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Tumore al polmone, tutti i vantaggi della chirurgia robotica

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Poco invasivo, molto preciso, capace di raggiungere zone anatomiche particolarmente difficili da operare, di dare al chirurgo una visione del campo operatorio molto migliore, di recidere il tumore in modo da risparmiare il più possibile il tessuto sano. È l’identikit del sistema robotico Da Vinci Xi, introdotto due anni fa all’Ospedale San Raffaele per il trattamento delle patologie toraciche oncologiche e benigne. L’ultimo passo dell’evoluzione tecnologica che ha portato la chirurgia del torace a essere sempre più avanzata e a garantire ai pazienti una migliore prognosi: i pazienti con tumore al polmone allo stadio iniziale operati con la chirurgia robotica, infatti, ricevono un intervento piu radicale con un minor rischio di recidiva. L’ultima evidenza in questo senso viene da dal primo studio internazionale randomizzato che ha messo a confronto i risultati della chirurgia robotica con quelli della tradizionale chirurgia video-assistita: “se è vero che non ci sono differenze sensibili in termini di complicazioni, durata dell’intervento e della degenza post operatoria, con il robot riusciamo però a rimuovere un numero superiore di linfonodi toracici e quindi a eliminare la malattia in maniera più radicale”, spiega Giulia Veronesi, direttrice del programma strategico di chirurgia robotica toracica presso l’IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano, e firmataria dello studio pubblicato su Frontiers in Oncology.

Il sistema robotico è infatti un’evoluzione della video toracoscopia, che già permetteva di evitare l’apertura del torace, tramite strumenti chirurgici introdotto attraverso piccoli fori nel torace. “Rispetto alla toracoscopia, il robot permette di avere una visione tridimensionale del campo operatorio – ottenuta inserendo una telecamera di 8 millimetri – ottimizzando il dettaglio anatomico”, dice ancora Veronesi. “Negli altri tre fori si inseriscono gli strumenti che vengono controllati dal chirurgo seduto a una console grazie a joystick e pedali. I bracci robotici a cui sono connessi questi strumenti permettono una articolazione di movimento migliore di quella che abbiamo operando a torace aperto, con angolazioni ampie della punta degli strumenti così da poter arrivare in zone anatomiche difficili, per esempio per riuscire a isolare un piccolo vaso o un piccolo bronco segmentario riducendo al minimo i danni vascolari”.

La chirurgia robotica permette inoltre di ampliare le indicazioni e offrire a un numero maggiore di pazienti il beneficio di un approccio mininvasivo. Per esempio ai pazienti con tumore allo stadio avanzato già trattati con chemio e immunoterapia ai quali non si puo offrire la toracoscopia. “In questo senso il robot è davvero alternativo all’apertura del torace perché permette una radicalità oncologica superiore rispetto alla video-chirurgia con strumenti manuali ”, sottolinea Veronesi. Ma anche i pazienti con tumori molto piccoli, in cui la sfida è quella di dover risparmiare il tessuto sano: il robot consente ai chirurghi di essere più precisi e mirati, riuscendo a recidere masse sotto i due centimetri mantenendo quasi intatto il lobo polmonare . La chirurgia robotica diventa quindi lo strumento più appropriato per la risoluzione dei casi evidenziati dallo screening sui grandi fumatori. “I dati ci dicono che lo screening funziona e la comunità scientifica è ormai concorde sull’utilità di monitorare le persone a grande rischio di sviluppare tumore al polmone grazie alla Tac. E ora

l’innovazione tecnologica ci offre anche degli strumenti capaci di intervenire in maniera efficace e poco invasiva proprio su questi casi di tumore ai primi stadi. La scienza c’è ed è solida, aspettiamo adesso solo la politica”, conclude Veronesi.



www.repubblica.it 2021-10-07 12:00:00

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