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Covid, Galli: “I bambini più colpiti da Delta, la riapertura delle scuole porterà pro…

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“Non è una novità che i bambini siano più colpiti dal virus. Rispetto allo scorso anno, la variante Alpha aveva già evidenziato un cambio di marcia, con un incremento dei contagi, registrato tra il 29 dicembre e il 10 marzo, maggiore dell’83% sotto i 10 anni. E la Delta ha un’efficienza di trasmissione ancora maggiore. Non è una buona notizia, la riapertura delle scuole porterà problemi”. Così Massimo Galli, direttore Malattie Infettive dell’Ospedale Sacco di Milano.

Festival di Salute. Il virus, la medicina che verrà e le nuove frontiere della ricerca


L’occasione è la seconda giornata del Festival di Salute, presso il Teatro Carignano di Torino, dal titolo “Ritorno al futuro. La lezione di Covid e il domani che ci aspetta”. Al panel condotto da Gabriele Beccaria, giornalista del quotidiano La Stampa, hanno partecipato anche Anna Sapino, direttore Istituto Irccs di Candiolo, Cristina Prandi, professore ordinario di Chimica Organica e Vice Rettore alla Ricerca all’Università degli Studi di Torino, e Pier Paolo Di Fiore, direttore del programma Novel Diagnostics Ieo, Milano.

Festival di Salute. Galli: “Bambini più colpiti da Delta: la riapertura delle scuole porterà problemi”


È stato l’infettivologo ad aprire il talk show, definendo l’immunità di gregge ‘una brutta parola’. “Siamo ancora lontani. Parliamo di una vaccinazione valida su malattia e gravità del quadro clinico, ma ancora limitata sulla prevenzione dell’infezione. Ci serve un prodotto più efficace”. Sull’obbligo di profilassi, il medico non esita: “Non ho alcuna remora ideologica ad affermare che a volte l’interesse collettivo deve prevalere sulle scelte individuali. Sarà difficile ottenerla in tempi brevi, è più probabile un’estensione del Green pass. Non mi importa sentirlo definire un ‘obbligo mascherato’. Vaccinarsi è l’unica via”. Per Galli la scienza non è un’entità astratta, ma un procedimento portato avanti per passi, salvo salti eccezionali. “Siamo in una condizione nuova, abbiamo dovuto imparare tutto da zero, scoprendo i vari aspetti della patologia e costruendoci nel tempo”.

A sinistra Gabriele Beccaria, al centro Pier Paolo Di Fiore, direttore programma Novel Diagnostics Ieo, Milano 

Sulla stessa linea il professor Di Fiore, che ha raccontato l’impatto del Covid sulla ricerca medica: “Lo spirito non è cambiato. È tipico dell’uomo porsi domande e rispondere. Lo definirei un essere curiosus più che sapiens“. Tra aneddoti storici e spiegazioni tecniche, l’esperto parla di approccio nel promuovere la conoscenza: “Quella divisione tra ricerca di base e ricerca applicata non esiste. Si tratta di un continuum, dove una illumina il terreno, l’altra lo sceglie”. 

Anna Sapino, direttore Istituto Irccs di Candiolo, università di Torino  

È poi il turno della professoressa Sapino: “C’è stata una variazione dei nostri ritmi di lavoro, abbiamo conosciuto il confronto con la realtà digitale, diventata un’opzione quotidiana da utilizzare al meglio, grazie a valutazioni multidisciplinari”. Ma anche la trasformazione radicale della professione medica e dell’atteggiamento dei pazienti: “Sono aumentate le cause di morte per altre patologie, in campo oncologico c’è stata un’ondata dei ritardi diagnostici, un calo massimo degli screening. Senza dimenticare il milione di ricoveri e i 14 milioni di prestazioni sanitarie in meno da gennaio a dicembre 2020. Ci vorrebbe un’educazione alla sanità, capire il momento in cui dobbiamo andare dal medico. Così come una razionalizzazione dell’accesso ai servizi, solo se spinti da necessità reali. E non va trascurata la creazione di strutture idonee per una continuità di servizio anche nei momenti drammatici”.

Cristina Prandi, professore di Chimica organica università di Torino 

Per la professoressa Prandi “la pandemia ha avuto un impatto collettivo, ha cambiato cosa stiamo studiando e il come, creando collaborazioni trasversali”. Dal fenomeno della ‘speedy science’, alla condivisione dei dati, fino ai processi rapidi di review. “La ricerca scientifica è al centro delle discussioni politiche, così come il binomio pubblico e privato, il tema dei finanziamenti. L’Italia ha bisogno di investimenti regolari, come non avviene da decenni, ma è necessario che nel bilancio dello Stato compaia una voce con ben altro ordine di grandezza”.

Il panel si conclude con Galli che lancia un messaggio di speranza (“Ci attende un autunno meno drammatico di quello dello scorso anno”), e incalzato da Beccaria ribadisce l’importanza della ricerca: “Un Paese che ne è sprovvisto è come una squadra che scende dalla Serie B alla C. Un discorso fatto tante volte, speriamo si riesca a influenzare chi di dovere su questa priorità”.



www.repubblica.it 2021-09-10 20:28:20

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