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La truffa dei guanti medici negli Usa: sporchi e colorati per sembrare nuovi

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Guanti medici usati, sporchi, alcuni macchiati di sangue – lavati e trattati con coloranti per farli sembrare nuovi. Un’inchiesta della Cnn durata mesi porta alla luce una truffa allarmante, che riguarda le importazioni di milioni di guanti sanitari contraffatti, spediti negli Stati Uniti dalla Thailandia.

La necessità impellente di questi dispositivi, durante tutta l’emergenza coronavirus, insieme al necessario rilassamento temporaneo di alcune norme sulla loro importazione (anche in Italia c’è stato questo allentamento), sono due elementi che hanno contribuito a creare un’occasione ghiotta per alcuni spregiudicati produttori. Il caso ci ricorda in qualche modo gli episodi delle mascherine non a norma, importate in Italia e in Europa dalla Cina con certificati falsi.

Mascherine, come riconoscere quelle di qualità. I guanti in nitrile, merce molto ambita

I guanti in nitrile sono “attualmente la merce più pericolosa sulla Terra”, secondo quanto riferisce alla Cnn Doug Stein, esperto di dispositivi di protezione individuale che li importa da oltre 30 anni dall’Asia. Sotto i riflettori ci sono i guanti in nitrile, e non quelli in lattice, il cui utilizzo in ambito sanitario è stato bloccato dalla Food and Drug Administration (Fda) statunitense, o quelli in vinile, di qualità leggermente inferiore ed impiegati principalmente in ambito industriale e nella produzione e distribuzione alimentare. Questi guanti vengono prodotti quasi esclusivamente nel Sud-est asiatico, in particolare in Thailandia.

Stati Uniti: il caso

Tutto inizia fra febbraio e marzo 2021, quando una compagnia statunitense avvisa le autorità, e in particolare la Fda, di aver ricevuto guanti scadenti, riciclati e alcuni visibilmente sporchi – di segni di penna o tracce di sporcizia – da un’azienda thailandese. Contattando chi li aveva importati negli Usa, molti importatori non hanno risposto. Uno di loro ha però dichiarato di non essere riuscito a venderli alle compagnie sanitarie, come inizialmente pianificato. I guanti sono stati ridistribuiti a prezzi ribassati a stabilimenti per la produzione alimentare, ristoranti e hotel.

Come racconta il Ceo della compagnia americana che ha denunciato il caso, i documenti che accompagnavano i guanti, con rapporti di ispezione svolti da compagnie indipendenti, indicavano che i guanti erano nuovi e incontaminati. Ma questi documenti erano falsi. Il Dipartimento della Sicurezza interna statunitense conferma che è in corso un’indagine criminale.

La Fda ha bloccato, a livello portuale, tutte le merci provenienti dall’azienda thailandese in questione. Anche la Fda thailandese si sta muovendo e ha compiuto varie irruzioni all’interno di questa compagnia, sgomberando la sede, con investigazioni e sequestri di materiali. Il proprietario è stato arrestato ma di fatto la compagnia non è stata chiusa, e il vicesegretario generale della Fda thailandese Supattra Boonserm indica che si è semplicemente spostata, dato che le autorità hanno poi fatto irruzione in una struttura simile. Insomma, questo “circo dei guanti” non è finito, anche perché la richiesta rimane alta.

La truffa sembra avere dimensioni gigantesche e l’esperto Doug Stein ritiene che potrebbe esserci un giro di miliardi di dollari. Certamente il caso riguarda decine di milioni di guanti e il timore di Stein è che qualche confezione abbia realmente raggiunto medici e pazienti, sperando sempre – cosa che non sappiamo con certezza – che non abbia danneggiato nessuno.

Un giro di miliardi di dollari. Urge rendere più severi i controlli

Da tempo l’esperto fornisce consigli professionali a venditori e compratori, mettendoli in guardia da possibili truffe, per cui il sospetto deve scattare già semplicemente dal costo, quando i prezzi sono piuttosto bassi. La Fda, che ha adottato misure specifiche per migliorare i controlli, ricorda e rimarca che è possibile importare i dispositivi con un rilassamento delle norme – che in assenza dell’emergenza sono più rigide e danno luogo a passaggi burocratici più lunghi – a patto di verificare che siano conformi agli standard e inoltre che ci sia l’etichettatura obbligatoria.

Come nel caso delle mascherine, per cui gli esperti ci hanno illustrato l’essenzialità della presenza di specifiche diciture, qualcosa di simile vale anche per i guanti (rispondenza alla normativa UNI EN 420 e ad altre norme). E in ogni caso, come spiega Stein, già il fatto che questi dispositivi destinati agli Usa fossero impacchettati in scatole in lingua straniera avrebbe dovuto far suonare un campanello d’allarme. In attesa di avere altre informazioni ed eventualmente anche dati più precisi sulle cifre restiamo tutti – importatori, acquirenti e utilizzatori finali – con gli occhi ben aperti.



www.repubblica.it 2021-11-17 15:30:00

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