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Covid 19: la pandemia e l’impatto sulla salute delle neomamme

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Vivere il tempo della pandemia è stata una prova. Difficile per tutti, ma ancora di più per le donne che stavano attraversando un periodo unico e speciale come la gravidanza. E’ ormai condiviso a livello internazionale che contrarre Sars-CoV-2 durante la gestazione pone le donne a maggior rischio per malattia da Covid e le complicanze da Long Covid. Ma quello che ancora non si sapeva è come il contesto pandemico – costellato da lockdown, limitazioni di movimento, ansia da clausura e controlli persi per timore dei contagi in ospedale – abbia influito sulla salute delle gestanti, e si sia riverberato su possibili esiti avversi in gravidanza.

A fare luce su questi aspetti è ora uno studio realizzato dal Dipartimento di Salute ambientale dell’Università di Boston, pubblicato su Jama Network Open, che ha analizzato i dati riguardanti quasi 153 mila parti avvenuti negli Stati Uniti durante la prima e seconda ondata pandemica, dall’inizio di marzo alla fine di dicembre 2020 (le informazioni sono state ricavate da un database che raccoglie le richieste di copertura delle spese mediche indirizzate alle assicurazioni sanitarie commerciali che negli Usa sono l’architrave del sistema di welfare).

I ricercatori hanno indagato le complicanze occorse durante i parti di epoca Covid, raffrontandole a quelle registrate l’anno precedente alla pandemia, nello stesso intervallo di tempo (per il periodo di riferimento sono stati valutati oltre 172 mila parti da marzo a dicembre 2019). E hanno scoperto che nelle ondate pandemiche è aumentato il rischio di diabete gestazionale (+12,5% sul numero di parti esaminati), seguito da quello di ipertensione gestazionale (+7,3%), di basso peso fetale (+6,9%) e di preeclampsia (+4%), una complicanza potenzialmente pericolosa sia per la mamma che per il bambino, che si associa a pressione alta e presenza di proteine nelle urine. Non è stato invece rilevato uno scostamento del rischio per quanto riguarda i bambini nati morti ed è stata individuata solo una modesta evidenza di un minor rischio di parto pretermine.

Lo studio è il più ampio e comprensivo realizzato finora circa l’impatto del Covid-19 sulle complicanze in gravidanza, e ha anche valutato nell’insieme gli esiti dei quasi 325 mila parti nei due periodi 2019 e 2020 considerati cumulativamente, evidenziando fra le complicanze più comuni della gravidanza la rottura prematura delle membrane (10,3% di tutti i parti analizzati), il diabete gestazionale (9,3%) e l’ipertensione gestazionale (8,5%).

Ci sono, tuttavia, dei limiti intrinseci all’indagine, come segnalano gli stessi ricercatori, perché mancano specifiche sull’età delle gestanti, ad esempio, si fa affidamento solo sui codici di copertura assicurativa per verificare le complicanze e non è nota l’incidenza dell’infezione da Sars-CoV-2 sulle donne in gravidanza prese in esame.

“Pur con tutti questi limiti, lo studio è interessante perché fotografa due serie storiche mettendo in fila grandi numeri – commenta Elsa Viora, ginecologa e presidente dell’Associazione Ostetrici e Ginecologi Ospedalieri Italiani (AOGOI) – e ci ricorda come la prevenzione delle complicanze della gravidanza si lega a molteplici aspetti, dall’alimentazione agli stili di vita, senza dimenticare le visite e i controlli lungo l’arco della gestazione”. Attenzioni che il disorientamento pandemico ha incrinato, se si pensa alla minore possibilità di accesso alle cure, ma anche alle generose licenze – a partire da quelle alimentari – che ci siamo concessi durante il confinamento domiciliare. “Il diabete, ad esempio, è emblematico dello stile di vita della futura mamma, e la prima cosa che viene da pensare leggendo i dati dello studio è che le donne siano state poco seguite, non cogliendo quei campanelli d’allarme come l’incremento di peso o la scarsa attività fisica che non vanno trascurati in gravidanza, periodo in cui la donna non deve “mangiare per due” o di più, ma meglio – sottolinea Viora – così il basso peso fetale, che correla anche con la condizione di ipertensione arteriosa della futura mamma (non è un caso che queste due complicanze riportino un’analoga percentuale di rischio nello studio), e ancora la preeclampsia, la complicanza più grave, ma la cui incidenza diminuisce proprio grazie ai controlli che consentono di seguire la donna con tutte le attenzioni”.

Riguardo invece al disagio psicologico, uno studio pubblicato sull’American Journal of Obstetrics & Gynecology ha confermato che eventi esterni e traumatici come la pandemia da Coronavirus possono innalzare il livello di stress, che influenza le interazioni neuroendocrine tra mamma e nascituro, oltre alla risposta immunitaria, e si può associare a complicanze della gravidanza.

Il Covid ha innescato profondi cambiamenti negli stili di vita, nella salute fisica e mentale, nell’offerta e nell’accesso ai servizi sanitari, evidenzia l’indagine dell’Università di Boston, e il loro impatto può essere letto in filigrana proprio nei numeri delle complicanze dei parti. Con un’avvertenza: queste conclusioni non possono essere generalizzate al di fuori dagli Stati Uniti. In Italia, ad esempio, gli ambulatori e consultori sono stati in gran parte chiusi a marzo 2020, ma dal mese successivo i servizi di percorso nascita e assistenza alle gravide sono stati riaperti nel rispetto delle normative. Nonostante ciò, come documentano alcuni studi su piccoli numeri, durante il periodo pandemico c’è stata una minore possibilità di accesso alle cure da parte delle donne in gravidanza.

“E’ difficile fare paragoni fra due mondi diversi, resta però un potente alert che questo studio ci trasmette: attenzione a non dare nulla per scontato – chiarisce Viora – Il percorso nascita, che garantisce visite e assistenza a tutte le donne, ha un ruolo irrinunciabile per assicurare la riduzione delle complicanze e il benessere delle donne, come avviene oggi. Ma se si arretra anche di poco nella garanzia di accesso alle cure, i traguardi che abbiamo raggiunto rischiano di andare perduti molto più rapidamente di quanto si possa immaginare”.



www.repubblica.it 2021-10-24 05:00:00

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