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Al via osservatorio nazionale sull’obesità infantile – Medicina

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(ANSA) – ROMA, 02 MAG – L’Italia è uno dei paesi d’Europa con
il più alto tasso di obesità infantile: secondo l’ultimo report
di Okkio alla Salute del Ministero della Salute, su un campione
di 50mila bambini di terza elementare, il 20,4% è in sovrappeso
e il 9,4% è obeso. Una patologia che, secondo l’Organizzazione
Mondiale della Sanità, rappresenta uno dei principali problemi
di salute pubblica nel mondo, soprattutto tra i bambini e i
giovani. Per dare un quadro più aggiornato del fenomeno in
Italia, Fimp, Federazione Italiana Medici Pediatri, la Clinica
Pediatrica dell’Istituto Giannina Gaslini di Genova e
l’Università degli Studi di Genova hanno sviluppato, con
Helpcode Italia, l’Osservatorio dell’Obesità Infantile in Italia
(Onoi), con un questionario diffuso dai pediatri alle famiglie.

Nel corso del 2022, i genitori saranno invitati a compilare
il questionario online in cui si indicano le abitudini
alimentari e di vita dei figli contribuendo a sviluppare una
ricerca sulla relazione tra la salute alimentare e lo stile di
vita. “Questo progetto – spiega Giuseppe Di Mauro, segretario
Attività Scientifiche ed Etiche della Fimp – consentirà di avere
fondamentali informazioni per mettere in atto una più mirata
prevenzione dell’obesità infantile.” “Avremo anche la
possibilità di conoscere quanto la dieta mediterranea sia
seguita dai bimbi italiani e quali siano le più frequenti
‘cattive’abitudini – aggiunge Antonio D’Avino, presidente Fimp –
la correzione dei comportamenti errati, attraverso programmi
educativi innovativi da parte del pediatra di famiglia, potrà
rappresentare la strategia vincente anche per la prevenzione di
malattie croniche dell’età adulta”. “Dati recenti – conclude il
dottor Mohamad Maghnie, Direttore Clinica Pediatrica del
Gaslini – dimostrano una variazione del Bmi (indice di massa
corporea, ndr) che si è verificata tra i bimbi americani tra i 5
e gli 11 anni con un aumento di 1,57 rispetto a 0,91 tra i
giovani tra 12 e 15 anni e 0,48 rispetto a quelli di 16-17
anni. Questi risultati, se generalizzabili, suggeriscono un
aumento dell’obesità pediatrica a causa della pandemia. Allo
stesso modo abbiamo osservato nel nostro Paese modifiche dello
stile di vita e delle abitudini alimentari”. (ANSA).
   

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