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Tumore al seno, i 10 indicatori chiave per migliorare la cura

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Affrontare un tumore al seno non è una passeggiata: è faticoso e incerto, ma ci sono luoghi che possono rendere il cammino meno impervio. Parliamo delle Breast Unit, i centri di senologia multidisciplinari, all’interno dei quali – studi alla mano – la cura dei carcinomi mammari ha più probabilità di successo: la mortalità a 5 anni dalla diagnosi è ridotta del 18% rispetto a quella dei centri che trattano meno di 150 casi all’anno, senza contare i benefici psicologici per le pazienti e un utilizzo più razionale ed efficace delle risorse. Lo sanno bene anche in Regione Marche che oggi vede nascere un nuovo documento di consenso per migliorare il livello di assistenza delle donne colpite da carcinoma mammario, presentato oggi nel corso della settima edizione del Convegno “Tumori Femminili” che si è tenuto ad Ancona (qui il link per rivedere la diretta sul canale Facebook di Oncologia Marche).

Misurare la qualità

Il modello della Breast Unit, infatti, non può prescindere dalla realizzazione di un sistema di monitoraggio e dalla verifica di qualità dell’attività. Proprio per questo sono stati definiti dei parametri oggettivi, da utilizzare come indicatori di efficacia del trattamento e di qualità delle prestazioni. Per stilare il documento di consenso è stato istituito un comitato di esperti delle Breast Unit delle Marche. “La ricerca – spiega Rossana Berardi, Ordinario di Oncologia all’Università Politecnica delle Marche, Direttrice della Clinica Oncologica, AOU Ospedali Riuniti di Ancona e membro del Direttivo Nazionale AIOM (Associazione Italiana di Oncologia Medica) – ha prodotto la raccolta di 59 indicatori, poi raggruppati in sottocategorie: diagnosi, tempi di attesa, terapia chirurgica, radioterapia, terapia medica, staging, counselling, follow-up, Breast Unit”.

I 10 indicatori chiave

Gli esperti regionali hanno identificato un gruppo di 10 indicatori chiave, mentre gli altri 49 possono essere facoltativamente adottati dalle singole Breast Unit regionali. “Tra i parametri importanti – continua Berardi – ricordiamo il volume di interventi per struttura e anno (che deve essere superiore a 150, ndr), la proporzione di interventi di ricostruzione o inserzione di espansore nella stessa seduta dell’intervento chirurgico demolitivo (uguale o superiore al 70%, ndr.) e l’effettuazione dell’intervento chirurgico di asportazione di neoplasia maligna entro 30 giorni dal momento in cui è stata posta l’indicazione all’intervento da parte dello specialista (più del 90%, ndr.)”. Questo documento rappresenta il frutto di un lavoro condiviso tra i professionisti marchigiani che, con diverse competenze multidisciplinari nel contesto delle Breast Unit della Regione, hanno valutato gli indicatori relativi al Percorso Diagnostico Terapeutico e Assistenziale (PDTA) per questa patologia. Per i parametri in cui il centro di senologia non raggiunge lo standard previsto, il team multidisciplinare dovrà concordare azioni correttive.

 

Il valore delle Breast Unit

La Breast Unit è un modello di assistenza specializzato nella diagnosi, nella cura e nella riabilitazione psicofisica delle donne colpite da carcinoma mammario, affidate a un gruppo multidisciplinare di professionisti dedicati e con esperienza specifica in ambito senologico. “La chirurgia, infatti, rappresenta solo una parte, anche se essenziale, dell’iter terapeutico che si deve integrare con altre professionalità nel contesto di un team formato e dedicato specificatamente alla patologia”, spiega Luigi Cataliotti, Presidente di Senonetwork Italia, associazione che riunisce i centri di senologia e che promuove il trattamento in centri dedicati che rispettino i requisiti europei per offrire a tutte le donne pari opportunità di cura: “I buoni risultati che si ottengono con una organizzazione di questo genere sono da attribuire al giusto integrarsi delle varie discipline ognuna delle quali porta il suo contributo di conoscenza”.

 

Il percorso

Le principali ?gure professionali coinvolte nel gruppo di lavoro sono il chirurgo senologo, il chirurgo plastico, l’anatomopatologo, il radiologo, il medico nucleare, il radioterapista, l’oncologo, l’infermiere con funzioni di case management e con speci?ca formazione in comunicazione, il data manager, cioè il coordinatore di ricerca clinica, lo psicologo clinico, il ?siatra e il genetista. Il ruolo di ciascun professionista varia in funzione della fase di gestione della malattia. “La presa in carico avviene attraverso un Percorso Diagnostico Terapeutico ed Assistenziale”, spiega Filippo Saltamartini, Assessore alla Sanità della Regione Marche: “La paziente non deve più recarsi personalmente e in maniera separata dalle diverse figure di professionisti, ma viene curata da personale altamente specializzato e che opera secondo elevati standard internazionali. Inoltre, ha la possibilità di partecipare a studi clinici multicentrici, nazionali e internazionali”.

 

“La verifica della qualità dell’assistenza viene garantita a prescindere dalle diverse scelte organizzative a livello locale, attraverso la realizzazione di un sistema di indicatori e standard comuni, capaci di consentire un confronto tra i professionisti e di ottimizzare gli esiti delle cure erogate”, ribadisce Roberto Papa, responsabile Qualità, Rischio Clinico, Innovazione Gestionale e Tecnologica dell’Azienda Ospedaliero Universitaria Ospedali Riuniti di Ancona: “Questo percorso virtuoso produce un incremento della qualità professionale ed organizzativa, che si traduce in un miglioramento della qualità percepita dai pazienti”. “Lo sforzo per organizzare questi confronti scientifici di qualità viene ben compensato dal fine ultimo dei sempre maggiori benefici per coloro che devono affrontare questi impegnativi percorsi diagnostico-terapeutici”, aggiunge e conclude Michele Caporossi, Direttore Generale dell’Azienda Ospedaliero Universitaria Ospedali Riuniti di Ancona. “Il lavoro di squadra tra professionisti alla base di questo progetto è un valore aggiunto”.



www.repubblica.it 2022-05-13 14:59:44

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