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Smile-Xtra, la tecnica indiana che rinforza la cornea

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Miopia, astigmatismo e ipermetropia sono i difetti di refrazione più diffusi e ormai la chirurgia laser a femtosecondi è considerata una tecnica consolidata, per certi versi ‘antica’ perché l’innovazione in campo oculistico va avanti ed oggi sono disponibili anche nuove soluzioni. Le tecniche per la correzione dei difetti di refrazione sono uno dei temi protagonisti del XII Congresso Nazionale dell’Associazione Italiana dei Medici Oculisti (Aimo), in programma a Roma fino a sabato 2 ottobre.

L’intervento più utilizzato al mondo

La Lasik assistita da laser a femtosecondi (FemtoLasik) è la tecnica più antica e diffusa a livello mondiale per la chirurgia dei difetti refrattivi come miopia, astigmatismo e ipermetropia che vengono corretti attraverso un rimodellamento della superficie corneale. Negli Stati Uniti è la principale tecnica utilizzata nella chirurgia rifrattiva, così come a livello mondiale: su 10 interventi 8 sono eseguiti attraverso questa tecnica. “In Italia – ha spiegato Luigi Mosca, responsabile della Uos di Cornea e Chirurgia Rifrattiva della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli Irccs di Roma e referente scientifico di Aimo – si fanno ancora tante Prk, tecnica che consiste solamente nell’ablazione della superficie, ma in linea generale optiamo per una tecnica oppure per l’altra in base ai vari tipi e all’entità del difetto visivo”.

I nuovi laser a femtosecondi

Più recente è invece la tecnica chirurgica Smile assistita da laser a femtosecondi (FemtoSmile) indicata per la correzione di miopie medie e medio/elevate che permette un risparmio di tessuto e di fibre nervose e rispetta la stabilità biomeccanica della cornea, oltre ad avere un veloce recupero post-intervento. L’ultima arrivata è, infine, la Smile-Xtra, tecnica che abbina la Smile ad un crosslinking intraoperatorio allo scopo di rinforzare la cornea trattata e stabilizzare nel tempo i risultati ottenuti.

Quando è indicata la FemtoLasik

Con la FemtoLasik si possono correggere tutti i tipi di difetti, specialmente l’ipermetropia e l’astigmatismo. Inoltre, questo trattamento può essere utilizzato anche in tutti i difetti post-operatori, come per esempio dopo i trapianti di cornea, dove c’è un tessuto particolarmente difficile da maneggiare. “In questo caso l’intervento è ancora più sicuro – ha spiegato Mosca – perché la duttilità del femtolaser permette di gestire i diametri, le profondità e le geometrie dei tagli. L’unica cosa che non possiamo correggere è la presbiopia, perché al momento non esiste una tecnica efficace per ‘tornare indietro nel tempo’; però per correggere questo difetto esistono le lenti intraoculari multifocali che sono molto valide”.

Come si svolge

Un intervento di FemtoLasik dura in media circa 10 minuti. “Il primo taglio del laser a femtosecondi dura all’incirca dieci secondi, dopodiché c’è il sollevamento del flap superficiale, l’ablazione con il laser ad eccimeri e il riposizionamento del flap, quindi in totale l’intervento dura una decina di minuti”, ha detto Mosca, che ha poi sottolineato come la pandemia abbia “rallentato i ritmi nelle sale operatorie”, anche se “rispetto al passato facciamo in ogni caso molti più interventi e molto più agilmente, perché abbiamo meno complicanze e meno rischi”.

I rischi dell’intervento

La Lasik con femtolaser può comportare delle complicanze e dei rischi? “Ovviamente esistono, ma sono molto inferiori in quantità ed entità rispetto a quelle che si riscontravano in passato con la lama oscillante del microcheratomo”, ha risposto Mosca rassicurando i pazienti: “Tutti gli interventi di chirurgia refrattiva spaventano ed è comprensibile, ma oggi è proprio la sicurezza di una programmazione totalmente computerizzata, insieme ad una altissima precisione del laser, che deve renderli più tranquilli rispetto al passato, quando si utilizzava una ‘lama’ meccanica più grezza”. Il laser, dividendo i legami molecolari, consente tagli precisissimi e meno traumi sull’occhio stesso. “Quindi c’è massima sicurezza – ha aggiunto l’esperto. Grazie al femtolaser sappiamo perfettamente la profondità che raggiungiamo e siamo certi al 100% dello spessore corneale che lasciamo, con una netta riduzione della percentuale di complicanze intra e post-operatorie. Con il femtolaser il chirurgo è più sicuro del tessuto che manipola e quindi dell’intervento stesso”.

La tecnica indiana Smile-Xtra

Cosa aggiunge e quando è indicata la nuova tecnica Smile-Xtra? “Nella chirurgia refrattiva – ha spiegato al Congresso Marco Fantozzi, responsabile Centro laser Casa di cura San Rossore di Pisa – una delle complicanze più temute è l’ectasia corneale, cioè lo sfiancamento della cornea dopo un intervento, perché eliminando parti di cornea la stessa potrebbe indebolirsi. È così che ad un chirurgo indiano, Sri Ganesh, è venuta l’idea nelle cornee limite, quelle che non sono molto spesse e dove il rischio di ectasia potrebbe essere più elevato, di associare alla tecnica Smile, che conserva lo strato più duro della cornea, un crosslinking intraoperatorio. Il crosslinking del collagene ha dimostrato di essere una modalità efficace per rafforzare e stabilizzare la cornea nel cheratocono e nell’ectasia dopo chirurgia refrattiva corneale”. Ma che cos’è esattamente la Smile-Xtra? “Si tratta di un trattamento parachirurgico a bassa invasività – ha spiegato Fantozzi – che consiste in un rinforzo della cornea ottenuto mediante l’effetto combinato di una vitamina (la riboflavina) e raggi ultravioletti. Questa procedura ha lo scopo di compattare le lamelle corneali, quindi di indurire la cornea”.

Lo studio italiano

Partendo quindi dall’idea del chirurgo indiano, è stato condotto uno studio multicentrico (che ha coinvolto la Casa di Cura San Rossore di Pisa, l’Università La Sapienza di Roma e la University of California di San Diego) per verificare l’efficacia di questo trattamento nelle cornee borderline, cioè in quelle cornee in cui il rischio ectasico può essere più elevato rispetto alle cornee normali. “Dalla nostra casistica – ha spiegato Fantozzi – è effettivamente emerso che la Smile-Xtra non ha portato a ectasie corneali, dimostrandosi una procedura sicura ed efficace che può essere offerta ai pazienti. Chiaramente, per poter dare maggiore robustezza ai risultati, saranno necessari ulteriori studi e un periodo di follow-up maggiore di 24 mesi. Le premesse sono però promettenti, perché in effetti con questa procedura avviene un indurimento della cornea, che dovrebbe impedire l’evolversi di una ectasia posteriore”. Per avere delle risposte più certe è necessario un follow-up di almeno sette anni. “Le mie prime SMILE-Xtra risalgono al 2016, quindi occorreranno ancora un altro paio di anni – ha aggiunto Fantozzi- Le premesse sono però estremamente positive: l’associazione tra l’intervento SMILE e il crosslinking intraoperatorio diminuisce nettamente l’incidenza dell’ectasia post chirurgica”.

 



www.repubblica.it 2021-10-01 08:39:29

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