Tutte le notizie qui
Backaout
Backaout

Covid ha forte impatto su emicranici,ma ricerca non si ferma – Cefalea

27

- Advertisement -


(ANSA) – ROMA, 19 GEN – La pandemia Covid ha colpito in
maniera importante le persone con emicrania. Poco meno di un
emicranico su tre, il 30%, che aveva bisogno di un’assistenza
più assidua e controlli stretti, ha avuto problemi in questi due
anni di pandemia. Con i centri che hanno avuto difficoltà a
ricevere i pazienti, i medici dirottati ad altri reparti e lo
stato di depressione e ansia cresciuto in tutta la popolazione,
il disagio si è accentuato in coloro che hanno forma di
emicrania cronica e già ne soffrono in una percentuale del 30-40
per cento. Chi tra gli emicranici si è infettato poi, specie con
la variante Delta, ha avuto più mal di testa di prima e più
persistente e simile o in parte diversa da quella di cui già
soffriva.
   
A fare il punto è Cristina Tassorelli, presidente
dell’International Headache Society. L’ultima variante, Omicron,
ha portato in Paesi come la Germania uno stop delle visite,
mentre in Italia a seguito di quarantene e isolamenti i consulti
sono ‘a singhiozzo’ nei centri, prendendo come esempio quello di
Pavia diretto proprio dall’esperta, con molte più disdette di
qualche mese fa.
   
“Per una parte dei pazienti – rileva però Tassorelli – ed è
descritto in un lavoro che abbiamo pubblicato su Cephalalgia, ci
sono stati anche aspetti positivi: con lo smartworking sono meno
sotto pressione, gestiscono meglio la loro giornata. Insieme ad
aspetti negativi ve n’è quindi anche qualcuno positivo, relativo
ad esempio anche a un potenziale maggiore uso della
telemedicina”. “Fino ad ora l’abbiamo usata poco – prosegue –
perché non è riconosciuta e non è remunerata: con remunerata
intendo dire che c’è un contratto che mi assicura che ciò che
sto facendo posso farlo perché è negli ambiti normativi. Non
solo in Italia ma in generale, nell’ambito delle cefalee, la
telemedicina l’abbiamo usata troppo poco. La prima diagnosi,
certo, va fatta in persona, ma da lì in poi il paziente potrebbe
essere gestito in buona parte a distanza. Credo che questo
troverà sempre maggiore impulso”.
   
Su futuro delle cure, dalla presidente dell’International
Headache Society arrivano prospettive positive: nonostante le
difficoltà sperimentate dai pazienti, la ricerca non si è mai
fermata, anzi in questo periodo è molto attiva e diversi farmaci
saranno in futuro a disposizione dei pazienti per ampliare il
ventaglio di opzioni a disposizione. Per quanto riguarda i nuovi
farmaci, specifica l’esperta, “non sono in arrivo
nell’immediato, ma ci sono vari studi in fase avanzata”. “Vi
sono ad esempio delle molecole che sono simili come meccanismo
di azione agli anticorpi monoclonali e possono essere prese per
bocca, per la prevenzione degli attacchi – conclude – e anche
delle novità per il trattamento sintomatico, cioè quando
l’attacco è ormai in atto. Per questo ci sono due-tre molecole
nuove. Alcuni di questi farmaci sono già disponibili negli Usa e
gli studi che ne dimostrano l’efficacia sono già conclusi, per
cui arriveranno”. (ANSA).
   

RIPRODUZIONE RISERVATA © Copyright ANSA