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Come proteggere il cuore d’estate. Anche per chi è sano

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Mal di testa. Vertigini, soprattutto quando ci si alza. Tachicardia e palpitazioni. Magari anche solo un formicolio inspiegabile alle gambe. E poi, le gambe che cedono, la sensazione di barcollare che può portare anche alla temporanea perdita di conoscenza e a svenire. Sono davvero molti i segnali che il cuore invia in queste giornate. Anche in chi non presenta fattori di rischio o non soffre di patologie cardiovascolari. Il motivo? Caldo e umido che si associano creando una situazione che può facilitare la vasodilatazione, soprattutto in certi momenti della giornata, ad esempio dopo che si è mangiato con il sangue che viene “rubato” dall’apparato digerente e quindi può essere insufficiente per cervello e cuore, soprattutto dopo uno sforzo.

Che succede quando fa caldo

“Quando la temperatura esterna si alza il corpo deve disperdere il calore e lo fa con la vasodilatazione, ovvero con le arterie che “aumentano” il calibro – spiega Massimo Volpe, docente di Cardiologia all’Università Sapienza di Roma e Presidente della Siprec (Società Italiana per la Prevenzione Cardiovascolare) – questa condizione si può quindi associare ad un calo della pressione arteriosa e ad un aumento della frequenza cardiaca, quindi alla tachicardia, anche nelle persone perfettamente sane pur se ovviamente in chi ha già problemi cardiovascolari i rischi sono maggiori”.

Al caldo il cuore lavora di più

Insomma: a volte il caldo-umido può mandare il tilt” il sistema di controllo dell’organismo, La termoregolazione è fondamentale perché la temperatura corporea non può variare di molto ma oscillare entro pochi gradi perché ci sono organi molto sensibili ad un aumento del calore dell’organismo. Ad esempio il cervello: se la temperatura corporea si attesta intorno ai 42 gradi per molte ore, le cellule cerebrali possono anche morire. Per questo quando il clima si fa afoso l’organismo prende le opportune contromisure, che comportano tra l’altro il fatto che il caldo in eccesso viene mandato dagli organi interni più sensibili alle piccole arterie della pelle, che si allargano, aumentano la loro portata di sangue e quindi l’eliminazione del calore. Inoltre si producono grandi quantità di sudore.  Insomma: il caldo ha un impatto importante sull’apparato cardiocircolatorio: oltre ad indurre vasodilatazione, fa lavorare di più il cuore, provoca sudorazione e perdita di liquidi, esponendo così al rischio di disidratazione.

“Per questo occorre prestare attenzione al caldo eccessivo – riprende Volpe. Ma ancor più è importante ricordare che le brusche variazioni termiche possono essere ancor più difficili da sopportare per i meccanismi d’adattamento del sistema circolatorio: il passaggio repentino dalla temperatura esterna elevata a livelli termici ben più ridotti, ad esempio per i sistemi di condizionamento in ambienti chiusi, può comportare la necessità per l’organismo di reagire immediatamente, creando uno “stress” termico che si può ripercuotere anche sul cuore”.

Attenti agli sbalzi termici, anche al mare

Un accorgimento fondamentale è dunque quello di entrare in acqua gradualmente, evitando comunque di esporsi al sole, nelle ore più calde della giornata. Il consiglio è comunque di passare da temperature anche superiori a 30 gradi a livelli termici più bassi progressivamente, senza un impatto “immediato, specialmente dopo che si è mangiato, per il rischio che il sangue disponibile venga “preso” dalla digestione. E’ per questo motivo che si consiglia di evitare di fare il bagno immediatamente dopo mangiato e si raccomanda di adattare progressivamente il corpo esposto al calore a temperature di 10 e più gradi inferiori.

Aria condizionata, con ragionevolezza

In casa, un ragionevole uso dell’aria condizionata, soprattutto nelle ore più calde, può andare bene. “Occorre fare attenzione anche e soprattutto se si eccede con l’attività fisica, magari richiedendo prestazioni eccessive al corpo: lo sforzo in un clima caldo-umido può accelerare il processo di disidratazione, per cui è fondamentale bere ed assicurarsi i sali minerali necessari e soprattutto bisogna evitare le ore centrali della giornata per fare attività fisica intensa – segnala l’esperto”. Tra i moniti, un consiglio anche per i buongustai: anche a tavola non bisogna esagerare” evitando di puntare su caffè e alcolici per reintegrare liquidi perché possono aumentare la disidratazione. Meglio minestre fredde, insalate e frutta, e pasti leggeri.

E se la pressione è alta?

Per chi sta assumendo terapie per fattori di rischio cardiovascolari, ed in particolare per l’ipertensione, è fondamentale in questo periodo fare un check con il medico. L’eccessivo calo della pressione arteriosa – a rischio sono soprattutto gli anziani e le donne – è una delle più frequenti cause di svenimento in estate. E occorre fare attenzione ad alzarsi di scatto. Normalmente se in posizione eretta la pressione arteriosa massima scende bruscamente rapidamente sotto i 70 millimetri di mercurio si può verificare una perdita di coscienza perché il cuore non riesce a “superare” la forza di gravità necessaria per spingere il sangue e l’ossigeno fino al cervello che quindi si “annebbia” e perde il controllo dell’organismo. Questo può capitare a tutti. Ma ovviamente gli “sbalzi” sono più temibili per chi ha difficoltà a mantenere i valori pressori nei limiti consigliati. “Le malattie non vanno in vacanza, mentre noi sì: quindi i consigli generali valgono ancor di più per chi è in terapia antipertensiva – ricorda Volpe – a volte può essere indicato anche sospendere il trattamento, se il medico lo ritiene, facendo comunque in modo di controllare ogni giorno i valori pressori. Se ad esempio la sistolica (cioè la massima) si stabilizza intorno ai 100 millimetri di mercurio si può anche chiedere al medico di evitare i farmaci per qualche giorno: ma deve essere il medico a dirlo”.

In termini generali, quindi, chi ha la pressione alta ricordi di controllarla più spesso quando il clima è caldo. In particolare bisogna fare attenzione se si assumono farmaci diuretici che espongono a disidratazione, perdita di potassio e disturbi dei sali circolanti nel sangue. Chi sceglie la montagna, poi, deve ricordare che l’aria è meno ricca di ossigeno e questo induce il cuore ad un lavoro maggiore, perché tende a compensare questa ridotta ossigenazione con un aumento della frequenza dei battiti cardiaci (tachicardia) e con l’aumento della pressione. Questo si traduce in possibili crisi ipertensive negli ipertesi, episodi di angina pectoris o sindromi coronariche acute nei soggetti con cardiopatia ischemica. Infine negli scompensati, la terapia che era sufficiente a livello del mare, può non esserlo più oltre i 1.000 metri. Di conseguenza, le raccomandazioni principali che vanno fatte ai cardiopatici che si accingono a recarsi in vacanza in montagna è di informare il medico della destinazione scelta per le vacanze, adeguando opportunamente la terapia; evitare le quote troppo alte, al di sopra dei 1.500 metri; raggiungere la destinazione in quota progressivamente, magari facendo una sosta di 1-2 ore durante la strada che porta verso la località prescelta.



www.repubblica.it 2021-07-17 07:08:00

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