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Omicron: una buona e una cattiva notizia. Buca due dosi di vaccino Pfizer ma con la t…

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Dopo 2 dosi di vaccino Pfizer/BioNTech, l’attività neutralizzante contro il virus originario diminuisce di 4 volte nel periodo di 5 mesi (da 546 a 139) e contro Omicron solo il 30-37% dei campioni ha mostrato una neutralizzazione rilevabile. Sono i dati che arrivano da uno studio condotto dall’università di Colonia con altri atenei tedeschi, sottoposto a peer-review e accettato per la pubblicazione su ‘Nature Medicine‘. Studio che, però, porta anche una buona notizia: la dose booster ripristina una potente attività neutralizzante.

La ricerca sui vaccinati

L’analisi è stata condotta a 5 mesi dal ciclo vaccinale primario e un mese dopo il booster. Dopo 2 dosi di vaccino Pfizer/BioNTech, l’attività neutralizzante contro il virus originario era diminuita di 4 volte nel periodo di 5 mesi (da 546 a 139). Contro Omicron solo il 30-37% dei campioni mostrava una neutralizzazione rilevabile. “Lo studio è stato condotto su 170 soggetti di cui una parte vaccinati con tre dosi e alcuni non vaccinati”, spiega Filippo Drago, ordinario di farmacologia dell’Università di Catania e componente della task force sul Covid della Società Italiana di Farmacologia. “E’ stata fatta anche una simulazione che ha dimostrato che la variante Omicron mostra una distribuzione di modificazione di sequenze e di resistenza simili a quelle determinate in vitro con una forma modificata di proteina Spike”.

L’effetto positivo della dose di richiamo

Tuttavia, l’attività neutralizzante per Omicron è aumentata di oltre 100 volte dopo la dose di richiamo (raggiungendo quota 1.195 nell’indicatore utilizzato per misurarla), ed era rilevabile in tutti i partecipanti analizzati. Questa attività di neutralizzazione del siero contro Omicron in seguito all’immunizzazione di richiamo era “persino superiore ai titoli neutralizzanti” ottenuti contro il virus originario Wu01 dopo 2 dosi. “La cosa importante di questa ricerca – prosegue Drago – è che i soggetti con tre dosi di vaccino a mRna mostrano una resistenza da 30 fino a oltre 100 volte superiore rispetto a chi non ha fatto anche il richiamo”. E il virologo Carlo Federico Perno, direttore di microbiologia dell’Ospedale Bambino Gesù di Roma Perno aggiunge: “Se vogliamo vedere il bicchiere mezzo pieno osserviamo il fatto che chi si infetta prende la malattia in una forma molto lieve questo significa che due dosi producono un po’ di immunità ma non è stabile e quindi serve il richiamo con la terza dose”.

Una questione di quantità

Ma se Omicron riesce a ‘bucare’ due dosi di Pfizer perché la terza dello stesso vaccino dovrebbe riuscire a proteggerci? “Il dubbio è legittimo perché se fosse una questione di tipo di vaccino e ‘qualità’ di anticorpi neppure la terza o anche le eventuali successive dosi riuscirebbero a proteggerci dalla Omicron”, risponde Perno: “E’ piuttosto una questione di quantità di anticorpi: sappiamo che due dosi non bastano e servono più anticorpi per proteggerci. Un motivo in più per fare al più presto la terza dose senza indugi”.

La maturazione di affinità dei nostri anticorpi

A cosa è dovuta la maggiore protezione della terza dose? “La variante Omicron – risponde ancora Perno – ha caratteristiche diverse rispetto ai ceppi originari, quindi la sua struttura e anche la proteina Spike è ‘presa’ meno bene dagli anticorpi che vengono generati contro le altre varianti e sui quali è stato basato il vaccino. Insomma, si tratta di un virus un po’ diverso che quindi non è perfettamente aderente ai vaccini studiati in base alle altre varianti e ce ne accorgiamo anche perché si stanno infettando anche persone che hanno già avuto il Covid e questo è un fatto inusuale”. Concorda anche il professor Drago: “Il problema è che la Spike di Omicron diventa più resistente ai nostri anticorpi, ma la terza dose determina una maturazione di affinità dei nostri anticorpi naturali nei confronti del virus. Quindi le nostre difese diventano più affini e più potenti nel neutralizzarlo. E’ come se il nostro organismo imparasse con il tempo a riconoscere meglio il virus e ad attaccarlo”.

Omicron e l’effetto sui guariti

La ricerca ha analizzato anche gli effetti della variante Omicron sui guariti. E’ stato osservato che subito dopo l’infezione l’attività neutralizzante contro il virus originario era variabile da 37 a 11.008. Dopo una singola dose di vaccino si è avuto un forte aumento dell’attività neutralizzante (7.997 contro Wu01). Nessuna neutralizzazione o solo una debole risposta contro Omicron a una mediana di 12 mesi dopo l’infezione da Sars-CoV-2, ma una dose di vaccino ha indotto un forte aumento della risposta (da 8 a 1.549 un mese dopo l’iniezione).

Cosa sappiamo sugli altri vaccini

E gli altri vaccini utilizzati riescono a proteggere da Omicron? “Il Moderna – risponde Drago – è un vaccino molto simile al Pfizer e anche se non abbiamo ancora studi confermativi in teoria dovrebbe ‘comportarsi’ allo stesso modo. Per quanto riguarda quello di Astrazeneca paradossalmente sembrerebbe più efficace sulla variante Omicron ma non certo quanto la terza dose di Pfizer”. Intanto, Pfizer ha annunciato che in primavera sarà disponibile un vaccino anti Covid adattato alla variante Omicron del coronavirus pandemico. “Anche se arriverà un vaccino specifico – sottolinea Drago – a mio avviso la partita non è finita perchè dai paesi nei quali il tasso di vaccinazione è basso continueranno ad arrivare altre varianti”.

Più che vaccini ad hoc, servono i richiami

Sulla reale necessità di un vaccino anti-Covid modificato specificamente per la variante Omicron del Sars cov-2, comunque, ancora non c’è certezza al momento. “In realtà – afferma Perno – non sappiamo se sarà davvero necessario un vaccino specifico per Omicron perché al momento sappiamo che con tre dosi anche il vaccino che abbiamo già a disposizione è efficace. Piuttosto, dobbiamo entrare nell’ottica del richiamo ricordando che la terza dose non è specifica del Covid ma riguarda tutte le vaccinazioni. Quindi, a meno che il virus non sparisca del tutto siamo destinati a fare il ciclo completo”. E per i bambini che hanno appena iniziato a vaccinarsi? “Anche per loro bisognerà mettere in cantiere una terza dose a debita distanza dalle prime due effettuate in questo periodo”, conclude Perno. 

L’efficacia degli anticorpi monoclonali

La ricerca su Nature Medicine ha valutato anche l’attività neutralizzante dei monoclonali contro la variante Omicron e si è visto che è stata abolita in 7 anticorpi su 9. E questo, concludono gli autori, “può limitare le opzioni di trattamento per Covid-19 indotto da Omicron”. Cosa sappiamo al momento su questi farmaci considerati così promettenti? “Sotrovimab sviluppato da GlaxoSmithKline e Vir Biotechnology in monosomministrazione per via endovenosa dimostra efficacia contro Omicron e tra l’altro è in via di sviluppo anche una formulazione per via sottocutanea”, risponde Drago che aggiunge: “Sembrerebbe che gli anticorpi meno efficaci sulla variante Omicron siano casirivimab/imdevimab mentre Astrazeneca sta mettendo in commercio un nuovo anticorpo monoclonale somministrabile per via intramuscolare, tixagevimab/cilgavimab, che dovrebbe essere efficace anche contro questa variante”.



www.repubblica.it 2021-12-29 12:20:01

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