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Dermatite atopica, il latte di capra neanche in creme e lozioni

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Chi soffre di malattie infiammatorie della pelle, come la dermatite atopica, oppure è già un soggetto allergico, non dovrebbe utilizzare creme o saponi che contengono potenziali allergeni alimentari, come latte di mandorle o di capra. Il rischio? Sviluppare un’allergia a quell’alimento.

I risultati di uno studio

Il suggerimento arriva da un piccolo studio pubblicato sulla rivista Clinical & Experimental Allergy, in cui sette pazienti, dopo aver utilizzato prodotti per la cura della pelle a base di latte di capra, e tutti con malattie infiammatorie cutanee e/o rinite (tranne uno), hanno manifestato anafilassi dopo aver mangiato latticini di vario tipo (formaggio di capra, mozzarella di bufala, gelato…).

“I nostri risultati forniscono ulteriori informazioni su come si origina l’allergia al latte in età adulta”, scrivono gli autori dello studio, “e si aggiungono al crescente corpo di prove che l’uso di alimenti come terapia per le condizioni infiammatorie della pelle può portare allo sviluppo di nuove allergie alimentari”.

Che cos’è la sensibilizzazione transdermica

La sensibilizzazione transdermica, legata al contatto ripetuto con l’allergene sulla cute, è un meccanismo ben documentato nella popolazione pediatrica, quando è frequente che i bambini giochino con il cibo (ad esempio latte o uova), anche sulla pelle del volto.

“Questo studio dimostra che la stessa cosa può avvenire anche nella popolazione adulta, seppure il campione considerato sia esiguo”, interviene Enrico Heffler, direttore della Scuola di Specializzazione in Allergologia e Immunologia Clinica presso la Humanitas University.

“È vero che le sensibilizzazioni agli allergeni possono comparire a qualsiasi età, ma questa, mediata dal contatto con allergeni alimentari era stata documentata solo nei bambini, soprattutto in quelli con dermatite atopica”.

La dermatite atopica come fattore di rischio

Come mai la dermatite atopica rappresenta un fattore di rischio per le allergie alimentari? “Perché è una malattia in cui c’è un’alterazione delle giunzioni cellulari cutanee, che tengono strette le cellule l’una all’altra”, continua l’allergologo.

“Nei pazienti con dermatite atopica è come se la pelle avesse dei micro buchi, quindi una minore capacità di fare da barriera contro gli allergeni, che invece penetrano nella cute più facilmente entrando a contatto con le cellule del sistema immunitario. E in una persona con dermatite atopica la risposta immunitaria è quasi sempre una reazione di tipo allergico, perché l’organismo è geneticamente predisposto a sviluppare una classe di anticorpi chiamati immunoglobuline E (IgE), responsabili delle reazioni allergiche”.

In secondo luogo, questo studio dimostra anche che la sensibilizzazione agli allergeni alimentari può derivare non solo dal contatto diretto con gli alimenti che contengono l’allergene – come avviene tra i bambini che spesso ci giocano – ma anche indirettamente, con prodotti cosmetici che contengono quell’alimento.

“Questo significa una cosa importante”, riprende e conclude Heffler, “e cioè che chi è predisposto alle allergie, perché ad esempio soffre già di asma o rinite, oppure ha malattie infiammatorie cutanee, dovrebbe utilizzare unicamente prodotti ipoallergenici, che non contengono alcun tipo di sostanza potenzialmente allergica. I prodotti cosmetici come quello testato nello studio, o a base di altri allergeni, come le mandorle, anche se indicati per pelli sensibili, non andrebbero usati da persone predisposte alle allergie o già con allergie, anche se vengono venduti e visti come prodotti naturali. Naturale, infatti, non significa ipoallergenico”.



www.repubblica.it 2022-04-27 12:28:59

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