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Covid, troppi i milioni non vaccinati. Pensiamo all’obbligo per gli over 18

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La situazione attuale in Italia non è certamente paragonabile a quella vissuta nello stesso periodo dello scorso anno, né a quella dei restanti Paesi europei. Tale migliore condizione è effetto dell’efficacia del vaccino e della maggiore adesione osservata in Italia rispetto al resto d’Europa.

Tuttavia è evidente l’insorgenza di una quarta ondata, con un peggioramento osservabile di tutti gli indicatori (cfr variazione percentuale di nuovi casi, di morti, di ricoveri in terapia intensiva e in area medica, etc.), probabilmente dovuto alla permanenza in luoghi chiusi nonché alla riduzione (il cd waning) dell’efficacia protettiva del vaccino.

La vaccinazione (al 07/12, 45.809.339 persone hanno completato il ciclo vaccinale, 1.625.497 sono in attesa di seconda dose e 9.135.126 hanno ricevuto la dose booster) ha evitato, almeno finora, di inasprire nuovamente le restrizioni e una probabile strage causata dalla diffusione della variante Delta, salvando circa dodicimila vite fino a giugno u.s. e ha permesso di riprendere circa la metà dei contatti sociali esistenti prima dell’emergenza Covid.

Di tutto ciò ha potuto “gratuitamente” (senza, cioè, aver dato alcun contributo) fruirne anche la purtroppo vasta (ca 6.5 milioni di cittadini candidabili alla vaccinazione), sebbene minoritaria, platea di no-vax, che, al contrario, ha minato e continua a minare l’efficacia della campagna vaccinale e la possibilità di tornare ad una vita normale.

Il Super Green Pass

Gli obiettivi attuali sono sostanzialmente due: ridurre il più possibile il numero di soggetti non vaccinati e garantire ai 45 milioni di vaccinati un rinforzo della protezione (la terza dose appunto). Riguardo al primo obiettivo, sono stati recentemente adottati dei provvedimenti, quali il cosiddetto Super Green Pass, che hanno certamente dato un nuovo impulso alla somministrazione di prime dosi. Tuttavia, mentre la campagna di terza dose procede a ritmo serrato (quasi l’80% di coloro i quali hanno completato il ciclo vaccinale da 6 mesi ha già ricevuto il richiamo, il 23% solo nell’ultima settimana, ad un ritmo quasi del 3,5% di soggetti “richiamati” al giorno), le prime dosi arrancano ad un misero 0.5% giornaliero (rispetto all’attuale platea di non vaccinati) coprendo nell’ultima settimana il 3,2% della platea.

Obbligo e sanzioni

Probabilmente questi numeri dovrebbero spingere a misure più decise (dall’obbligo esteso almeno agli over18 all’attribuzione di multe o costi a chi, dopo aver rifiutato il vaccino, si dovesse ammalare), considerando inoltre che sono tali soggetti a compromettere il controllo della pandemia, piuttosto che coloro i quali sono coinvolti nella campagna di terza dose.

In merito proprio a quest’ultimo aspetto, la posizione ufficiale è quella di definire la necessità di tale richiamo esclusivamente su base temporale: trascorsi 5 mesi dalla seconda dose è consigliato fare il richiamo. Tuttavia emergono diversi elementi interessanti volti all’ottimizzazione della campagna vaccinale con dose booster:

Lo studio

I risultati ottenuti in alcuni studi rigorosi e ben strutturati, infatti, potrebbero facilitare e supportare i decisori per definire una strategia quanto più efficace possibile e allo stesso tempo più sostenibile in termini di risorse finanziarie. In tale contesto si inseriscono perfettamente gli esiti di uno studio condotto tramite il metodo dell’Health Technology Assessment denominato Covidiagnostix, un progetto nato ad aprile del 2020 e finanziato dal Ministero della Salute con un bando di Ricerca Finalizzata, che ha appunto riguardato la valutazione dei test sierologici secondo la metodica dell’HTA (così come indicato, nell’aprile 2020, dalle linee guida sui test diagnostici per il Covid-19 della Commissione Europea). È stato recentemente presentato al XIV Congresso Nazionale SIHTA e al Forum Risk Management di Arezzo.

Vaccinare tutti

La conclusione ultima di Covidiagnostix, derivante dall’integrazione di tutti i parametri osservabili e misurabili (cioè sulla base dell’HTA) è riconducibile alla identificazione della strategia ‘Test&Vaccine’ (cioè far precedere alla terza dose un test sierologico quantitativo) come quella più performante rispetto alla strategia ‘Vaccine’, che prevede di vaccinare indistintamente l’intera popolazione individuata come target nello studio (cfr over 60, fragili e personale sanitario e sociosanitario).

Test sierologici prima del richiamo

Pur a fronte della assenza di una soglia anticorpale condivisa dalla comunità scientifica, la sola possibilità di definire un calendario differenziato sulla base dei risultati del test (un soggetto con 150 BAU/ml ha certamente più bisogno e con maggiore urgenza del booster di uno con 2000 BAU/ml), risulta essere la strategia ‘vincentè in grado di garantire una riduzione (%) delle morti più elevata (poiché verrebbero vaccinati prima i soggetti con protezione più bassa, garantendo di nuovo, velocemente, una copertura complessiva più robusta dell’intera comunità)  e una riduzione degli eventi avversi da terza dose (sebbene già rarissimi) come conseguenza del minor numero assoluto di soggetti destinati alla terza dose, permette di raggiungere il numero desiderato di vaccinati in tempi più brevi e utilizzando quote inferiori di dosi della supply complessiva, determinando un conseguente risparmio delle risorse sia in termini di numero di dosi che di migliore gestione finanziaria del budget.

Un risparmio economico

A seconda degli scenari (le cui variabili principali sono l’Rt del periodo, la capacità di somministrazione giornaliera e la disponibilità di dosi, il grado di adesione della popolazione) infatti l’ottimizzazione dei flussi finanziari potrebbe raggiungere alcune centinaia di milioni di euro, che si potrebbero successivamente tradurre in risparmi economici consolidati qualora il controllo e lo scemare della pandemia rendessero non più necessarie le somministrazioni posticipate in quanto non prioritarie.

* Giuseppe Banfi, Direttore Scientifico IRCCS Istituto Ortopedico Galeazzi, Milano – Principal Investigator progetto di ricerca Covidiagnostix; Pietro Derrico è ingegnere e docente all’Università di Trieste, Past President Società Italiana di Health Technology Assessment, Matteo Ritrovato, PhD, è segretario Comitato Tecnico Scientifico Società Italiana di Health Technology Assessment



www.repubblica.it 2021-12-17 13:17:01

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