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Donne in neuroscienze, l’importanza di fare squadra

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Sono dieci anni che costruisce reti. Che facilita incontri e contatti, che sostiene iniziative ed eventi, insomma che aiuta le donne di scienza, giovani e meno giovani, a uscire allo scoperto e a rivendicare quello spazio professionale cui hanno pieno diritto. E’ Marina Rizzo, neuroscienziata, primario facente funzione del reparto di Neurologia dell’Ospedale Villa Sofia di Palermo, e responsabile del movimento “Donne in Neuroscienze”, associazione no profit nata il 9 maggio 2012. E che oggi, in occasione del suo decennale, si ritrova a Roma, presso la sede dell’ENPAM, per raccontare storie di ricercatrici, mediche, scienziate, biologhe, psicologhe, ma anche imprenditrici e manager della Sanità

Obiettivo uguaglianza nelle carriere

“L’obiettivo principale di questo movimento – spiega Rizzo – è quello di costruire un dialogo tra le professioniste del settore, attraverso attività tese all’ascolto e al sostegno, con l’obiettivo di potenziare e valorizzare la condizione lavorativa della donna”. Abbattendo barriere e ostacoli nel percorso verso l’uguaglianza di genere nelle carriere, continua Rizzo, in un sistema che impone spesso, ancora oggi, scelte al maschile a parità di merito.

L’incontro romano

L’incontro romano si muove dunque lungo quattro direttrici: le donne nelle Neuroscienze, la Medicina di Sesso e Genere (dal 2016 il Movimento è stato affiancato dalla “Società Italiana di Medicina di Genere nelle Neuroscienze” (S.I.Me.Ge.N.) per gli aspetti scientifici), Le Donne nella Scienza e in Sanità, la violenza di genere in famiglia e al lavoro. Ad aprire la giornata saranno gli interventi di Elena Bonetti, ministro per le Pari Opportunità e Famiglia, Alberto Oliveti, presidente dell’ENPAM, Luca Valvassori, presidente della società di Neuroscienze ospedaliere e Bruno Zanotti, presidente eletto della società di Neuroscienze Ospedaliere.

Completa autonomia

Ma è soprattutto a livello locale che il movimento Donne in Neuroscienze ha costruito la sua forza e ha dato gli strumenti più utili alle ricercatrici per farsi largo in un mondo dominato dagli uomini. “Una delle cose di cui vado più fiera – continua la presidente del movimento – è quella di aver creato un “format” che consente alle Donne Medico di tutte le città d’Italia di realizzare eventi – congressi, convegni, workshop, giornate di studio – in completa autonomia nel proprio territorio”. Ad ogni professionista che ne fa richiesta, infatti, viene fornita l’assistenza completa per l’organizzazione dell’evento. Per esempio un supporto di segreteria organizzativa per gestire tutte le procedure necessarie per la realizzazione dei Corsi di Formazione Continua in Medicina (ECM), così come la consulenza logistica per tutte le fasi dell’evento.

L’approccio multidisciplinare

Alle donne, continua Rizzo, chiediamo di pensare un programma e il titolo dell’evento, di immaginare i relatori, di scegliere una sede, di individuare il “Comitato scientifico organizzativo locale” con il quale collaborare. A condizione che – sottolinea ancora Rizzo – vengano rispettate alcune caratteristiche: garantire la presenza femminile di almeno dei 2/3 dei docenti, una attenzione alle differenze di sesso, età e genere, e un approccio multidisciplinare per ogni patologia, con il coinvolgimento di più figure professionali nell’ambito delle Neuroscienze. Il “format” funziona, e sono già diverse decine gli incontri organizzati dalla nascita del movimento. L’obiettivo di far emergere la professionalità delle donne nel proprio contesto lavorativo non è poi così irraggiungibile.



www.repubblica.it 2022-05-09 09:07:09

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