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Uber: 100 rider parti civili in processo Milano a manager – Lombardia

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Imputata accusata di caporalato. Lavoratori chiedono i danni

(ANSA) – MILANO, 17 DIC – Sono un centinaio i rider ammessi
come parti civili, per gli eventuali risarcimenti danni, nel
processo milanese a carico della manager di Uber (sospesa)
Gloria Bresciani accusata di caporalato a seguito dell’inchiesta
del pm Paolo Storari che aveva portato pure al commissariamento,
il 29 maggio del 2020, della filiale italiana di Uber.
   
Amministrazione giudiziaria revocata lo scorso marzo dai giudici
della Sezione misure di prevenzione dopo il riconoscimento del
percorso “virtuoso” intrapreso dalla società.
   
Oggi nella seconda udienza del dibattimento, dopo che in fase
di udienza preliminare e poi all’inizio del processo in corso
avevano chiesto di entrare in totale oltre 60 rider, si sono
presentati come parti civili altri 35 fattorini, che fanno le
consegne di cibo a domicilio. E, rappresentati da una serie di
legali tra cui l’avvocato Giulia Druetta, sono stati tutti
ammessi dal giudice della nona penale Mariolina Panasiti. Una
ventina erano anche presenti in aula stamani, mentre all’esterno
del Palazzo di Giustizia di Milano si è svolto un presidio con
una cinquantina di lavoratori.
   
Come emerso dall’inchiesta del Nucleo di polizia
economico-finanziaria della Gdf milanese, i rider venivano
“pagati a cottimo 3 euro”, “derubati” delle mance e “puniti” con
decurtazione dei compensi se non stavano alle regole. Prossima
udienza del dibattimento il 25 febbraio. Il 15 ottobre nel
processo abbreviato il gup Teresa De Pascale, oltre a condannare
Giuseppe Moltini, uno dei responsabili delle società di
intermediazione coinvolte nell’inchiesta, aveva anche deciso di
convertire il sequestro di circa 500mila euro in contanti in un
risarcimento da 10mila euro a testa per i 44 fattorini parti
civili e da 20mila euro per la Cgil, altra parte civile. (ANSA).
   

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