciamento della solitudine, dell’isolamento sociale, precursori delle ineguaglianze e delle disparità sociali”.

“La gestione dell’aggressività è solo un esempio di questo disagio, rappresentato dal bisogno di giovani e giovanissimi di radunarsi alla ricerca del contatto fisico, anche portato all’estremo, per massacrarsi di botte come fosse una gara auto o etero diretta – aggiunge Matteo Balestrieri, co-presidente SINPF professore ordinario di psichiatria e direttore della Clinica Psichiatrica dell’Azienda Sanitaria Universitaria Friuli Centrale di Udine – . Un atto forte, espressione sia di un desiderio di esibizionismo ma anche di un bisogno fisico di manifestare e buttare fuori rabbia e aggressività. L’impegno della nostra Società scientifica è da sempre orientato a portare ricerca e innovazione personalizzata negli ambiti consueti (che si sono maggiormente espressi in questo periodo di pandemia): depressione, ansia post-traumatica, disturbi del sonno, esordio di psicosi – conclude Balestrieri  – Il valore aggiunto è oggi quello di potere offrire per ciascuna di queste problematiche, una specificità di trattamenti di psicofarmacologia, sempre più profilati sulle persone in base all’età e al genere”. 



www.repubblica.it 2021-06-25 11:45:48

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