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Emergenza in Ucraina, aiuti e risorse online per i pazienti oncologici

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Un’emergenza nell’emergenza. È quella dei pazienti oncologici ucraini costretti ad abbandonare le loro case e quindi le cure: dove troveranno assistenza? Chi garantirà loro di poter continuare a seguire i trattamenti? Quanti di loro non si presenteranno alle autorità sanitarie del Paese dove saranno ospitati?

Se oggi la priorità delle organizzazioni internazionali che si occupano dei rifugiati è quella di garantire loro un luogo sicuro e controllare le loro condizioni di salute di base, nei prossimi mesi ai rifugiati dovrà essere garantita una piena assistenza sanitaria, così come stabilito dalla normativa europea. Ecco perché fin d’ora c’è bisogno del contributo e dell’aiuto di tutti: oncologi, volontari, pazienti, istituzioni.

È l’appello arrivato dalla conferenza virtuale tenutasi il 18 marzo dall’Asco, l’associazione degli oncologi medici statunitensi, e dall’Organizzazione europea per il cancro (Eco) con oncologi in Ucraina, Polonia e Romania.

“Dal 24 febbraio, abbiamo visto l’arrivo di circa 3,3 milioni di rifugiati dall’Ucraina nei Paesi confinanti. Questo è probabilmente il più grande e rapido aumento della popolazione di rifugiati che l’Europa abbia mai sperimentato”, ha detto Richard Sullivan, Direttore dell’Institute of Cancer Policy del King’s College di Londra, e un membro del World Health Emergency Committee. “Anche se la guerra si fermasse domani, ci vorrà almeno un anno e mezzo per ricostruire il sistema di cure oncologiche in Ucraina. L’Europa deve quindi prendersi un vero impegno a medio e lungo termine nei confronti di questi pazienti”.

Non solo accogliere e portare nei centri oncologici i rifugiati quindi, ma anche garantire subito medicine e macchinari a chi non è potuto fuggire. E anche in futuro per ricostruire quello che, come sottolineato da Andriy Hrynkiv, chirurgo oncologo ucraino, è stato distrutto negli attacchi che hanno purtroppo colpito ospedali e ricoveri.

I Paesi confinanti, come Polonia e Romania hanno già organizzato sul territorio una rete di assistenza per accogliere i pazienti oncologici. “Dopohoma è una piattaforma online dove i rifugiati si possono registrare e trovare informazioni sulle cure mediche. Il nostro ospedale è vicino al confine quindi siamo in prima linea nell’accoglienza: ci siamo organizzati e abbiamo 6 dottori e 12 volontari che parlano russo o ucraino. Nelle prime due settimane di conflitto abbiamo registrato molti casi di richiesta di cure per il tumore al seno, perché chi scappa dall’Ucraina sono in maggioranza donne e bambini”, testimonia Nicoleta Antone, dell’Istituto di oncologia “Ion Chiricuta,” a Cluj-Napoca in Romania.

Per i rifugiati e per gli oncologi ucraini Asco ed Eco hanno prodotto e tradotto in ucraino e le lingue dei Paesi confinanti una serie di informazioni sulla gestione delle malattie oncologiche in tempo di guerra. Le risorse si possono trovare sul sito help. Tra gli aiuti offerti anche una linea telefonica per poter parlare con oncologi o psicologi. 
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“In Italia la rete si è già attivata e c’è piena disponibilità a dare tutto il supporto da parte dell’associazione che presiedo e degli oncologi medici come stiamo in parte già facendo con le associazioni locali”, ha dichiarato Saverio Cinieri, presidente nazionale dell’Associazione italiana di oncologia medica (Aiom). “Lo Stato si è attivato da subito, nel senso che nelle strutture sanitarie del Paese, compreso nel mio ospedale, sono arrivate le richieste per pazienti pediatrici, per terapia intensiva neonatale, centro ustioni, dialisi e oncologia”. 



www.repubblica.it 2022-03-21 10:27:28

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