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Virus del vaiolo delle scimmie: che cos’è e come si trasmette la malattia che ha ucci…

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È morto in Cina il primo paziente affetto dal vaiolo delle scimmie, il cosiddetto Monkey B Virus (BV), un virus simile a quello del vaiolo ma meno grave: la notizia è stata comunicata dal Centro Cinese per il controllo e la prevenzione delle Malattie.

Si tratta di un chirurgo veterinario di Pechino di 53 anni che lavorava in un istituto di ricerca sui primati non umani. L’uomo, la cui identità non è stata resa nota, aveva accusato i primi sintomi di nausea e vomito seguiti da febbre con sintomi neurologici ad aprile, un mese dopo aver dissezionato le carcasse di due scimmie. Nonostante i tentativi di cura in diversi ospedali è morto 27 maggio.

Il primo caso di infezione umana del virus

Il settimanale sottolinea inoltre che prima di questo non erano stati rilevati nel Paese casi di mortali o clinici di BV, quindi si tratta del primo caso di infezione umana del virus identificato finora in Cina. Un’analisi del liquido cerebrospinale del veterinario eseguita ad aprile aveva confermato l’infezione, mentre i test effettuati sulle persone con cui ha avuto stretti contatti hanno dato esito negativo.

Che cos’è il virus del vaiolo delle scimmie

Isolato per la prima volta nel 1932, il virus è un alfaherpesvirus enzootico nei macachi del genere Macaca, può essere trasmesso per contatto diretto o attraverso lo scambio di secrezioni corporee (saliva, feci, urine e liquido cerebrospinale) e ha un tasso di mortalità del 70-80%.

I macachi, si legge sul sito del Cdc statunitense, sono comunemente infettati dal virus B, ma di solito non hanno sintomi o hanno solo una malattia lieve. Altri primati, come gli scimpanzé e le scimmie cappuccine, possono essere infettati dal virus B e spesso muoiono a causa di queste infezioni.

Come avviene il contagio

Non sono stati documentati casi di tali primati che diffondono il virus B tranne che ai macachi. Le infezioni da virus B nelle persone sono molto rare. Da quando il virus B è stato identificato nel 1932, è stata documentata l’infezione solo su 50 persone, 21 delle quali sono morte. La maggior parte di queste persone è stata infettata dopo essere stata morsa o graffiata da una scimmia.

Nel 1997, la ricercatrice Elizabeth Griffin è morta di infezione da virus B dopo essere stata colpita negli occhi da uno schizzo di fluido corporeo di una scimmia infetta.

Solo un caso di trasmissione tra umani

Centinaia di morsi e graffi si verificano ogni anno nelle strutture per scimmie negli Stati Uniti, ma le persone raramente vengono infettate dal virus B, si legge ancora sul sito del Cdc Usa. Uno studio su più di 300 addetti alla cura degli animali ha mostrato che nessuno aveva un’infezione da virus B, compresi i 166 lavoratori che avevano possibili esposizioni alle scimmie.

I sintomi

I primi sintomi si manifestano solitamente un mese dopo l’esposizione al virus e sono sintomi simil-influenzali: febbre, brividi, dolori muscolari e mal di testa. In alcuni casi si verificano difficoltà di respirazione, nausea, dolori addominali e vomito. Col progredire della malattia si manifesta infiammazione del cervello e del midollo spinale, con conseguenti dolori, problemi di coordinazione muscolare, danni gravi al sistema nervoso e morte. Tra la difficoltà respiratoria e la morte possono passare da un giorno a tre settimane. Si pensa che sia possibile essere infettati asintomatici, si legge ancora sul sito del Cdc, ma non ci sono ancora abbastanza prove per poterlo affermare con certezza.

La prevenzione

Non esistono vaccini che proteggano dall’infezione. Il Cdc suggerisce di non avvicinarsi ai macachi per non essere morsi o graffiati, di non toccarli e non offrirgli del cibo. Per chi entra in contatto frequente con gli animali per motivi professionali si suggerisce di adottare altre precauzioni e dispositivi di protezione.

La differenza con il Sars-CoV2

Sia l’Herpes B che il Coronavirus sono conseguenza di salti di specie, spiega in un’intervista al Washington Post Nikolaus Osterrieder, decano del Jockey Club College of Veterinary Medicine and Life Sciences di Hong Kong: “Ma la differenza è che nel caso dell’Herpes B, si tratta di un fine corsa. Il virus non si trasmette da un essere umano a un altro, diversamente dal SARS-CoV-2 che ha acquisito questa capacità”. Ciò nonostante Osterrieder si augura che sempre meggiori precauzioni vengano adottate sia dai visitatori degli zoo che soprattutto da chi (veterinari e ricercatori di laboratorio) entrano quotidianamente in contatto con le scimmie.



www.repubblica.it 2021-07-20 10:22:48

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