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Tumore della vescica, un paziente su 5 lo scopre per caso

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Giocare d’anticipo non è sempre facile con il tumore della vescica. Non esiste uno screening di massa e per arrivare a una diagnosi precoce è importante non sottovalutare i campanelli di allarme, come la presenza di sangue nelle urine. Ecco perché il 21% dei pazienti scopre la malattia durante controlli medici per altri problemi di salute e solo il 37% ottiene la diagnosi perché colpito da sintomi evidenti, come l’ematuria. Il 24% invece individua la neoplasia dopo esami svolti su consiglio del medico di famiglia. I dati vengono da un sondaggio on line svolto tra 347 pazienti dalla Società Italiana di Uro-Oncologia (SIUrO) e sono stati presentati durante il webinar “Tumore della Vescica”, andato in onda sulla pagina Facebook della società scientifica, che una volta al mese ospita talk show con gli esperti della SIUrO.

Il carcinoma alla vescica colpisce ogni anno oltre 25 mila uomini e donne nel nostro Paese. Ci sono categorie di persone, come coloro che lavorano a stretto contatto con particolari agenti chimici, così come i tabagisti che fumano almeno dieci sigarette al giorno da oltre 10 anni, che devono tenere sotto controllo la situazione con esami specifici. “Dal nostro sondaggio emerge come l’83% dei malati fumava quando ha scoperto di avere il cancro. Per tutte gli altri potenziali pazienti è necessario un attento monitoraggio dei sintomi in primis la presenza di sangue nelle urine che va sempre segnalata al medico”, ha affermato Renzo Colombo, Vice Presidente della SIUrO. “L’ematuria non comporta automaticamente la presenza di un tumore e proprio per questo chi ne soffre deve sottoporsi il prima possibile ad una visita con lo specialista urologo”.

Nel webinar della SIUrO ampio spazio è stato dedicato ai trattamenti disponibili per malati e specialisti. “Otto pazienti su dieci sono vivi a cinque anni dalla diagnosi anche grazie alle nuove terapie – ha sottolineato Patrizia Giannatempo, medico oncologo presso l’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano -. Diverse sono le armi con le quali possiamo sconfiggere un tumore insidioso e che spesso dobbiamo trattare ad uno stadio avanzato. Per quanto riguarda i farmaci utilizziamo quelli chemioterapici ad azione citotossica o gli immunoterapici che sono in grado di riattivare e potenziare il nostro sistema immunitario. A volte possiamo usare entrambi le categorie di medicinali in combinazione. Oltre il 90% dei pazienti sostiene di aver avuto effetti collaterali che hanno impattato sulla qualità di vita. Nausea, vomito, stanchezza e disturbi di malessere generale sono i più frequenti. 

Va ricordato che negli ultimi anni, anche grazie all’introduzione di farmaci di supporto, riusciamo sempre più a controllare queste controindicazioni”. “Fondamentale è anche il ruolo della radioterapia – ha dichiarato Barbara Jereczek, Direttore della Divisione di Radioterapia dell’Istituto Europeo di Oncologia di Milano e Docente dell’Università degli Studi di Milano -. Nel trattamento del tumore della vescica viene utilizzata soprattutto nel trattamento trimodale e cioè in combinazione con farmaci chemioterapici dopo un intervento chirurgico parziale. L’obiettivo fondamentale che in casi selezionati spesso riusciamo a ottenere è la conservazione dell’organo. La scelta quindi dei trattamenti, nonché l’intero percorso di cura del malato, deve essere valutato da un team multidisciplinare. Grazie al lavoro di squadra di urologi, oncologi, radioterapisti ed anatomo-patologo possiamo garantire un’assistenza migliore”.

 



www.repubblica.it 2022-05-13 11:50:49

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