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Il Covid dopo due anni: ecco perché l’obbligo a vaccinarsi non è più un tabù

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Dopo quasi due anni di lotta contro il Covid sono poche le certezze. Solo due sembrano solide: la prima certezza è che il virus finora non ha cambiato il suo comportamento anzi e più contagioso di prima e non trova sufficiente difficoltà a circolare, la seconda certezza è che il vaccino funziona e argina i contagi ma soprattutto le forme gravi di Covid. Ecco perché tra gli esperti, di fronte a un virus che non sembra ancora diventare endemico, cresce la spinta verso l’obbligo a vaccinarsi. Almeno per alcune categorie e per chi lavora a contatto con il pubblico. Un obbligo cruciale anche per far decollare le terze dosi.

La quarta ondata e le terze dosi troppo lente

L’Italia è oggi all’inzio della quarta ondata con i contagi in crescita: ora bisogna capire quanto sarà alta questa onda. L’Italia ha sicuramente due punti di forza:  il numero importante di vaccinati e un comportamento ancora abbastanza responsabile su mascherina e distanziamento. Tra i punti di debolezza la grande disomogeneità tra le Regioni nel numero di vaccinati e nelle fasce d’età. Ma la battaglia contro il Covid è comunque ancora nel vivo, come dimostrano i numeri di altri Paesi europei alle prese con la recrudescenza del virus. Cruciale è ora proseguire con le terze dosi perché come si è visto in Israele la curva è stata di nuovo piegata in basso grazie al richiamo del vaccino e la stessa cosa sta accadendo in Inghilterra. E in Italia? la campagna delle terze dosi ha raggiunto 3 milioni di italiani, ma non procede alla velocità a cui dovrebbe in vista dell’inverno quando il virus sarà più insidioso.

Obbligo di vaccino per chi lavora a contatto con il pubblico

L’Italia (seguita poi da altri Paesi) ha introdotto per prima l’obbligo di vaccinazione (e non solo di green pass) per tutti gli operatori sanitari e il personale che lavora nelle Rsa. Ma crescono le voci favorevoli all’estensione dell’obbligatorietà del vaccino soprattutto ora che si deve entrare nel pieno della campagna delle terze dosi. «Sono favorevole all’obbligatorietà del vaccino, ma capisco che non è di facile applicabilità. È però intollerabile che non sia previsto per alcune categorie a partire da chi indossa una divisa o chi lavora a stretto contatto con il pubblico», ha detto al Sole 24 ore Guido Rasi, immunologo ed ex direttore dell’Ema, oggi consulente del commissario Figliuolo. Rasi è convinto che «chi è a continuo contatto con le persone deve avere l’obbligo a vaccinarsi: dall’’esercito e tutte le forze dell’ordine, ma penso anche a tutti i dipendenti pubblici, almeno a quelli allo sportello o a chi gestisce bar o ristoranti o lavora alla cassa di un supermercato».

Si parte con il nuovo obbligo per i sanitari

Un’estensione ampia dell’obbligo a vaccinarsi per ora non è all’ordine del giorno del Governo. Però lo potrebbe diventare presto di fronte a una escalation dei contagi e dei ricoveri e nel caso la campagna delle terze dosi vada troppo lenta. Di sicuro il Governo partirà molto presto prorogando l’obbligo per i sanitari visto che questo vincolo introdotto per legge vale solo per il primo round di vaccinazioni, come ha chiarito recentemente il ministero della Salute che ora appunto sta pensando seriamente a prorogare l’obbligo per i sanitari anche per la terza dose. Anche perché finora l’adesione alla nuova iniezione è stata piuttosto bassa: nonostante i dati siano in crescita – come segnala la Fiaso, la Federazione delle aziende sanitarie e ospedaliere – finora soltanto il 30% ha allungato il braccio per fare la terza dose nonostante siano trascorsi i 6 mesi di intervallo minimo e si cominciano a moltiplicare i contagi.



www.ilsole24ore.com 2021-11-15 05:53:58

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