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Antibiotici solo per umani: il grido d’allarme dei veterinari

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Il voto è fissato per metà settembre e segnerà uno spartiacque importante per la sopravvivenza di molti animali. La Commissione europea è invitata a esprimersi su una risoluzione che vieterebbe l’uso di alcuni antibiotici per la cura degli animali, riservandoli unicamente al trattamento di determinate infezioni nell’uomo. Tutto questo per arginare il fenomeno dell’antibiotico resistenza (AMR). La Fnovi (Federazione nazionale ordini veterinari italiani) si è rivolta al presidente Draghi, al ministro della salute Speranza, al presidente del Parlamento europeo David Sassoli, segnalando il pericolo che si verrebbe a creare per la salute del comparto zootecnico, per gli animali da compagnia e per la sicurezza alimentare dei cittadini italiani ed europei.

La Commissione Europea e gli Stati membri hanno redatto un Atto delegato riguardante “i criteri per la scelta degli antimicrobici da riservare per il trattamento di alcune infezioni nell’uomo”, sulla base del parere scientifico dell’EMA (Agenzia europea dei medicinali), dell’EFSA (Autorità europea per la sicurezza alimentare), dell’OIE (Organizzazione mondiale sanità animale) e dell’OMS (Organizzazione mondiale sanità). I criteri previsti dalla proposta, che integra il Regolamento Ue 2019/6, sono tre: antimicrobico disponibile per le infezioni pericolose per la vita dell’uomo, trasferimento della resistenza dall’uso negli animali all’uomo e antimicrobico non essenziale per la vita degli animali, basandosi nel rispetto dell’approccio “One Health“, ossia il modello sanitario che vede indissolubilmente legate  salute umana, la salute animale e la salute dell’ecosistema.

La mozione contraria

Il 13 luglio 2021, il relatore tedesco Martin Hausling, del partito dei Verdi, assieme a un gruppo di parlamentari, in Commissione Envi (Commissione per l’ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare), ha prodotto una mozione per opporsi alla bozza dell’atto delega della Commissione (DEA 2021/2718) del 26 maggio, nel tentativo di proteggere l’uso dell’antibiotico nell’uomo e, a suo parere, limitare l’antibiotico resistenza. La proposta di risoluzione, che deve essere sottoposta al voto del Parlamento a metà settembre, propone di inserire tutti gli antimicrobici di massima priorità dell’Oms (macrolidi, fluorochinoloni e cefalosporine di 3° e 4° generazione) come riservati unicamente al trattamento di pazienti umani. Queste classi di antibiotici si usano in veterinaria per curare problemi respiratori, della pelle, problemi gastrici, peritoniti o infezioni gravi ai tessuti molli e altro ancora.

Cos’è la resistenza agli antimicrobici

La resistenza agli antimicrobici (AMR) è la capacità di un batterio di resistere all’azione di uno o più antibiotici, che prima erano invece in grado di trattare efficacemente le infezioni causate dalla sua presenza. È un meccanismo evolutivo naturale: il corredo genetico del batterio muta per proteggerlo dall’azione del farmaco. L’utilizzo degli antibiotici in medicina umana e veterinaria favorisce la selezione di microrganismi resistenti, per questo è necessario un controllo sul loro uso.

Secondo Fnovi, il divieto dell’uso degli antibiotici porterebbe effetti drammatici sulle terapie per la cura degli animali: molte infezioni batteriche non potranno più essere curate, con ripercussioni sulla loro salute e sulla sicurezza alimentare dei cittadini. Gli animali, da compagnia e del comparto zootecnico, contraggono infezioni che possono essere trattate solo con determinati antibiotici. Senza queste cure sono destinati a sofferenze e anche alla morte, uno scenario inimmaginabile per tutti ma ancor di più per chi ha sancito il Trattato sul funzionamento dell’Unione europea, che all’articolo 13, riconosce gli animali come esseri senzienti e sottolinea il bisogno di tenere conto pienamente delle esigenze connesse al loro benessere.

“Gli europarlamentari avranno la possibilità, tramite il loro voto contro la mozione Envi, di consentire anche in futuro cure efficaci per  gli animali – afferma Gaetano Penocchio, presidente Fnovi – L’approccio One Health, richiamato anche nel recente G20 dei Ministri della Salute come un concetto determinante per la nostra salute e il nostro benessere, deve essere rafforzato e realmente applicato: gli antibiotici devono essere utilizzati in modo razionale per mantenere la loro efficacia e per arginare l’AMR, come garantisce il Regolamento sui farmaci ad uso veterinario che entrerà in vigore il prossimo gennaio e che sarà il più stringente al mondo”.

E poi aggiunge: “Ignorare l’importanza la salute e il benessere degli animali, contro ogni evidenza scientifica e ogni principio dell’UE, non porterà alcun vantaggio alla salute delle persone e di certo determinerà inutili sofferenze agli animali ammalati. L’AMR si contrasta con la collaborazione e la condivisione delle buone pratiche, con l’onestà intellettuale e le conoscenze scientifiche”.

Senza contare che il rapporto di tre agenzie europee (Efsa, Ema ed Ecdc) indica un calo significativo nell’uso dell’antibiotico in veterinaria (oltre il 30 % e in alcune specie di animali anche oltre il 70%), tra l’altro ora ben tracciabile grazie all’uso della ricetta elettronica.

Combattere l’AMR

La resistenza antibiotica (AMR) è un problema complesso a livello scientifico: i microrganismi si adattano con facilità e la resistenza che si genera ha una gran capacità di diffusione. Tutto questo però si rallenta solo con il coinvolgimento della realtà umana, animale e ambientale insieme, non può essere legato al divieto di utilizzo degli antibiotici per gli animali. La lotta deve basarsi su una scientifica razionalizzazione del loro utilizzo e quelli che non potranno essere impiegati in veterinaria dovranno essere individuati attraverso dati scientifici sui cui basa la categorizzazione Ameg dell’Ema.

Sono molte le strade che si possono seguire in parallelo a quella scientifica per arginare il fenomeno: già nel 2006, con il regolamento CE 1831/2003 sugli additivi destinati all’alimentazione animale, è arrivato il divieto di utilizzo degli antibiotici come promotori di crescita. Se poi ci fossero controlli accurati sugli allevamenti per evitare quelli intesivi, sull’uso – soprattutto fuori Europa – degli antibiotici non per curare ma per prevenire le malattie, se si limitasse il consumo di carne e si seguissero le regole, nessun animale probabilmente dovrebbe rinunciare al diritto di essere curato, sia esso uomo, cane, cavallo, gallina, maiale, mucca o altri ancora.



www.repubblica.it 2021-09-10 05:54:00

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