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Sonno, i cento disturbi che ci tengono svegli

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OGNI sera, quando spegniamo la luce, la nostra mente continua a lavorare. E’ una sorta di seconda vita. Spiega Luigi De Gennaro, tra i massimi esperti di disturbi del sonno e docente di Psicofisiologia del Sonno normale e patologico all’Università di Roma La Sapienza.  

Sonno, “sono cento i motivi che non ci fanno dormire”


“Il sonno è una funziona fisiologica fondamentale e prende un terzo della nostra vita, in media 30 anni – spiega – Un bisogno complesso, che proprio per questo comporta una serie di disturbi. La più recente classificazione internazionale definisce fino a 100 disturbi del sonno raggruppati in sei grandi categorie: le insonnie; le ipersonnie, le eccessive sonnolenze diurne; le parasonnie; le manifestazioni alterate associate al sonno; i disturbi respiratori legati al sonno; i disturbi del movimento nel sonno”

 

Il disturbo più prevalente è l’’insonnia di cui soffre una persona su 8 nel mondo. Più frequente nell’età adulta. Sono diversi gli eventi della vita che possono scatenare l’insonnia. Alcuni esempi sono l’insorgenza di una malattia medica o psichiatrica, eventi vitali stressanti, modificazioni nello stile di vita o nel lavoro, un lutto.

 Le terapie: I farmaci solo se l’insonnia è cronica

“Tranne che nella sua forma cronica, però, tutte le società scientifiche internazionali riconoscono l’insonnia come primariamente trattabile da terapie non farmacologiche – spiega il professor De Gennaro – Ossia, va affrontata con una terapia cognitiva-comportamentale”. Si tratta di inquadrare il distrubo del sonno in un quadro diagnostico più ampio che tenda a valutare anche la presenza di disturbi d’ansia e dell’umore o di altri disturbi psicologici collegati all’insonnia.  .

Quanto dobbiamo dormire?

Non esiste una regola valida per tutti, restrittiva e perentoria. Nel sonno cosiddetto ‘sonno normale’ esiste una varia gamma di possibilità che possiamo definire “a campana”- sottolinea ancora De Gennaro – Così, se la media di ore consigliate è di 7 ore e mezza-8, in realtà è da considerare un sonno normale anche se ne dormiamo meno (dormitori brevi) oppure di più (dormitori lunghi). L’importante è valutare in che modo affrontiamo la nostra vita da svegli”.  

Consigli

Mantenere una regolarità di orari di addormentamento e risveglio e, se possibile, cercare di non allargare troppo la forbice tra giorni festivi e giorni lavorativi; non assumere stimolanti la sera. Inoltre l’attività fisica, che in generale è benefica per il sonno, ha effetti negativi quando è troppo vicina al momento di andare a dormire. Naturalmente, il discorso è diverso quando abbiamo a che fare con l’insonnia cronica perché lì, purtroppo, non ce la possiamo cavare con un set di regole.

Terapie

“Tranne che nella sua forma cronica, l’insonnia viene riconosciuta da tutte le società scientifiche internazionali come trattabile primariamente da terapie non farmacologiche – spiega il professor De Gennaro – Ossia va affrontata con la terapia cognitiva-comportamentale”. Si tratta di inquadramento il problema in un quadro diagnostico più ampio che tenda a valutare anche la presenza di disturbi d’ansia e dell’umore o di altri disturbi psicologici che possono determinare i problemi del sonno”. È necessario intervenire con i farmaci solo quando si tratta di insonnia cronica, quando dura da circa sei mesi. Sotto rigida prescrizione medica. 



www.repubblica.it 2021-04-20 14:26:02

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