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Una piattaforma digitale per combattere il tumore del fegato

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PER trattare al meglio i tumori del fegato in tutte le Marche, i medici delle équipe multidisciplinari si incontrano (anche) virtualmente, grazie alla piattaforma di telemedicina del Centro Oncologico e di Ricerca delle Marche (CORM): uno strumento utilizzabile da tutti i clinici a beneficio dei pazienti, grazie alla condivisione del Percorso Diagnostico-Terapeutico-Assistenziale (PDTA). Se ne discute oggi al convegno dedicato al carcinoma epatocellulare, in corso presso il Teatro delle Muse di Ancona.

“Per la cura del carcinoma epatocellulare abbiamo nuove terapie a disposizione, ma la vera rivoluzione sta nella gestione multidisciplinare dei pazienti, che rappresenta lo strumento più efficace che abbiamo oggi a disposizione per ridurre la mortalità di questa neoplasia”, dice Rossana Berardi, Professore Ordinario di Oncologia dell’Università Politecnica delle Marche e Direttore della Clinica Oncologica degli Ospedali Riuniti di Ancona e Consigliere Nazionale Aiom (Associazione italiana di oncologia medica). A seconda delle caratteristiche del paziente e del tumore, infatti, le strategie possono essere diverse, e si può ricevere più di un trattamento. “Dobbiamo stabilire un vero e proprio progetto terapeutico, che viene identificato già al momento della diagnosi in apposite riunioni. È proprio la multidisciplinarietà il segreto della guarigione del paziente, come avviene agli Ospedali Riuniti di Ancona grazie alla collaborazione costante tra epatologi, chirurghi, radiologi, ed oncologi. Oggi questo è possibile anche attraverso la piattaforma di telemedicina del CORM”.

La piattaforma per la gestione dei “pendolari” sanitari

Non solo. Agli Ospedali Riuniti di Ancona vengono valutati ogni anno circa 300 pazienti con lesioni focali del fegato, che in più della metà dei casi risultano avere un tumore. Di questi, il 30% proviene da fuori Regione. Per tutti loro si pone il problema della valutazione a distanza, fin quando possibile, per evitare spostamenti faticosi e costosi. Questo è un altro esempio di come la tecnologia, e in particolare la piattaforma di telemedicina del CORM, può venire in aiuto.

L’importanza di fare rete

Nelle Marche sta crescendo sempre di più una rete oncologica che coinvolge tante discipline diverse: “I risultati sono tangibili soprattutto in patologie come i tumori primitivi del fegato, che purtroppo fanno osservare una sensibile crescita dell’incidenza in tutti i Paesi Occidentali”, sottolinea Filippo Saltamartini, Assessore alla Sanità della Regione Marche: “Stiamo lavorando, come Regione, per consolidare le esperienze più avanzate. Come il CORM, che rappresenta la rete anche virtuale che consente la condivisione del miglior percorso di presa in carico dei pazienti tra tutte le oncologie marchigiane, gli specialisti e i medici di medicina generale”.

Prima i PDTA

In questo scenario, i PDTA regionali sono oggi uno strumento indispensabile. “Lavoriamo come Dipartimento Salute della Regione Marche per rafforzare l’efficienza e l’efficacia delle reti cliniche e i PDTA regionali devono costituire la trama della nuova sanità, così da agire con più appropriatezza verso un futuro digitale che, attraverso la nuova legge ed il nuovo Piano Socio-Sanitario, incontri i bisogni di salute della popolazione”, aggiunge Armando Gozzini, direttore del Dipartimento Salute della Regione Marche.

I PDTA degli Ospedali Riuniti sono già da qualche anno alla base della certificazione di qualità (ISO 9000-visione 2015) che in Italia è stata rilasciata, a livello di intera organizzazione, solo all’AOU Ospedali Riuniti, sottolinea Michele Caporossi, Direttore Generale dell’Istituto. Ora, si aggiunge anche il PDTA per il carcinoma epatocellulare: “E’ il frutto di un prezioso lavoro di squadra e, grazie alla piattaforma CORM, diviene uno strumento dell’intera rete oncologica marchigiana. La rete ci permetterà di dare un contributo decisivo alla lotta a questa neoplasia e di proporre know-how avanzato per tante altre patologie”.

Già, perché patologie complesse come i tumori primitivi del fegato richiedono expertise e formazione adeguate: “Una valida formazione disciplinare, di base e specialistica e la capacità di lavorare in team rappresentano obiettivi importanti del percorso universitario della Facoltà di medicina e chirurgia dell’Università Politecnica delle Marche, al fine di supportare il lavoro interdisciplinare in sanità”, specifica Mauro Silvestrini, Preside della Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università Politecnica delle Marche.

Cosa vuol dire “diagnosi precoce”

Oltre alla cura, non va dimenticata la prevenzione, che ha un ruolo centrale: dobbiamo essere consapevoli che tutti i pazienti con danno epatico vanno valutati da uno specialista per definire il grado di tale danno”, spiega Gianluca Svegliati Baroni, Professore Associato in Gastroenterologia dell’Università Politecnica delle Marche e Responsabile dell’Unità di Danno Epatico e Trapianti presso gli Ospedali Riuniti di Ancona: “Tutti i malati con o a rischio di cirrosi devono eseguire lo screening per una diagnosi precoce, basato su una semplice ecografia, da fare ogni sei mesi. Questo è il primo aspetto da sottolineare del nostro PDTA. Il passo successivo nella diagnosi precoce del tumore, in presenza di un quadro sospetto all’ecografia dell’addome, è l’esecuzione di indagini radiologiche di secondo livello (TAC o Risonanza Magnetica, ndr.) che in mani esperte permettono di arrivare ad una diagnosi definitiva e quindi di individuare le possibilità di trattamento per ogni singolo caso”.

13 mila diagnosi l’anno

Prevenzione, diagnosi precoce e multidisciplinarietà sono dunque le tre parole chiave nella lotta al carcinoma epatocellulare, che ogni anno colpisce 13mila persone in Italia, e che purtroppo ha ancora una bassa sopravvivenza (20% a 5 anni e 10% a 10 anni). Tra i relatori del convegno, che oggi affronta i molti aspetti di questa patologia, ci sono anche Roberto Papa, esperto di metodologia nella preparazione del PDTA, Marco Vivarelli, Direttore della Clinica di Chirurgia Epatobiliopancreatica e dei Trapianti di Fegato, Andrea Giovagnoni, Direttore della Clinica di Radiologia, Roberto Candelari, Direttore della Radiologia Interventistica, Lorenza Rimassa dell’Istituto Humanitas di Rozzano e Fabio Piscaglia dell’Università di Bologna.



www.repubblica.it 2022-03-30 12:25:40

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