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Linfoma, una nuova combinazione rallenta la malattia

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Una riduzione del 27% del rischio di progressione della malattia o di decesso rispetto allo standard di cura. Un risultato che nella cura del linfoma a grandi cellule B non si vedeva da vent’anni. Purtroppo, infatti, si tratta di un tumore che nel 40% dei casi dà recidive oppure non risponde più ai trattamenti; con una prognosi in questi casi infausta. Ma per le circa 150mila persone che nel mondo ogni anno sono colpite da questa malattia è arrivata una buona notizia dal 63° congresso dell’American Society of Hematology (Ash): la combinazione di polatuzumab vedotin (un anticorpo farmaco-coniugato diretto in modo specifico contro le cellule cancerose di tipo B) con la chemioterapia a base di rituzumab più ciclofosfamide, doxorubicina e prednisone (R-CHP) è più dell’attuale standard di cura di prima linea, che prevede la combinazione di rituximab più ciclofosfamide, doxorubicina, vincristina e prednisone (R-CHOP). Lo dimostra lo studio clinico di fase III Polarix, i cui risultati sono stati presentati al congresso e contemporaneamente pubblicati sul New England Journal of medicine. 

“Il linfoma a grandi cellule B è una malattia aggressiva e, nonostante i continui sforzi della ricerca, le novità terapeutiche sono state limitate negli ultimi 20 anni”, ha affermato Hervé Tilly, professore di Ematologia all’Università di Rouen e primo ricercatore di Polarix. “I risultati dello studio Polarix rappresentano un importante passo avanti che portano speranza alle persone che soffrono di questa malattia”. I risultati mostrano che la nuova combinazione è più efficace dello standard di cura nei pazienti non precedentemente trattati, cioè nel trattamento di prima linea, nell’evitare ricadute di malattia, progressione e morte. Il tutto con un profilo di sicurezza paragonabile a quello dello standard di cura.

Attualmente polatuzumab vedotin è indicato come opzione di trattamento a durata fissa dei pazienti con linfoma diffuso a grandi cellule B (DLBCL) recidivante o refrattario (R/R) non candidabili a trapianto ed è approvato in combinazione con bendamustina e rituximab per il trattamento del DLBCL R/R in oltre 60 Paesi del mondo, compresi quelli della UE e gli Stati Uniti. Roche continua a esplorare aree caratterizzate da bisogni insoddisfatti per i quali polatuzumab vedotin mostra il potenziale per offrire benefici, attraverso studi clinici che analizzano e indagano polatuzumab vedotin in associazione a soluzioni terapeutiche come gli anticorpi bispecifici CD20xCD3 mosunetuzumab e glofitamab, o in combinazione a rituximab, gemcitabina e oxaliplatino nello studio di fase III POLARGO.  



www.repubblica.it 2021-12-29 14:04:40

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