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Malnutrizione nei pazienti oncologici? In alcune regioni gli integratori sono gratis

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CHI convive con un tumore sa che con alta probabilità succederà, perché è un problema molto frequente, sin dall’esordio della malattia. Quello che invece conosce meno è quanto sia importante affrontarlo e in che modo, e soprattutto che può essere contenuto. Parliamo del calo di peso, dovuto a mancanza di appetito, nausea, difficoltà a deglutire, ostruzione al passaggio di cibo, disturbi gastrointestinali, difficoltà di digestione, ansia e depressione. Tutti sintomi che si manifestano con la malattia e durante le terapie oncologiche, e che rendono difficile alimentarsi nel modo giusto, in particolare se si soffre di alcuni tipi di tumori quali quelli del tratto testa-collo, gastrointestinali, del colon in fase avanzata e del polmone. Il problema interessa circa il 50% dei pazienti oncologici e se viene trascurato può portare a minore efficacia delle terapie e maggiore tossicità dei farmaci, risultati clinici peggiori, complicanze chirurgiche, qualità di vita peggiore e tassi di mortalità più elevati. E anche a un aumento dei costi sanitari, perché il paziente torna in ospedale e ci rimane più a lungo.
 
Negli ultimi anni l’attenzione alla nutrizione in oncologia da parte dei medici è cresciuta, e si stanno mettendo a punto strategie per supportare il paziente con il giusto apporto di calorie, proteine e minerali. Alcune regioni, per esempio, stanno creando, o hanno già creato, delle reti di nutrizione clinica, e introdotto la possibilità per i pazienti oncologici di ricevere, quando necessario, la supplementazione nutrizionale orale a domicilio a carico del Servizio sanitario nazionale. Il tema è stato al centro del primo webinar per pazienti Meet2Talk, promosso da Roche con il patrocinio di due associazioni di pazienti, Ipop e Walce.
 

“Fino a non molto tempo fa, medici e specialisti consideravano il calo di peso nel percorso di cura quasi un aspetto secondario. In realtà, poi si è capito che poteva essere un fattore chiave su cui intervenire per aiutare i pazienti a tollerare le terapie – spiega a Salute Riccardo Caccialanza, Direttore UOC Dietetica e Nutrizione Clinica alla Fondazione IRRCCS Policlinico San Matteo, e membro ai tavoli tecnici di Pancres Unit, Nutrizione clinica e Decreto su Nutrizione artificiale domiciliare (Nad) in Regione Lombardia – Un fattore che, se da un lato non è totalmente reversibile, dall’altro si può contenere. Con i supporti nutrizionali orali e di counselling precoce si riescono infatti ad avere dei cali ponderali non superiori ai tre chili e mezzo durante tutta la terapia, e quindi a contrastare un possibile stato di malnutrizione e a ridurre il rischio di sospendere le terapie o di diminuirne il dosaggio”.

 
Rilevare il peso dalla diagnosi per aumentare le chance terapeutiche

Agire per tempo è quanto mai importante perché a un buon stato nutrizionale corrispondono maggiori chance terapeutiche: si possono somministrare le terapie nelle giuste dosi e provare diversi trattamenti. “L’obiettivo è evitare il peggiorament delle condizioni nutrizionali e contenere il calo di peso e di muscolatura per far sì che il paziente riceva i trattamenti oncologici nel modo più appropriato – continua Caccialanza – Le ricerche confermano che prendere in carico fin dalla diagnosi il paziente, anche se non francamente malnutrito, rilevandone il peso e monitorandolo costantemente, garantisce una maggiore efficacia delle terapie e migliora le aspettative di vita. Nel tumore gastroesofageo avanzato metastatico, per esempio, gli studi hanno dimostrato che il supporto nutrizionale è in grado di aumentare il tempo di sopravvivenza di tre mesi. Stiamo parlando di uno dei tumori dalla prognosi più severa e rapida, che è di circa un anno”.

 
Il ruolo dei supplementi nutrizionali orali

I supplementi nutrizionali orali utilizzati in oncologia sono alimenti a fini medici speciali e vengono somministrati ai pazienti sotto il controllo del medico. Possono essere soluzioni liquide, come succhi o frappè, in polvere o solide come budini, e sono ipercalorici o iperproteici arricchiti con vitamine e oligoelementi. Servono ad aumentare la quota di calorie e proteine e in molti casi consentono al paziente di non ricorrere alla nutrizione artificiale tramite sonda o vena.
 
In Italia la loro erogabilità è ancora a macchia di leopardo. In Lombardia, per esempio, con il Decreto Nad (n.14274 del 25 ottobre 2021) è stato normato che il paziente oncologico in fase attiva abbia diritto alla supplementazione orale gratuita a domicilio quando questa è prescritta dagli specialisti. “Entro i primi mesi del prossimo anno sarà operativa una piattaforma digitale unica per le prescrizioni – spiega Caccialanza – Stiamo lavorando alla creazione di una Rete di nutrizione clinica in collaborazione con la Rete oncologica, istituendo team nutrizionali multidisciplinari in ogni struttura sanitaria per garantire trattamenti nutrizionali di qualità, dal ricovero fino alle cure domiciliari insieme ai familiari”.
 

Il lavoro è nato in virtù del dialogo e delle collaborazioni avviate tra società scientifiche oncologiche e nutrizionali e associazioni di pazienti. E oltre alla Lombardia ci sono anche altre regioni che si stanno muovendo o si sono già mosse nella stessa direzione, come il Piemonte, la Toscana e le Marche. “Attraverso Alleanza contro il Cancro abbiamo sottoposto un position paper sul tema anche al Ministero della Salute e all’Istituto Superiore di Sanità – sottolinea Caccialanza – perché la supplementazione orale gratuita dovrebbe essere garantita ai pazienti oncologici con criteri omogenei in tutta Italia. Non è infatti più accettabile per un paziente in terapia che non riesce a deglutire, o soffre di altri sintomi che non gli permettono di alimentarsi nel modo giusto, farsi carico di 15 euro al giorno per comprare i supplementi”.

 
L’importanza dell’assistenza domiciliare

Il supporto nutrizionale viene avviato in ospedale, ma va poi proseguito e monitorato a casa. Durante tutto il periodo di cure è infatti importante cercare di mantenere un’adeguata massa e funzionalità muscolare, seguendo un’alimentazione soddisfacente dal punto di vista calorico e proteico. Per questo, è importante che il paziente sia informato ed educato insieme alla famiglia, e seguito da specialisti. “La questione della continuità assistenziale tra l’ospedale e il domicilio del paziente è un punto focale – continua Caccialanza – e stiamo cercando di capire come svilupparlo al meglio. Seguire un determinato regime alimentare è infatti complesso perché ha una valenza culturale, sociale e psicologica; vuol dire adattare le proprie abitudini a un periodo difficile che, però, può fare una grande differenza nel percorso di cura”.
 
La telemedicina, per esempio, si presta molto a questo ambito. “Si stanno sviluppando dei progetti di medicina digitale attraverso cui per esempio monitorare i pasti – dice ancora Caccialanza – e dare modo al paziente e ai familiari di essere seguiti e di sentirsi seguiti costantemente, fare domande, sciogliere dubbi o semplicemente essere rassicurati”.

No al fai da te

A tavola si possono portare gli alimenti più graditi, che permettono di assumere calorie e proteine in linea con i fabbisogni. Solo che in certe situazioni alcuni cibi potrebbero peggiorare degli effetti collaterali dei trattamenti oncologici, o rendere i farmaci meno attivi. Per questo è necessario trovare un equilibrio. Come? “Personalizzando e bilanciando l’assunzione quotidiana degli alimenti con il supporto di specialisti – conclude Caccialanza – in base non solo ai principi di una sana alimentazione e ai gusti individuali, ma anche ai sintomi e alle condizioni cliniche”.

 



www.repubblica.it 2022-04-15 08:44:25

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