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‘Ndrangheta: boss ‘arriviamo a casa come le raccomandate’ – Lombardia

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Procuratore di Milano, imprenditori costretti a esser complici

(ANSA) – MILANO, 16 NOV – “Noi siamo come le raccomandate,
arriviamo direttamente a casa”: così ha detto intercettata una
delle persone finite in carcere oggi nel blitz contro la
‘Ndrangheta, coordinato dalla Procura di Milano Firenze e Reggio
Calabria.
   
La frase che mostra “minaccia e autorevolezza” è stata citata
durante la conferenza stampa indetta a Milano per spiegare il
doppio aspetto della ‘ndrangheta, da un lato quella ‘2.0 società
per affari’ con imprenditori, come ha spiegato il procuratore
facente funzioni Riccardo Targetti, costretti a diventare
“complici e a fornirei l loro know-how” dall’altra la permanenza
degli aspetti della “tradizione” violenta delle cosche.
   
Nel filone lombardo della maxi inchiesta, contro la cosca
Molè risultano indagati anche l’ex sindaco di Lomazzo (Como)
Marino Carugati e anche un ex assessore della giunta che era
guidata dal primo cittadino, entrambi, tra l’altro, già
condannati per bancarotta. Lo ha precisato il procuratore
aggiunto della Dda milanese Alessandra Dolci nella conferenza
stampa in Procura a Milano. Dolci ha messo in luce i “rapporti”
tra il clan, attivo in Lombardia soprattutto tra le province di
Varese e Como, e “ex pubblici amministratori”, ossia i due
indagati. Gli affari della criminalità organizzata, comunque,
spaziavano in vari settori: da quello delle pulizie a quello dei
trasporti, senza dimenticare la ristorazione, e in tutti i campi
l’evasione fiscale. Nel caso della ristorazione, c’è l’esempio
di un ristorante milanese in un punto panoramico, gestito da una
società riconducibile agli indagati, dichiarato fallito “per
aver sistematicamente omesso il versamento delle imposte”.
   
(ANSA).
   

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