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Afasia, che cos’è il disturbo di cui soffre Bruce Willis

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Non capire quello che viene detto e non riuscire a comporre frasi di senso compiuto è un grande limite per chiunque ne venga colpito ed in particolare per chi con le parole ci lavora come, per esempio, gli attori. Proprio per questo Bruce Willis ha dovuto annunciare il suo ritiro dal cinema. A soli 67 anni, l’attore americano è stato colpito da afasia, un disturbo del linguaggio che ha poi anche delle conseguenze a livello cognitivo.

Che cos’è l’afasia  

Una persona affetta da afasia non capisce quello che viene detto e non riesce a produrre frasi di senso compiuto tali da permettere la comunicazione. Non riesce a leggere, a scrivere, a fare i calcoli, perché la scrittura e le capacità aritmetiche sono connesse con la funzione del linguaggio.

Le cause

Spesso questo disturbo insorge dopo un ictus, un tema su cui aveva portato l’attenzione anche il giornalista Andrea Vianello proprio a seguito dell’ictus che lo aveva colpito. “Le malattie che più frequentemente provocano afasia – spiega Tiziana Rossetto, presidente della Federazione Logopedisti Italiani (Fli) – sono quelle vascolari e i traumi cranici, ma anche tumori, malattie infettive o altro possono colpire le aree del linguaggio.

Quanti ne soffrono

Si calcola che in un anno circa 120.000 persone in Italia siano colpite da ictus, di queste circa 40.000 presentano dei disturbi del linguaggio in fase acuta e almeno 15.000 presentano ancora degli importanti disturbi dopo un anno. Secondo i dati della Federazione Logopedisti Italiani, in Italia il numero di persone afasiche in seguito a malattie cerebrovascolari si aggira attorno a 150.000-200.000 con un’incidenza annua di 2 nuovi casi per 1.000 abitanti per anno; a queste si devono aggiungere i soggetti affetti da afasia in seguito a traumi cranici o altre malattie. L’afasia rappresenta una delle conseguenze dell’ictus maggiormente disabilitanti con un impatto devastante sulle attività della vita quotidiana, sull’autonomia, sulle relazioni.

Una malattia ‘silenziosa’

L’afasia è più frequente di altre malattie molto più note, ma se ne parla poco. “Questo silenzio – spiega Tiziana Rossetto – è in parte spiegabile se si pensa che gli afasici sono colpiti proprio nella loro capacità di esprimersi e non sanno raccontare cos’è la loro malattia. Le persone afasiche scompaiono perché non sono più in grado di interagire normalmente con i propri familiari, di reinserirsi nell’ambiente lavorativo. Spesso vengono esclusi o si auto-escludono dal proprio ambito sociale e rimangono isolate nella loro sofferenza”.

Come si può intervenire

L’afasia non è un disturbo statico e nei primi mesi dopo l’evento morboso si ha un certo recupero spontaneo. “Numerosi studi sperimentali – prosegue Rossetto – hanno dimostrato che l’unico trattamento efficace, anche se molto raramente risolutivo, è il trattamento logopedico, purché sufficientemente protratto e intenso. Una ricerca condotta sui servizi di riabilitazione in Italia ha purtroppo messo in evidenza il fatto che molto raramente il servizio offerto risponde alle richieste di intensità e durata necessarie ad ottenere un risultato significativo”.

 



www.repubblica.it 2022-03-30 18:23:31

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