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Da riproduzione tumori la via per terapie più efficaci – Medicina

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(ANSA) – ROMA, 27 APR – Predire su pazienti affetti da
melanoma l’efficacia terapeutica di farmaci, anche sperimentali,
anche non necessariamente disegnati per quello specifico tumore,
utilizzando parti dello stesso tessuto neoplastico (organoide):
è il focus target su cui sta lavorando, in collaborazione con
diversi Istituti associati, il Working Group Melanoma di
Alleanza Contro il Cancro, la Rete Oncologica Nazionale fondata
dal ministero della Salute.
   
“Predire un percorso terapeutico significa far guadagnare
tempo prezioso al paziente evitandogli terapie che non
funzionerebbero e risparmiare ingenti risorse dirottabili
altrove”, spiega Giandomenico Russo, coordinatore del Working
Group, secondo il quale “la sempre maggiore disponibilità di
terapie nel prossimo futuro, rende questo progetto
particolarmente importante”.
   
La coltura organoide, modello innovativo in uso nella
ricerca biomedica che riproduce in vitro la struttura
tridimensionale di organi e tessuti umani, ha sostituito quella
cellulare “che non consentiva di riproporre condizioni di
sperimentazione attendibili a causa dell’assenza di
microambiente nativo costituito da altre popolazioni cellulari:
immunitarie, collagene, fibroblasti”. Gli Istituti coinvolti –
Idi e Ifo di Roma, Irccs Giovanni Paolo II di Bari, Ieo e
Istituto Nazionale Tumori di Milano e Irccs Irst Dino Amadori di
Meldola, tutti associati alla Rete – stanno applicando quattro
differenti tecnologie di tipo organoide per individuare la
soluzione migliore. “Nella prima – spiega Russo – il tessuto
viene imbevuto in particelle di collagene; nella seconda è
posizionato in una camera micro-fluidica dove vengono
somministrate sostanze differenti; nella terza vengono mescolate
cellule della cute con quelle tumorali; nella quarta viene
utilizzato un bioreattore dove le cellule cancerogene vengono
fatte crescere affinché si stabilizzino con quelle accessorie”.
   
I melanomi, afferma il presidente di Alleanza contro il
Cancro, Ruggero De Maria, “creano attorno a loro un ambiente
protettivo che occorre riprodurre fedelmente in laboratorio per
comprendere come individuare le migliori combinazioni
terapeutiche per ciascun paziente; il lavoro del Working Group è
fondamentale perché utilizza una serie di nuove tecnologie per
riprodurre fedelmente i tumori dei diversi pazienti e il loro
microambiente protettivo, in modo da poter sviluppare
rapidamente terapie personalizzate e molto più efficaci”.
   
(ANSA).
   

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