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Epatite acuta nei bambini, che cosa sappiamo sui sintomi

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Poche certezze, tante incognite. Al momento, secondo quanto dichiarato questa mattina dall’ECDC – l’European Centre for Disease Prevention and Control – l’aumento improvviso di casi di epatite tra i bambini rimane ancora senza causa.

Diverse le ipotesi: quella che al momento parrebbe avere più consistenza riguarda il coinvolgimento di un adenovirus. Ma se fosse confermato, resta ancora da chiarire quali siano i fattori che hanno contribuito a questo insolito fenomeno. Un dato è però certo: secondo l’ente europeo i nuovi casi non sarebbero collegati a spostamenti tra le persone.

Che cosa sono le epatiti?

Quando si parla di epatite ci si riferisce ad una generica infezione del fegato. Le cause che possono scatenarla sono molteplici. Oltre ai classici virus che colpiscono in maniera selettiva il fegato -ovvero i virus dell’epatite A-B-C-D-E-, esistono forme di epatite causate da agenti infettivi che non per forza colpiscono primariamente quell’organo. Virus dell’herpes, adenovirus, paramyxovirus e parvovirus sono solo alcuni esempi di agenti in grado di scatenare l’infezione.

Infezioni che si risolvono

Segni e sintomi delle epatiti non sono sempre uguali. A seconda del virus causa della malattia le manifestazioni possono essere molto variabili. In alcuni casi si tratta di malattie acute che possono essere curate facilmente, in altre – come con l’epatite C – l’infezione diventa cronica senza accorgersene portando negli anni allo sviluppo di cirrosi epatica e tumore del fegato.

Il caso inglese

Ad accendere i riflettori sulle epatiti nei più piccoli ci ha pensato l’UKSHA, l’agenzia per la salute del Regno Unito. Stando ai dati raccolti da gennaio 2022 ad oggi sono stati segnalati 111 casi di epatite nei bambini. Dieci di questi hanno avuto come conseguenza diretta la necessità di un trapianto di fegato per insufficienza epatica. Un numero decisamente anomalo che ha messo in guardia l’istituzione del Regno Unito per cercare di fare luce su quanto accaduto.

La maggior parte dei casi -spiegano dall’UKSHA – di epatite si è verificato in bambini al di sotto dei 5 anni. I primi sintomi, secondo quanto riferito, sarebbero stati nausea e diarrea – tipici di una gastroenterite- seguiti da ittero, la tipica colorazione gialla della pelle dovuta all’accumulo di bilirubina non eliminata correttamente dal fegato.

Il resto del mondo

In seguito all’annuncio inglese, anche altre nazioni hanno incominciato a segnalare casi di epatite tra i bambini. Secondo quanto dichiarato durante la conferenza stampa di aggiornamento da Andrea Ammon, direttrice ECDC, “ad oggi sono circa 190 le segnalazioni sospette in tutto il mondo. 140 di queste sono in Europa. Pur essendo concentrate prevalentemente in Europa e in particolare nel Regno Unito, stando ai dati disponibili oggi non vi è alcun collegamento tra i diversi casi né prova della diffusione tramite viaggi”.

Le possibili cause

Pur non avendo a disposizione molte altre informazioni, due sono le “certezze” relative ai casi riscontrati: la cattiva notizia è che in nessun frangente l’epatite è stata ricondotta ad un agente infettivo noto (i tipici virus dell’epatite), quella buona -almeno in chiave di lotta alla disinformazione- è la totale assenza di legame tra la vaccinazione anti Covid-19 e lo sviluppo della malattia. I casi notificati in Inghilterra -quasi tutti sono i 5 anni di età- riguardano bambini non vaccinati.

Tra le possibili cause, al momento, non si esclude la variante Omicron ma – secondo Ammon – “si tratta di speculazioni che non trovano riscontro per assenza di dati”. Secondo l’ECDC l’indiziato numero uno potrebbe essere un adenovirus. In molti casi è stata riscontrata una positività a questo virus abbastanza comune.

Non solo virus

Aspettando maggiori dati che dovrebbero arrivare, a detta della direttrice ECDC, entro la fine della settimana, l’ipotesi adenovirus pare essere quella maggiormente in voga tra gli addetti ai lavori. Attenzione però a pensare che il quadro sia così semplice: gli scienziati europei stanno indagando eventuali fattori in grado di scatenare la malattia in presenza dell’adenovirus. Tra le ipotesi vi è un possibile co-fattore in grado di peggiorare l’infezione da adenovirus, una possibile nuova variante di adenovirus mai isolata in precedenza o un fattore ambientale sconosciuto. Se nessuna di queste ipotesi fosse confermata, sarà necessario capire se siamo di fronte ad un nuovo patogeno o se c’entra davvero Sars-Cov-2, virus che in questi mesi si è dimostrato essere camaleontico nelle sue manifestazioni.



www.repubblica.it 2022-04-26 14:24:27

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