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Candiolo, l’istituto per i tumori compie 35 anni

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Da un’idea visionaria a una realtà che da 35 anni si occupa di ricerca e cura. Quando, il 19 giugno 1986, la Fondazione Piemontese per la Ricerca sul Cancro veniva fondata su iniziativa di alcuni illustri oncologi sostenuti da Allegra Agnelli, era ben chiaro che serebbe stata la solidarietà a fare la differenza. Oggi la dimostrazione è sotto gli occhi di tutti: l’Istituto di Candiolo Irccs è un’eccellenza italiana nel trattamento di un ampio spettro di patologie tumorali e una delle strutture sanitarie più importanti d’Italia per numero di pazienti assistiti nella cura del tumore della mammella e del sarcoma. Inoltre per ogni euro donato, oltre 92 centesimi sono destinati alle attività di ricerca e cura dei malati.

Qui lavorano 323 ricercatori, impegnati in 154 protocolli e studi sperimentali, con alle spalle 1589 pubblicazioni scientifiche di alto livello. E l’obiettivo è di “curare sempre più persone e di farlo sempre meglio, nel segno della competenza e dell’umanità, in una struttura aperta e accessibile a tutti”, commenta Gianmarco Sala, direttore della Fondazione. Un esempio virtuoso di come un’istituzione privata possa mettersi al servizio di un intero territorio.

Questo compleanno segna un’altra tappa fondamentale nella battaglia contro il cancro: l’ampliamento del centro, con un investimento di circa 100 milioni nei prossimi anni, sempre con fondi privati, grazie anche al 5 per mille. Per l’anno fiscale 2020, la Fondazione Piemontese per la Ricerca sul Cancro di Candiolo ha raccolto oltre 254 mila preferenze, arrivando a 11,9 milioni di euro, con una crescita del 309% dal 2006. I lavori nel cantiere che creerà laboratori, reparti e nuovi spazi a disposizione dei pazienti e dei loro cari sono già iniziati: 26 mila metri quadrati che si aggiungono ai 56 mila esistenti, fra cui un hospice con 20 camere di degenza, una biobanca per conservare i tessuti, un reparto di protonterapia, nuovi poliambulatori e servizi per la formazione e la didattica. Ma parallelamente si continua con l’attività quotidiana del centro, con i suoi programmi specialistici multidisciplinari di diagnosi e cura delle malattie oncologiche.

Nemmeno il Covid ha interrotto questo percorso: “Qui l’attività non si è mai fermata – conferma la professoressa Anna Sapino, direttore scientifico dell’Istituto di Candiolo – l’attività clinica è proseguita, ampliandosi anche alla diagnostica Covid. E in quest’ultimo anno e mezzo abbiamo visto una percentuale di application significativamente aumentata rispetto al passato, oltre a una produzione scientifica con un impact factor oltre i 1000, un alto valore degli articoli scientifici in base al prestigio delle riviste su cui sono stati pubblicati, e questa è un’ulteriore prova del grande lavoro che si fa qui a Candiolo”.

Cosa ci aspetta ora? “E’ partito un grande progetto sull’eterogeneità tumorale, ovvero lo studio delle differenti cellule che formano i tumori, alla ricerca delle cause della resistenza ai farmaci mirati. Per farlo è arrivato da noi Nicola Crosetto del Karolinska Institutet che ha messo a punto una metodica di sequenziamento molto performante. Da settembre inizieremo a studiare le cellule staminali dei tumori mentre è in partenza un progetto di ricerca clinica sull’utilizzo di tecnologie alternative alla chirurgia tradizionale per il trattamento di metastasi e recidive sulla prostata, condotto da Francesco Porpiglia. E Felice Borghi sta portando avanti un nuovo approccio chirurgico meno invasivo per i tumori del retto mentre l’ematologo Umberto Vitolo sta seguendo un progetto di genomica sui linfomi di tipo B e le recidive”.



www.repubblica.it 2021-07-13 15:24:35

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