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Dal vaccino che «non protegge» alle varianti «colpa dei vaccinati»: le risposte dell’…

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«L’articolo 32 della Costituzione riconosce il diritto a rifiutare di farsi iniettare un siero sperimentale o una medicina se non si vuole. L’idea che se ci vacciniamo tutti si distrugge un virus che cambia continuamente è una illusione, meglio le cure domiciliari».
Tutti i dati raccolti in Italia come negli altri Paesi stanno confermando che i vaccini hanno una buona efficacia nel prevenire l’infezione e le forme più gravi della malattia. Tutti i numeri sull’efficacia vaccinale sono aggiornati settimanalmente dall’Iss nel documento esteso. I vaccini COVID-19 non sono più sperimentali, ma sono regolarmente autorizzati per il commercio. Anche il Tar del Friuli Venezia Giulia il 10 settembre 2021 ha chiarito che i quattro prodotti ad oggi utilizzati nella campagna vaccinale sono stati invece regolarmente autorizzati dalla Commissione, previa raccomandazione dell’Ema, attraverso la procedura di autorizzazione condizionata (c.d. CMA, Conditional marketing authorisation), disciplinata dall’art. 14-bis del Reg. CE 726/2004 del Parlamento Europeo e del Consiglio e dal Reg. CE 507/2006 della Commissione. Si tratta di un’autorizzazione che può essere rilasciata anche in assenza di dati clinici completi, «a condizione che i benefici derivanti dalla disponibilità immediata sul mercato del medicinale in questione superino il rischio dovuto al fatto che sono tuttora necessari dati supplementari». Il carattere condizionato dell’autorizzazione non incide sui profili di sicurezza del farmaco poiché garantisce che il vaccino approvato soddisfi i rigorosi criteri Ue di sicurezza, efficacia e qualità, e che sia prodotto e controllato in stabilimenti approvati e certificati in linea con gli standard farmaceutici compatibili con una commercializzazione su larga scala. Inoltre, la CMA non comporta che la stessa debba essere considerata un minus dal punto di vista del valore giuridico, ma impone unicamente al titolare di «completare gli studi in corso o a condurre nuovi studi al fine di confermare che il rapporto rischio/beneficio è favorevole».

«Mi dovete spiegare a che serve vaccinare obbligatoriamente tutti se questo vaccino non immunizza e comunque puoi contagiarti, contagiare e finire in ospedale e terapia intensiva».
È possibile che un vaccinato si contagi perché, come per tutti i vaccini esistenti, l’efficacia anche se molto alta non è del 100%, e ci possono essere quindi i cosiddetti «fallimenti vaccinali». Inoltre anche un soggetto che risponde al vaccino si può ritenere immunizzato solo dopo almeno una settimana dal completamento del ciclo. Un livello di copertura della popolazione alto nella popolazione minimizza il rischio di trasmissione tra individui suscettibili all’infezione. I dati provenienti dai Paesi con una campagna vaccinale avanzata, Italia compresa, hanno dimostrato che il vaccino protegge dalle conseguenze peggiori della malattia, dal ricovero al decesso, oltre 9 persone ogni 10 vaccinate. La vaccinazione riduce anche la capacità di infettare dei vaccinati. La ridotta circolazione del virus limita la possibilità che possano generarsi nuove varianti pericolose poiché queste mutazioni sono rarissime, ma si verificano in maggior numero dove c’è una alta replicazione del virus: quindi più casi ci sono, maggiori sono i rischi di nuove varianti pericolose. Anche se un vaccinato può andare incontro a ricovero, i dati italiani dell’Iss ci dicono che il rischio che accada a un non vaccinato è di circa 10-40 volte più frequente rispetto a un vaccinato (il valore è diverso in base all’età della persona).

«L’effetto paradosso legato al fatto che la maggior parte degli italiani è vaccinato ha senso se le proporzioni percentuali di vaccinati della popolazione e vaccinati ricoverati equivalgono. Ma non è così, i vaccinati sono il 60.4%, i ricoverati vaccinati l’85 90%»
Le percentuali da sole non consentono un confronto. È necessario tenere conto anche della numerosità della popolazione a cui appartengono: la popolazione dei non vaccinati è molto più ridotta della popolazione dei vaccinati quindi è necessario confrontare la proporzione di casi tra i non vaccinati con la proporzione di casi tra i vaccinati. Infatti, con l’espressione «paradosso vaccinale» si indica il fenomeno, comune a tutti i vaccini e dovuto al fatto che l’efficacia non è mai del 100%, per cui al crescere della copertura in una data popolazione aumentano i casi tra i vaccinati, che possono arrivare a superare quelli tra i non vaccinati nel numero assoluto anche se il rischio rimane ovviamente più basso nei primi. Ragionando per assurdo, se avessimo un vaccino efficace al 90% e vaccinassimo tutta la popolazione vedremmo solo casi (e quindi eventuali ricoveri e decessi) tra i vaccinati, derivanti da quel 10% non «coperto». Nel caso dei vaccini contro il Covid-19 l’effetto è visibile in diverse fasce di età, sia per l’infezione che per ricoveri e decessi. Ad esempio negli over 80 negli ultimi 30 giorni ci sono stati 638 ricoveri ordinari tra i non vaccinati e 1036 tra i vaccinati. Se si guarda però alle popolazioni di riferimento, quella dei non vaccinati è di 291.232 persone, quindi con 219 casi ogni 100mila, mentre quella dei vaccinati è di 4.157.813, quindi con 24 casi ogni 100mila. Il rischio è quindi quasi 10 volte maggiore nei non vaccinati.



www.ilsole24ore.com 2021-09-18 12:37:55

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