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“Cocktail” di tre farmaci per il tumore della prostata metastatico

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PER alcuni pazienti con un tumore della prostata metastatico, la combinazione di tre farmaci può contribuire ad aumentare l’aspettativa di vita. Secondo i risultati di uno studio clinico appena concluso (Arasens), infatti, l’aggiunta del farmaco darolutamide alla terapia standard – con chemio e terapia ormonale (o, più correttamente, di deprivazione androgenica, ADT) – ha dimostrato di aumentare la sopravvivenza generale.

Il tumore della prostata ormono-sensibile metastatico

Quello della prostata è il secondo tumore per incidenza nella popolazione maschile in tutto il mondo. Si stima che, nel 2020, nel mondo, 1,4 milioni di uomini abbiano ricevuto una diagnosi di tumore della prostata e circa 375 mila uomini siano deceduti a causa di questa patologia. Al momento della diagnosi, la maggior parte degli uomini presenta una malattia localizzata, limitata cioè alla ghiandola prostatica, che può essere trattata con la chirurgia curativa o la radioterapia. Quando la malattia ritorna e si diffonde ad altri organi, o quando (in circa il 5% dei casi) si presenta già metastatica alla prima diagnosi, trattandosi di un tumore ormono-sensibile, la cura è di tipo ormonale: ossia con la terapia di deprivazione androgenica (ADT) o la combinazione di chemioterapia con docetaxel e ADT.

La ricerca di nuove strategie per rallentare la progressione

Nonostante questi trattamenti, la maggior parte dei pazienti con tumore della prostata ormono-sensibile metastatico progredisce, sviluppando il tumore della prostata resistente alla castrazione (CRPC), una malattia con sopravvivenza limitata. E’ quindi fondamentale che siano disponibili altri farmaci orali ad azione anti-androgenica che possano ritardare la comparsa di malattia resistente alla castrazione. Tra questi vi è darolutamide, già approvato anche in Italia per i pazienti con tumore della prostata resistente alla castrazione non ancora metastatico, ma a rischio elevato di sviluppare metastasi.

Lo studio Aranses ha coinvolto oltre 1.300 pazienti con nuova diagnosi di malattia metastatica, divisi in due gruppi: un braccio ha ricevuto la terapia standard, mentre l’altro ha ricevuto la terapia standard più darolutamide. “Per i pazienti con tumore della prostata ormonosensibile metastatico, si avverte una significativa esigenza di nuovi approcci terapeutici che migliorino i risultati dei trattamenti”, dice Scott Z. Fields, Vice President Senior e Head of Oncology Development di Bayer Pharmaceutical Division: “Siamo particolarmente grati ai pazienti e ai ricercatori per aver partecipato a questo importante studio e siamo impazienti di presentarne i risultati completi in un prossimo convegno”.

Cos’è darolutamide e come funziona

Dal punto di vista farmacologico, si tratta di un inibitore orale del recettore degli androgeni (ARi) con una struttura chimica peculiare: si lega al recettore degli androgeni con un’elevata affinità e mostra una forte attività, inibendo la funzione del recettore e la crescita delle cellule di carcinoma prostatico. La ridotta penetrazione della barriera ematoencefalica spiegherebbe la limitata incidenza globale di eventi avversi correlati al sistema nervoso centrale (CNS) rispetto a placebo e il miglioramento significativo della memoria verbale, come osservato in precedenti studi clinici. La molecola è in fase di valutazione anche per altri stadi del tumore della prostata.



www.repubblica.it 2021-12-14 16:07:25

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