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Osteopenia meno grave post menopausa

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La perdita di densità ossea è un fattore biologico che accompagna ogni donna a partire dai 30 anni. Sinora si pensava che durante la menopausa il problema si potesse aggravare più rapidamente a causa del declino ormonale, aumentando così i casi di osteoporosi. Ma l’osteopenia dopo la cessazione delle mestruazioni è significativamente inferiore a quanto sinora ipotizzato.

La buona notizia arriva dalla Finlandia, dove si è appena concluso il più lungo e importante follow-up sinora svolto sui cambiamenti nella densità minerale delle donne che, di fatto, dimezza le percentuali di riduzione ossea attesa.

Lo studio “Osteoporosis Risk Factor and Prevention” è iniziato nel 1989 con un sondaggio sulla salute che è stato inviato a tutte le donne di età compresa tra 47 e 56 anni che vivono nella regione di Kuopio, in Finlandia orientale, ed è attualmente in corso. Sono 14200 le donne che ogni cinque anni rispondono al sondaggio e 3000 le volontarie che si sottopongono alle misurazioni della densità minerale ai raggi X. I risultati del follow-up a 25 anni dal primo studio del 1993 sono stati ora pubblicati sulla rivista scientifica americana Journal of Bone and Mineral Research, svelando che “la situazione post menopausa è decisamente meno grave di quanto si potesse pensare”.

Mentre sinora si era stimato che il tasso di perdita ossea al collo del femore potesse essere superiore del 20%, lo studio finlandese ha dimostrato che nella realtà la perdita è stata fra il 7,4 e l’11,1%. “La terapia ormonale sostitutiva si è dimostrata molto efficace”, al contrario dei “supplementi a base di vitamina D e calcio, così come l’uso dei corticosteroidi, che non hanno portato a miglioramenti”. “Anche il fumo e l’alcol non hanno mostrato alcun significato statistico per il tasso di perdita ossea annuale – scrivono i ricercatori –, mentre l’aumento di peso durante il follow-up ha confermato la sua azione protettiva”.

L’osteoporosi è la malattia metabolica ossea più comune al mondo. Solo in Italia si stima che siano 5 milioni le persone che ne soffrono, di cui l’80% sono donne in post menopausa. La fragilità ossea accomuna il 23% delle donne con età superiore ai 40 anni e il 14% degli uomini over 60 anni, con numeri in crescita. “Si verifica più comunemente nelle donne a causa dei cambiamenti ormonali legati alla fertilità e per una serie di fattori di rischio, come un basso indice di massa corporea, l’età e l’utilizzo a lungo termine di farmaci che influiscono sulle ossa”, spiega l’autore principale, Joonas Sirola, ortopedico del Kuopio University Hospital. “Precedenti studi hanno dimostrato che la perdita ossea aumentava con l’arrivo della menopausa per poi diminuire in età avanzata. Tuttavia sinora non erano mai stati svolti studi osservazionali di oltre 15 anni”.

Questa importante mole di dati ha permesso ora di verificare che fortunatamente “la diminuzione media della densità minerale ossea è decisamente inferiore rispetto a quanto ipotizzavamo e sorprendentemente abbiamo scoperto che sono molto pochi i fattori di rischio che influenzano direttamente questo problema”, conclude Sirola. Insomma, “questo studio getta nuova luce sull’osteoporosi e cambia definitivamente la nostra comprensione sulla perdita ossea nelle donne anziane”.

Come ricorda il Ministero della Salute, “le fratture da fragilità possono avere importanti conseguenze sia in termini di mortalità che di disabilità, con elevati costi sanitari sociali”. La mortalità da frattura del femore “è del 5% nel periodo immediatamente successivo all’evento e tra il 15 e il 25% a un anno. Nel 20% dei casi si ha la perdita definitiva della capacità di camminare autonomamente e solo il 30-40% dei soggetti torna alle condizioni precedenti”.
Fra meno di cinque anni saranno disponibili i dati raccolti per i 30 anni di follow-up sulle donne finlandesi, nella speranza di capire cosa effettivamente predispone maggiormente alcune all’osteoporosi, a partire dall’alimentazione.

 



www.repubblica.it 2021-12-07 11:29:18

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