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Progetto “Digital Twin”: con i big data la sanità è più sostenibile

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VALORE per i cittadini, valore per i professionisti, valore per la politica che deve fare scelte in sanità. Questo possono costituire, tutti insieme, i dati e le informazioni prodotte ogni giorno dalle aziende sanitarie del nostro territorio, ma serve un sistema digitale efficiente che consenta di estrarre conoscenza. Riparte il ciclo di interviste di “Roche Now”, il talk dedicato alla medicina del futuro condotto da Ennio Tasciotti, scienziato ed esperto di biotecnologie mediche. Che in questa nuova “puntata” intervista Mattia Altini, presidente della Società italiana di leadership e management in medicina (SIMM) e direttore sanitario dell’AUSL Romagna, per capire in concreto in che modo i big data possano essere uno strumento per mettere il cittadino al centro. “Abbiamo bisogno che il cittadino sia al centro del sistema, abbiamo bisogno di prossimità, di servizi che siano inclusivi e raggiungano prima e meglio i destinatari”, afferma Altini, che ritiene che un sistema digitale possa essere la leva per raccogliere dai professionisti della salute quelle informazioni per gestire al meglio le patologie degli “utenti”.

Sanità, con i big data è più sostenibile


Un esempio è proprio quanto realizzato nell’AUSL Romagna. “In un territorio molto vasto, con moltissimi professionisti e tanti ospedali, siamo riusciti a mettere a sistema la possibilità che il paziente fosse inserito in modo inclusivo nei nostri servizi”, spiega Altini. “In altre parole abbiamo dato a tutti i professionisti che partecipano alla cura del paziente l’accesso a una cartella clinica informatizzata, che può essere consultata e modificata inserendo dati a ogni livello del percorso. Questa elaborazione l’abbiamo chiamata digital twin, gemello digitale”.

 

Con l’analisi e l’interpretazione dei dati è possibile incidere sul rendimento del percorso di cura e sulla sostenibilità del sistema, identificando le migliori pratiche, eliminando i tempi morti, gestendo il timing di cura. “In mancanza di analisi dei dati, non allineiamo ciò di cui abbiamo bisogno con le risorse che stiamo muovendo”, precisa Altini. Così, la stessa quantità di risorse impiegate può avere esiti ottimi, buoni o nulli a seconda delle tempistiche con cui una certa terapia viene applicata all’interno del percorso di cura. E per identificare la finestra terapeutica corretta, occorre un’analisi dei percorsi in termini di tempi e modi.

Nessun timore che big data e tecnologia spersonalizzino la medicina: cambieranno il modo in cui la sanità e i professionisti si relazionano al cittadino, lasciando anche più tempo e spazio per l’interazione umana.



www.repubblica.it 2021-10-04 15:44:55

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