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Vaccino Johnson, che cos’è la sindrome di Guillain-Barré

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Si parla ancora di associazione e non di relazione causale ma il vaccino a singola dose Johnson&Johnson, a vettore virale, sembra che negli Stati Uniti sia stato associato a un aumento di una sindrome neurologica rara, la sindrome di Guillain-Barré. Le possibilità di ammalarsi sono basse, ma comunque – secondo la Fda statunitense, che ha deciso di inserire la possibilità nel bugiardino del vaccino – da tre a cinque volte in più rispetto alla popolazione normale. Per un totale di cento casi sospetti, 95 dei quali hanno richiesto ospedalizzazione. Questo vale solo per Johnson&Johnson e non per i vaccini a mRNA, quindi Pfizer e Moderna.

Che cos’è la sindrome

Il doppio nome della sindrome è dovuto ai due neurologi francesi – Guillain e Barré appunto – che la studiarono nel 1916. Si tratta di una patologia a carico del sistema nervoso periferico che talvolta può toccare anche il sistema nervoso centrale e coinvolgere i muscoli respiratori. La causa della patologia è sconosciuta ma si pensa che possa essere scatenata da infezioni virali o batteriche che provocano una violenta risposta autoimmune e quindi un attacco del sistema immunitario contro i fasci mielinici dei nostri nervi periferici, attacco che provoca una paralisi progressiva agli arti, in genere prima le gambe e poi le braccia (andamento disto-prossimale).

Si tratta di una malattia rara, infatti colpisce in Europa circa 1,2-1,9 persone su centomila all’anno, ma è la prima causa non traumatica di paralisi e l’incidenza cresce con l’età. E’ inoltre la più frequente forma di neuropatia infiammatoria acquisita e ha diverse varianti: alcune colpiscono appunto la mielina, provocando demielinizzazione, in altre viene colpito l’assone, il prolungamento principale della cellula nervosa, che conduce gli impulsi nervosi verso la periferia. In circa due terzi dei pazienti la malattia si manifesta da 5 giorni a 3 settimane dopo una infezione, un intervento chirurgico o una vaccinazione. In alcuni pazienti si è sviluppata dopo infezione da Zika e da Covid-19.

I virus coinvolti

L’infezione è il fattore scatenante in più del 50% dei pazienti. Sono molti gli agenti batterici o virali che sembrano coinvolti nella sindrome di Guillain-Barré, tra questi il Campulobacter jejuni, il Citomegalovirus, i virus influenzali, il Mycoplasma pneumonie e i virus di epatite C (HCV) e B (HBV) e ci sono casi descritti da infezione HIV. L’attacco del sistema immunitario – sovraallertato da virus e batteri – provoca danni ingenti alla mielina, che permette al sistema nervoso di far viaggiare i segnali. A questo punto gli impulsi cominciano a viaggiare in modo meno efficace provocando paralisi muscolare con disturbi sensoriali.

I sintomi

La sindrome può essere più o meno severa, nei casi più lievi è possibile un recupero. Si manifesta con decorso acuto, fase di stallo e poi un periodo di miglioramento. I sintomi sono dolore, intorpidimento, parestesia, ovvero una alterazione della sensibilità senza dolore, e progredisce poi verso una progressiva paralisi delle gambe e man mano riguardare anche gli arti inferiori con sintomi che possono comprendere anche paralisi facciale, difficoltà di deglutizione e respiratorie, salivazione intensa. A questa fase, che può essere di qualche settimana, segue poi una fase di stabilità della malattia di circa una settimana e poi un recupero funzionale. La paralisi permanente si verifica in forme molto acute della malattia.

La diagnosi

La diagnosi la fa il neurologo in base alla valutazione clinica, con test diagnostici e valutazione del liquido cerebrospinale. Una complicanza temuta è ovviamente l’insufficienza respiratoria, che richiede una assistenza ventilatoria. Tra le terapie utilizzate la plasmaferesi precoce, immunoglobuline per via endovenosa, infucioni di gamma-globuline e fisioterapia. La malattia è letale in meno del 2% dei casi, la maggior parte dei pazienti migliora nel corso di alcuni mesi, ma circa il 30% presenta debolezza ancora nei tre anni successivi alla diagnosi. Una percentuale tra il 2 e il 5% sviluppa una polineuropatia infiammatoria demielinizzante cronica.



www.repubblica.it 2021-07-13 07:51:02

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