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Infermiere di famiglia e di comunità, chi è e cosa fa

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Aiuta il paziente a gestire una malattia o una disabilità cronica in stretta sinergia con il medico. Soprattutto a domicilio, nell’ambiente familiare del paziente, dove monitora parametri vitali e condizioni di salute, controlla che i farmaci siano presi agli orari giusti e in modo corretto, senza dimenticare l’importanza di seguire un’alimentazione equilibrata. Se necessario, poi, dà anche una mano a chi è solo o a chi da solo non ce la fa, attivando il servizio di consegna della spesa a domicilio o di pulizia della casa.

Parliamo dell’Infermiere di Famiglia e di Comunità (IdFC), una nuova figura sanitaria che si occupa di tutte queste attività, entrando nella vita  di persone fragili e con cronicità. Non solo anziani, ma anche giovani, con patologie quali diabete, scompenso cardiaco, epilessia, artrite reumatoide, bronchite cronica o disturbi cognitivi. 

Durante i mesi più duri dell’emergenza Covid, per questi pazienti il ruolo dell’IdFC è stato fondamentale, e ha evitato in molti casi di ricorrere in modo improprio al Pronto Soccorso o a nuovi ricoveri.

Il caso di Monza

Come è successo a Monza, dove i professionisti e gli operatori del Servizio dell’Infermiere di Famiglia e di Comunità, avviato da meno di un anno dall’azienda socio-sanitaria territoriale, hanno ottenuto per primi in Italia la Certificazione di Qualità dal CISQ (Federazione italiana di organismi di certificazione dei sistemi di gestione aziendale).

Un riconoscimento alla validità di questo nuovo modello assistenziale di tipo infermieristico, che oggi nella città brianzola continua a funzionare anche nell’hotspot per l’attività ambulatoriale dei pazienti Covid. E anche per visite, tamponi e vaccinazioni ai profughi ucraini arrivati in Brianza.

L’IdFC è una figura che ha competenze specialistiche nelle cure primarie e in sanità pubblica. Il suo ruolo è anche quello di educare sui temi della salute, indicando comportamenti e stili di vita corretti. “In sinergia con il medico di medicina generale e con gli operatori della rete ospedaliera e territoriale, l’IdFC supporta il paziente e la sua famiglia nella gestione della malattia, valutando i livelli di self-care, che può potenziare se già presenti o sviluppare se completamente assenti – spiega Anna Maria Raimondi, Dirigente Direzione delle Professioni Sanitarie ASST di Monza  – Monitora quindi l’aderenza alla terapia e si occupa del follow-up domiciliare, rilevando i parametri vitali del paziente, e aiutandolo ad alimentarsi, idratarsi e a fare attività fisica in modo corretto”.

Per quei pazienti che hanno un reale bisogno di aiuto nel compiere anche le più normali attività quotidiane, come appunto fare la spesa o tenere in ordine e pulita la casa, l’IdFC può inoltre attivare il Servizio di Assistenza domiciliare dei comuni (SAD), che raggruppa prestazioni socio-assistenziali a supporto di persone in situazioni di disagio, o di parziale o totale non autosufficienza.

Come si attiva il servizio

Il servizio viene attivato dal medico di medicina generale o dagli operatori dei reparti di degenza ospedaliera e degli ambulatori specialistici. Ma casi particolari possono essere segnalati anche dai Servizi Sociali.

“L’IdFC può essere richiesto direttamente anche dal cittadino che ne abbia necessità, previa valutazione della presa in carico da parte dello stesso IdFC, e dopo avere ottenuto l’assenso del medico. – continua Raimondi – Si deve trattare di persone fragili e con problemi di cronicità. Tra questi pazienti nessuno è escluso, ad eccezione dei minori di 14 anni e dei pazienti oncologici già presi in carico a domicilio dall’equipe di cure palliative”.

A Monza, oltre 300 pazienti fragili presi in carico in un anno

Il Servizio IdFC dell’ASST di Monza oggi ha in carico 311 pazienti e conta un totale di 24 IdFC. A ognuno di loro è assegnato un numero di pazienti che varia a seconda dell’impegno assistenziale richiesto, ma in generale non dovrebbe superare i 50 pazienti.

“Questo nuovo modello assistenziale di tipo infermieristico, che ci ha portato a raggiungere il traguardo della Certificazione di Qualità – commenta Silvano Casazza, Direttore Generale ASST Monza – ha avuto una grande importanza nelle fasi più difficili dell’emergenza sanitaria causata dal Covid, quando era forte la necessità dell’assistenza a domicilio, soprattutto di persone fragili e con cronicità. E ancora oggi prosegue in modo stabile, sempre a favore di questa fascia di popolazione. Si tratta inoltre di un modello organizzativo  che ha reso ancora più evidente quanto siano importanti le cure primarie territoriali”.



www.repubblica.it 2022-04-28 09:22:54

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