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Arancia amara e corteccia di cannella: così è stata curata una tela del 1500

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Come curare una tela del 1500 con idrolato di arancia amara e olio essenziale di corteccia di cannella. La tecnica green utilizzata per questo paziente speciale, attaccato da biodeteriogeni fungini, è stata messa a punto dai microbiologi dell’Università Cattolica – Fondazione Policlinico Agostino Gemelli IRCCS in collaborazione con l’Opificio delle Pietre Dure di Firenze.

“Il Silenzio”, opera di Jacopo Zucchi, dipinta nel 1572, arrivò a Firenze da Roma per volere di Ferdinando I nel 1588, per adornare il soffitto ligneo della Terrazza delle Carte Geografiche della Galleria degli Uffizi. La sala, che rappresenta la gloria del casato dei de’ Medici con una mappa di tutti i domini del Granducato di Toscana, è stata riaperta al pubblico dopo due anni di restauro.

Per poter godere ancora di questi antichi capolavori bisogna proteggerli dal biodeterioramento, ossia dagli attacchi microbici e, per farlo, si usano spesso sostanze chimiche pericolose per le opere e per l’uomo. Si parla di biodeterioramento quando si individua una crescita di organismi che, con un processo di natura fisica o chimica, possono produrre delle alterazioni sul materiale di cui è composto l’oggetto.

Gli oli essenziali anche per i marmi vaticani

“Tutte le opere d’arte sono soggette a deteriorarsi – spiega la dottoressa Maura Di Vito, ricercatrice in Microbiologia e Microbiologia clinica presso l’Università Cattolica, campus di Roma – i biodeteriogeni sono ovunque e l’uomo deve intervenire per rallentare il processo”.  “Da anni  studio la storia degli oli essenziali e idrolati, poi mi sono accostata ai Beni Culturali e ho pensato al possibile nuovo impiego di queste sostanze, mi hanno chiamato dai Musei Vaticani per una consulenza per il marmoreo e da lì ho cominciato a utilizzare gli oli essenziali prima sul marmo, poi sul cartaceo e infine sui dipinti”.

Antimicrobici naturali

Il lavoro sulla tela dello Zucchi è stato portato avanti in collaborazione con la dottoressa Debora Minotti, restauratrice, la dottoressa Daphne De Luca, restauratrice e docente a contratto dell’Università di Urbino e la professoressa Francesca Bugli, collega della Di Vito. Il team porta avanti da tempo studi sull’uso, nei restauri, di oli essenziali e degli idrolati, coprodotto della distillazione, da cui si estrae l’olio essenziale, appunto, e l’acqua aromatica, ossia l’idrolato, utilizzato per la sua azione antimicrobica.

Prima del restauro

Prima del restauro 

La cura

Il dipinto era attaccato da biodeteriogeni fungini, più di un ceppo, sul retro della tela. Il primo passo è stato quello di tipizzare i patogeni, cioè individuare i ceppi responsabili del deterioramento de Il Silenzio. Alla direzione tecnica del restauro, affidata all’Opificio delle Pietre dure, è stato chiesto di prelevare dei campioni dalla tela, passando dei tamponi e utilizzando uno scotch speciale creato per raccogliere i microrganismi. Il lavoro è stato portato a termine dalla dottoressa Minotti, restauratrice, e il materiale inviato al laboratorio di Microbiologia della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS. Una volta isolati, i due ceppi fungini sono stati testati con una formulazione a base di idrolato di arancia amara (Citrus aurantium var. amara)  e una piccola quantità di olio essenziale di corteccia di cannella(Cinnamomun zeylanicum) . “L’idrolato era stato messo a punto per l’ambiente cartaceo, facendo prove sulla tela abbiamo dovuto modificare l’applicazione e aggiungere una piccola quantità di cannella da corteccia, realizzando un’emulsione istantanea da applicare sotto spray sul retro della tela”.

Il trattamento

Il mix realizzato è stato spruzzato sul retro della tela sulla quale è stato anche appoggiato un foglio di carta assorbente contenente la stessa sostanza. Il tutto è stato poi chiuso in una busta di melinex, un film in poliestere, e adagiata per le prime ore su una tavola riscaldante e aspirante. Questo era un passaggio fondamentale per far entrare i funghi nella fase di replicazione e aprire le spore, permettendo al mix di penetrare meglio e neutralizzare i biodeteriogeni.

Il giorno dopo la tela è stata fatta asciugare. I tamponi successivi, inviati di nuovo a Roma, non hanno evidenziato alcuna crescita fungina. “Così la dottoressa Minotti ha potuto cominciare il restauro dell’opera. Il mix usato è importante perché molte volte i restauratori si trovano da dover utilizzare prodotti chimici dannosi per la salute. Esistono vari studi sull’argomento, in qualche parte del mondo sono già stati utilizzati gli oli essenziali per le opere d’arte ma nessuno aveva mai introdotto un idrolato in abbinamento. Gli oli essenziali possono essere una risorsa farmacologica e vanno utilizzati con attenzione, mentre la miscela utilizzata per Il Silenzio è al 99% idrolato, quindi una soluzione versatile e non dannosa da utilizzare. “Stavamo pensando con Daphne De Luca di affrontare adesso nuove tipologie di restauro, come ad esempio i murales, soggetti a ogni tipo di agente atmosferico, e dove arriva l’acqua, si sa, arrivano in funghi e tutto il resto”, conclude la dottoressa Di Vito.

Intanto, la tela di Jacopo Zucchi splende di nuovo sul soffitto della Sala delle Carte Geografiche, orgogliosa paziente di un trattamento all’avanguardia che può aprire la strada al restauro green di tante opere d’arte.

 

 



www.repubblica.it 2022-05-05 06:16:00

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