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HPV: quanti tumori della gola si potrebbero evitare?

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VACCINANDO 8 adolescenti su 10 contro il papillomavirus umano, negli Usa si potrebbero prevenire negli uomini quasi un milione di casi di tumore dell’orofaringe nei prossimi 50 anni. Il calcolo, ottenuto con modelli matematici realizzati ad hoc sulla base delle caratteristiche del virus, lo hanno fatto i ricercatori dello Health Science Center dell’Università del Texas di Houston, che hanno pubblicato i risultati su The Lancet Regional Health-Americas. Lo studio texano è basato su dati e cifre statunitensi, è quindi una proiezione che vale, in termini di numeri assoluti, solo oltreoceano, ma il significato della ricerca è esportabile ovunque in termini di impatto della vaccinazione anti-Hpv sulla salute, sulla mortalità e sui decessi che si potrebbero evitare estendendo la platea dei vaccinati. 

Lontani dagli obiettivi

“Il nostro è il primo studio a sviluppare e convalidare un quadro completo di modelli matematici della storia naturale dell’infezione orale da HPV e della sua progressione verso il cancro dell’orofaringe”, ha spiegato l’autore senior Ashish A. Deshmukh, professore associato al Dipartimento di Management, Policy e Community Health e co-direttore del Center for Health Services Research della Health School of Public Health di Houston: “Il raggiungimento dell’obiettivo dell’80% della copertura vaccinale entro il 2025 e il suo mantenimento potrebbe portare alla prevenzione di 934.000 casi di tumore orofaringeo e all’eliminazione di questa forma di cancro entro la fine del 2070”. Ma l’attuale tasso di vaccinazione anti-HPV negli USA è al 54%, un valore – hanno calcolato i ricercatori – che, se fosse mantenuto stabile nel tempo, potrebbe prevenire entro la fine del secolo 792.000 casi di cancro, ma non portare all’eradicazione della malattia.

Agire subito

“Questo lavoro è un chiaro e importante promemoria del fatto che, per prevenire sofferenze evitabili e morte per cancro correlato all’HPV nel futuro, dobbiamo agire proteggendo gli adolescenti subito”, ha riassunto i risultati Gary M. Clifford, coautore dello studio e vice capo della Sezione diagnosi precoce, prevenzione e infezioni della IARC, l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro delle Nazioni Unite. Ma “subito”, in tempo di covid è concetto complicato. Durante il picco della pandemia, i tassi di vaccinazione contro l’HPV sono crollati di oltre il 50% negli Usa, un calo che, stando ai calcoli degli autori della pubblicazione,  potrebbe essere responsabile di 6.200 ulteriori casi di cancro orofaringeo maschile nel corso del secolo. Di qui l’invito ad aumentare la platea dei vaccinati: tranquillizzando i genitori sulla sicurezza delle vaccinazioni, aumentando l’impegno degli operatori sanitari nel raccomanderei l’anti-HPV e correggendo le false informazioni che corrono sul web. La scelta dell’età della vaccinazione (11-12 anni per femmine e maschi in Italia) non è casuale: l’obiettivo è di intervenire con l’immunizzazione prima dell’inizio dell’attività sessuale, visto che la via di trasmissione del virus è il contatto sessuale, vaginale anale o orale.

La situazione in Italia

Ogni anno nel nostro Paese quasi 6.500 casi di tumore sono riconducibili all’HPV: 2.365 alla cervice uterina, 1.200 alla vulva, 200 alla vagina, 300 all’ano, 500 al pene e 1.900 all’orofaringe (nei maschi e nelle femmine complessivamente): l’orofaringe rappresenta per gli uomini italiani la sede nella quale si sviluppa il maggior numero di tumori Hpv-correlati: il 40% per l’esattezza.

Contro il virus del papilloma umano abbiamo tre vaccini a disposizione, che rientrano nei Lea, i Livelli essenziali di assistenza: quello contro i ceppi 16 e il 18, che da soli sono responsabili del 70% circa dei casi di tumore della cervice nelle donne (ed è contro questi che è stato messo a punto il primo vaccino anti-HPV, disponibile dal 2006). Un quadrivalente che protegge anche contro i ceppi 6 e 11, associati al 90% dei casi di condilomi e, dal 2017, un terzo vaccino, detto 9-valente, che oltre che dai ceppi 6, 11, 16 e 18 protegge anche dai sierotipi 31-33-45-52-58. Questo vaccino potrebbe prevenire circa il 90% dei tumori dovuti all’HPV.

Come sono andate le cose da noi nell’annus horribilis della pandemia? Diciamo subito che già prima del Covid la copertura della vaccinazione contro l’HPV negli adolescenti si attestava al di sotto della soglia ottimale del 95% prevista dal Piano Nazionale di Prevenzione Vaccinale, ma la pandemia ha determinato ritardi nei programmi di vaccinazione, provocando un calo ulteriore: circa la metà degli adolescenti, oggi, anche a causa del Covid, nel 2020 non ha ricevuto la vaccinazione. Dai dati relativi all’anno scorso pubblicati dal Ministero della Salute di recente, risulta che la copertura vaccinale nelle ragazze nate nel 2007 è del 58% e nei ragazzi del 46%, e molto più bassa per la coorte del 2008 (30% per ciclo completo). Cosa significhi questo in termini di numeri assoluti di tumori evitabili e non evitati in futuro ancora non lo sappiamo.



www.repubblica.it 2021-12-23 11:23:54

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