Tutte le notizie qui
Backaout
Backaout

Covid: italiani identificano i fattori del rischio trombosi – Medicina

26

- Advertisement -


(ANSA) – ROMA, 23 MAR – Età superiore ai 70 anni, bassi
livelli di albumina ed elevati valori di D-dimero sono il mix di
fattori che identifica i pazienti Covid a maggior rischio di
trombosi venosa profonda, una delle gravi complicanze
dell’infezione da Sars Cov-2. A individuarlo è uno studio
italiano coordinato da Francesco Violi, professore emerito
dell’Università Sapienza di Roma, in collaborazione con Lorenzo
Loffredo, ordinario di Medicina Interna, Pasquale Pignatelli,
associato di Medicina Interna e Annarita Vestri, ordinario di
Statistica Medica, che è stato pubblicato su Thrombosis and
Haemostasis.
   
I pazienti Covid-19 hanno un elevato rischio di mortalità quando
la malattia si complica con una polmonite bilaterale ed è
necessaria la ventilazione meccanica. Una delle principali cause
di mortalità è l’elevato rischio di trombosi, che può
presentarsi sia nel distretto venoso (con trombosi venosa
profonda o embolia polmonare) sia in quello arterioso (con
infarto del miocardio o ictus). In particolare, coloro che
avevano una combinazione di età elevata (più di 70anni) bassa
albumina (<35 g/L) e D-dimero elevato (>2000ng/ml), avevano una
maggiore probabilità di trombosi. “Con in mano questo semplice
punteggio, è adesso possibile stabilire chi è a maggiore rischio
di trombosi e che ha necessità di un trattamento
anticoagulante”, dice Violi. Malgrado siano passati due anni
dall’inizio dell’epidemia Covid-19, c’è un dibattito se la
prevenzione di questi eventi trombotici vada fatta con una
terapia anticoagulante standard o con dosi profilattiche, cioè
basse dosi di anticoagulanti. Questo aspetto è rilevante in
quanto le basse dosi di anticoagulante, che a tutt’oggi sono la
terapia più usata, potrebbero essere insufficienti a ridurre il
rischio trombotico. Una risposta a questa seconda problematica è
stata fornita dallo stesso gruppo di ricerca in un lavoro
pubblicato su Haematologica, rivista ufficiale della Società
Europea di Ematologia, che ha comparato i due tipi di
trattamento. “Abbiamo dimostrato che le dosi standard di
anticoagulanti sono superiori alle dosi profilattiche nel
ridurre gli eventi trombotici senza aumentare il rischio di
emorragie serie, e rappresenterebbe, pertanto, un utile supporto
non solo per ridurre gli eventi trombotici, ma forse anche della
mortalità, che, purtroppo, rimane ancora elevata”, conclude
Violi. (ANSA).
   

RIPRODUZIONE RISERVATA © Copyright ANSA