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Adolescenti, un’altra conferma: il vaccino previene anche l’infezione da Delta

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Pfizer è efficace contro la variante Delta anche negli adolescenti. Con la pubblicazione dei dati dell’ultimo studio osservazionale condotto da un team internazionale della Harvard School of Public Health di Boston e del Clalit Research Institute di Tel Aviv, non ci sono più dubbi a riguardo: il vaccino a Rna si è rivelato efficace al 90% nel prevenire l’infezione con la variante Delta, ostacolando di fatto il contagio e la diffusione del virus fra adolescenti.

La Food and Drug Administration statunitense ha approvato lo scorso maggio l’uso d’emergenza di Pfizer nei ragazzi a partire dai 12 anni, ampliando poi la raccomandazione a partire dai 5 anni. Raccomandazione che ieri ha ribadito anche Ema, l’agenzia europea. La somministrazione nei giovani era partita prima che Delta diventasse il ceppo dominante della sindrome respiratoria acuta grave da coronavirus e quindi “erano necessarie ulteriori prove sull’efficacia del vaccino tra gli adolescenti, in particolare contro questa variante”, scrivono i ricercatori.

Lo studio è stato pubblicato ieri sulla rivista scientifica New England Journal of Medicine del Massachusetts Medical Society e ha avuto da subito grande eco, amplificato dalla notizia dell’approvazione da parte dell’Ema della somministrazione di Pfizer nei bambini a partire dai 5 anni in tutta Europa in quanto “i benefici superano i rischi”. “Negli adolescenti il vaccino è efficace al 90% contro l’infezione (non la malattia) in presenza di variante Delta. Alla faccia di chi dice che il vaccino non ostacola il contagio”, ha commentato il virologo Roberto Burioni su Twitter, pubblicando la tabella con le percentuali di efficacia pubblicate dai ricercatori.

“Abbiamo utilizzato i dati del Clalit Health Services, la più grande organizzazione sanitaria in Israele, per condurre uno studio di coorte osservazionale che ha coinvolto adolescenti tra i 12 e i 18 anni che non avevano avuto una precedente infezione da Sars-Cov-2, vaccinati tra l’8 giugno e il 14 settembre 2021 – spiega l’autore Ran Balicer – . Secondo il sequenziamento dei campioni ottenuti da persone infette, eseguito dal Ministero della Salute israeliano, la variante Delta era responsabile di oltre il 95% delle nuove infezioni nella popolazione generale in Israele”, il che lo rende un campione rappresentativo a livello mondiale, ovunque la Delta si sia ampliamente diffusa.

Di 184.905 adolescenti vaccinati, 130.464 hanno soddisfatto i requisiti di idoneità e 94.354 di questi sono stati abbinati con successo a un equivalente gruppo di controllo non vaccinato, permettendo così di calcolare la percentuale di efficacia. “Il follow-up mediano è stato di 27 giorni dopo il basale, ovvero la somministrazione della prima dose tra i soggetti vaccinati. Le curve per l’infezione da Sars-Cov-2 in entrambi i gruppi erano simili nei primi giorni, dopodiché l’incidenza ha iniziato a salire nel gruppo vaccinato, passando dal 59 al 90% di efficacia contro l’infezione. L’efficacia stimata del vaccino contro il Covid-19 sintomatico è salita invece dal 57% dei primi 14 giorni al 93% dopo la seconda dose”. Dati che rispecchiano i risultati di un altro studio americano sugli adolescenti contro l’infezione sintomatica da varianti non Delta, così come i dati di efficacia di Pfizer contro le varianti negli adulti.





www.repubblica.it 2021-11-26 06:00:00

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